diBarbara Gabbrielli
È ancora lunga la strada che il Museo Ginori di Sesto Fiorentino dovrà percorrere prima della riapertura al pubblico. Intanto, però, i capolavori nati dall’avventura della Manifattura di Doccia non rimangono al buio e in silenzio. Al contrario, parlano — forse come non hanno mai fatto prima — diventando protagonisti di importanti “ trasferte”: da Dubai per l’Expo a Parigi per la mostra su Giò Ponti. E ora Firenze. In questi giorni tornano visibili alcune terracotte, cere e porcellane, bianche e policrome, realizzate negli Anni Quaranta del Settecento dalla fabbrica fondata da Carlo Ginori. Un piccolo tesoro da ammirare fino al 17 febbraio in un contesto che risulterà inedito alla maggior parte dei visitatori: Palazzo Marucelli-Fenzi, in via San Gallo 10, attualmente sede del Dipartimento di Storia, Archeologia, Geografia, Arte e Spettacolo ( Sagas) dell’Università degli Studi di Firenze.
Arti in dialogo. Echi tardo barocchi nelle sculture del Museo Ginori è il titolo scelto per questa particolarissima esposizione, nata dalla collaborazione di più soggetti: l’Università, appunto, la Direzione regionale Musei della Toscana (che ha acquistato il Museo nel 2017), il Bargello, l’Opificio delle pietre dure, l’associazione Amici di Doccia e la Fondazione Museo Archivio Richard Ginori della Manifattura di Doccia, alla quale è affidato il compito di valorizzare le collezioni durante i lavori di ristrutturazione dell’edificio di Sesto. « Siamo in attesa dell’inizio del primo lotto di interventi. È ancora difficile fare previsioni sulla tempistica, anche perché c’è un nuovo governo, le procedure burocratiche sono lunghe e la nota mancanza di personale rende tutto più complicato » conferma Tomaso Montanari, presidente della Fondazione. « In questa fase ci stiamo impegnando a portare il museo fuori dal museo per mantenere alta l’attenzione sulle collezioni Ginori e al tempo stesso approfondirne lo studio».
Entrare a Palazzo Marucelli- Fenzi non sarà come visitare una mostra qualsiasi. Le stanze monumentali del piano terra, di solito attraversate solo da professori e studenti, si aprono eccezionalmente al pubblico. La scelta non è casuale e svela un disegno preciso: far conoscere la Firenze del Settecento. Il palazzo di via San Gallo costituisce una testimonianza importante della tradizione tardo barocca in una città che si è sempre e solo identificata con il Rinascimento. Le sale che ospitano la mostra racchiudono un ciclo pittorico del celebre artista settecentesco Sebastiano Ricci,lo stesso che eseguirà l’affresco conVenere e Adone nel camerino del principe Ferdinando a Palazzo Pitti, altro luogo precluso alle visite. A Palazzo Marucelli- Fenzi, le grandi tele e gli affreschi di Ricci si integrano con gli stucchi del carrarino Giovanni Baratta, anche lui tra i principali esponenti dell’arte di questo periodo. «Ricci aveva lavorato a Roma per i Colonna, e lì aveva conosciuto anche Baratta. I due rappresentavano un connubio artistico perfetto che — proprio da queste stanze — diede il via all’ariosa stagione pittorica del Rococò europeo» spiega Cristiano Giometti dell’Università di Firenze, curatore della mostra insieme al direttore del Museo Ginori, Andrea Di Lorenzo.
In questo luogo di incredibile bellezza, gli stucchi che decorano le sale dell’Età dell’oro e della Giovinezza al bivio, dialogano con le sculture realizzate o acquisite nel Settecento dalla Manifattura Ginori, che traducevano in porcellana le composizioni dei più importanti scultori tardo barocchi: Giovan Battista Foggini, Massimiliano Soldani Benzi, Giuseppe Piamontini, Antonio Montauti e Agostino Cornacchini. Tre calchi in cera riproducono altrettante opere proprio del Baratta: appartengono al Museo Ginori ( Euridice e Allegoria della Prudenza) e al Museo Nazionale del Bargello ( Allegoria della Ricchezza), e la mostra li riunisce per la prima volta dal 1965. Dovendosi adeguare alla vita di un dipartimento universitario, l’accesso all’esposizione è possibile solo su prenotazione ( mostra. fenzi@ gmail.com) nei giorni di martedì, giovedì e venerdì, con visite guidate gratuite condotte dagli specializzandi. La mostra sarà chiusa dal 23 dicembre all’ 8 gennaio, ad eccezione dei giorni 27 e 29 dicembre, durante i quali sarà possibile visitarla dalle 10 alle 13.