I conservatori non mancano, mentre il conservatorismo è difficile da identificare. Eppure, un conservatorismo culturalmente radicato nella democrazia liberale aiuterebbe il consolidamento di quest’ultima, in Italia e in Europa. Al di là di slogan o di qualche richiamo a intellettuali del passato, di riflessione culturale, da parte dei conservatori, se n’è vista poco. In Italia, l’elettorato conservatore rimane interessato a raggiungere basilari obiettivi (abbassare le tasse, contrastare l’immigrazione), ma non gli importa chi (partito o leader di destra) di volta in volta li persegue. L’élite politica conservatrice è a sua volta avviluppata in un politicismo senza tregua, fatto di rivalità continue trattenute dal comune interesse a rimanere al potere. Sembrano criceti costretti a fare sempre lo stesso movimento all’interno della gabbia. Se il conservatorismo cristiano-democratico ha un suo radicamento nella cultura occidentale, non si può dire altrettanto per Fratelli d’Italia e Lega e più generalmente per il raggruppamento dei conservatori europei (Ecr).
di Sergio Fabbrini
I conservatori non mancano, mentre il conservatorismo è difficile da identificare. Eppure, un conservatorismo culturalmente radicato nella democrazia liberale aiuterebbe il consolidamento di quest’ultima, in Italia e in Europa. Al di là di slogan o di qualche richiamo a intellettuali del passato, di riflessione culturale, da parte dei conservatori, se n’è vista poco. In Italia, l’elettorato conservatore rimane interessato a raggiungere basilari obiettivi (abbassare le tasse, contrastare l’immigrazione), ma non gli importa chi (partito o leader di destra) di volta in volta li persegue. L’élite politica conservatrice è a sua volta avviluppata in un politicismo senza tregua, fatto di rivalità continue trattenute dal comune interesse a rimanere al potere. Sembrano criceti costretti a fare sempre lo stesso movimento all’interno della gabbia. Se il conservatorismo cristiano-democratico ha un suo radicamento nella cultura occidentale, non si può dire altrettanto per Fratelli d’Italia e Lega e più generalmente per il raggruppamento dei conservatori europei (Ecr).
Ciò che connota queste forze è una “mente illiberale”, poco conciliabile con la cultura occidentale. Mi spiego (scusandomi per i troppi concetti che userò).Storicamente, il conservatorismo si è sviluppato in contrapposizione al liberalismo. Se quest’ultimo celebra la razionalità come la base della vita sociale, per il conservatorismo solamente il ricorso alla tradizione può fornire la colla per tenere insieme la società. La tradizione è fonte di valori primordiali sottratti al giudizio contingente. Eppure, la tradizione è una costruzione culturale, alimentata da simboli e riti anch’essi socialmente costruiti. Essa può essere modificata quando ci si trova di fronte a pratiche tradizionali da denunciare e perseguire. Come la violenza sulle donne, che della tradizione continua a far parte. Il conservatorismo non ha fatto alcuna analisi critica della tradizione, limitandosi a adattarsi opportunisticamente ai cambiamenti che avvengono. Si pensi alla ambiguità nei confronti dei regimi autoritari (fascista, ma non solo), come se prendendo le distanze da essi potesse indebolire il progetto conservatore. Ci si deve sentire culturalmente deboli, per aver paura di fare i conti con la storia.
Per il conservatorismo, la tradizione si sostanzia in comunità storiche. Il conservatorismo è l’esaltazione della comunità contro l’individualismo del liberalismo. Per il conservatorismo non ci sono individui con i loro diritti, ma comunità identificate dalla etnia, dalla lingua, dalla religione, dal comune modo pensare. Il conservatorismo accusa il liberalismo di aver creato (in occidente) società atomizzate, individui senza radici, ego cosmopoliti. C’è nel conservatorismo una difficoltà cognitiva a riconoscere l’eguaglianza degli individui. Questi ultimi (ognuno di essi) è dotato di un pacchetto di diritti che non sono stati concessi dallo stato (in quanto sono precedenti alla sua stessa formazione), ma che lo stato deve impegnarsi a far rispettare. Una società di individui non è una società individualista, ma una società che si basa sul riconoscimento universale della libertà di ognuno dei suoi membri. La società liberale è universalista, in quanto non vi sono etnie o generi o confessioni o famiglie che hanno più diritti di altri. Per questo motivo, le società liberali hanno introdotto lo stato di diritto prima della partecipazione elettorale. L’indipendenza del potere giudiziario dal potere politico protegge chi esercita quei diritti. E’ questo il nocciolo duro del liberalismo (gli individui hanno diritti, oltre che doveri) che il conservatorismo critica.
Una società fatta di individui mette in discussione la visione organicistica del mondo che il conservatorismo ha elaborato in contrapposizione al pluralismo liberale. Se, per i liberali, le società sono necessariamente composite, fatte di interessi e fazioni distinte, una differenziazione che ne garantisce i reciproci bilanciamenti, per i conservatori il pluralismo costituisce invece una minaccia all’organicità della società. Se il pluralismo costituisce la proprietà di una società aperta, l’organicismo è invece la celebrazione della società chiusa. Per questa ragione il conservatorismo si è appiattito sullo statalismo, intendendo lo Stato come una forma sociale prima ancora che istituzionale. Di qui anche la difficoltà del conservatorismo ad accettare il disordine competitivo del funzionamento del mercato, disordine da sostituire con il controllo statale. La competizione è un valore estraneo al conservatorismo, così l’innovazione, poiché esse alterano gerarchie e ruoli che il conservatorismo vuole invece preservare. Non può stupire che il conservatorismo sia contrario alla meritocrazia (espressione, peraltro, dei diritti individuali), ma proponga di rallentare la dinamica sociale (nelle imprese, nelle professioni, nelle università) attraverso patti tra gruppi corporativi. Per queste ragioni il conservatorismo teme il processo di sovra-nazionalizzazione dell’Europa, processo che apre la libertà di ognuno alla libertà di tutti.
Insomma, il conservatorismo continua ad essere critico verso la società liberale. Quest’ultima, naturalmente, ha molti difetti. Anzi, ne ha troppi, ma ha anche mezzi per correggerli. Le idee conservatrici faticano a liberarsi dalla “mente illiberale” che le imprigiona. C’è qualcuno che può aprire la gabbia dei criceti?
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