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7 Luglio 2025
RASSEGNA INTERNAZIONALE – n.4 / 7 luglio 2025
7 Luglio 2025Sintesi dell’articolo di Stefano Monti sul Piano Strategico Nazionale delle Aree Interne (PSNAI)
Il nuovo PSNAI propone una classificazione dei territori interni italiani in base alla loro capacità di sopravvivere demograficamente, delineando quattro possibili obiettivi: invertire il declino della popolazione, aumentare le nascite, contenerne la riduzione o accompagnare lo spopolamento irreversibile. Quest’ultima opzione è criticata come una sorta di “eutanasia di Stato” applicata ai territori, in contraddizione con la dichiarata opposizione del Governo all’eutanasia sul piano etico.
Monti denuncia una visione utilitaristica che considera investire nelle aree interne un accanimento terapeutico, e prevede un dibattito polarizzato: da un lato chi difende i territori senza strategie concrete, dall’altro un Governo che li abbandona in nome dell’efficienza.
L’autore propone invece una riflessione articolata, strutturata in sette punti:
- Analisi costi-benefici a lungo termine: occorre valutare l’impatto su scala secolare, non solo nei prossimi 10–20 anni.
- Valorizzazione integrata: piccoli centri potrebbero crescere con investimenti coordinati in servizi, scuola, lavoro.
- Immigrazione come risorsa: politiche di integrazione ben pianificate possono contribuire al ripopolamento.
- Critica all’urbanizzazione forzata: le megalopoli non sono la soluzione universale, spesso portano marginalità e disagio.
- Territori come poli produttivi globali: perché non attrarre investimenti internazionali in zone oggi marginali?
- Innovazione e realismo: la pianificazione deve basarsi su dati certi, ma anche su visioni di lungo periodo aperte all’imprevedibile.
- Costruzione di una visione politica e culturale condivisa: serve un impegno trasversale, duraturo e coerente sul destino dell’Italia interna.
Il ruolo della cultura
Nel ragionamento di Monti, la cultura gioca un ruolo importante, ma non può agire da sola. L’autore distingue tra la cultura intesa come attività creativa diffusa (come le comunità artistiche che si insediano nei borghi) e quella come visione politica e collettiva di lungo periodo. Se la prima può contribuire a rivitalizzare i territori, è la seconda a rivelarsi decisiva per costruire identità, coesione sociale e senso di futuro. Una politica culturale consapevole, che affianchi investimenti strutturali e scelte di lungo respiro, può diventare uno strumento chiave per rigenerare le aree interne.
Una nota del redattore
Investimenti a lungo termine, integrazione dei flussi migratori, attrazione di capitali esteri: sono molteplici e articolate le strade percorribili per restituire prospettiva alle aree interne e rurali del nostro Paese. Territori che oggi appaiono condannati a un lento e silenzioso declino, ma che potrebbero ancora trasformarsi in laboratori di futuro, a patto di una visione politica coraggiosa e lungimirante.
Nota del redattore: come Amiata, non ci troviamo attualmente in questa situazione estrema, ma dobbiamo comunque lavorare molto per rafforzare i nostri presidi sociali, economici e culturali e prevenire fenomeni di marginalità che potrebbero acuirsi nei prossimi decenni.
Conclusione
Prima di abbandonare i territori interni al loro destino, serve un dibattito serio, complesso e aperto a visioni alternative. Il declino demografico non è responsabilità di un solo governo, ma di decenni di disattenzione. E se non si agisce oggi con una strategia ampia e condivisa – che includa anche la dimensione culturale – rischiamo di perdere per sempre una parte fondamentale del nostro futuro.