di Chiara Ugolini
Traghettare le parole di una scrittrice così amata, così popolare e così misteriosa come Elena Ferrante in immagini è una sfida impegnativa. La sceneggiatrice e produttrice Laura Paolucci lo fa da cinque anni, da quando ha iniziato il lavoro di adattamento suL’amica geniale e ora con La vita bugiarda degli adulti, sei episodi dal 4 gennaio su Netflix. Sempre e comunque con la collaborazione di Elena Ferrante. Le adolescenti della Napoli del dopoguerra diventate giovani donne nell’Italia del cambiamento fanno posto a una quattordicenne anni Novanta schiacciata tra il mondo borghese dei genitori e quello popolare, sguaiato e vivo della zia Giovanna.
Più di vent’anni come sceneggiatrice e produttrice presso la Fandango, nella sua filmografia ci sono film come ‘Diaz’, ‘Caos calmo’, ‘Il colibrì’, chiediamo a Laura Paolucci come si lavora con Elena Ferrante, la scrittrice del mistero.
“In realtà è un lavoro tradizionale che parte dalla divisione del romanzo nelle puntate e poi comincia il confronto. Le mandiamo una prima stesura sulla quale poi lei interviene, ci manda note, delle volte intere parti di dialogo. Dal di fuori può sembrare impossibile ma in realtà è molto semplice. Certo un po’ ci manca il confronto diretto, poter chiedere qualcosa in modo estemporaneo, però ormai dopo anni conosciamo le sue necessità”.
Sono cinque anni all’incirca che lei e Francesco Piccolo lavorate all’adattamento dei suoi romanzi prima con ‘L’amica geniale’ poi con ‘La vita bugiarda degli adulti’. È cambiato qualcosa nel tempo?
“È sempre un lavoro di grande cura e dedizione, nel primo caso poi c’è stato Saverio Costanzo, in questo Edoardo De Angelis che hanno messo il loro. L’unica cosa che è cambiata nel tempo è che Francesco e io ci sentiamo un poco più sicuri del nostro lavoro e ora quando arrivano le note da Elena Ferrante abbiamo un po’ meno ansia”.
In cosa ‘La vita bugiarda degli adulti’ è sostanzialmente diversa da ‘L’amica geniale’?
“L’amica geniale è un racconto vastissimo, quattro romanzi, un romanzo popolare con un arco temporale lunghissimo. Abbiamo dovuto studiare molto gli anni in cui non c’eravamo, ricostruire quel tempo mentre La vita bugiarda è molto più vicino a noi come epoca ed è un racconto intimo, psicologico a partire dal punto di vista di un’adolescente. È stato più facile immedesimarsi. In entrambi i casi però conoscevamo il destino dei personaggi e questo ci ha reso il lavoro più facile”.
Il cuore del romanzo è il confronto tra due mondi: quello della Napoli borghese rispetto alla Napoli popolare e lo svelamento per una ragazza delle bugie degli adulti. Qual era l’aspetto del libro che non volevate tradire e cosa invece avete cambiato?
“Noi amiamo i romanzi quindi fin da subito abbiamo deciso di rispettare i movimenti emotivi e drammaturgici dei libri, poi però, soprattutto perché parliamo di serialità, quindi di una struttura a puntate, abbiamo dovuto inserire delle modifiche rispetto alla struttura originale. Ci sono tanti piccoli tradimenti che noi siamo convinti siano rimasti segreti, chi ha letto il romanzo dovrebbe ritrovare quello che ha amato e che abbiamo amato anche noi. Ciò che volevamo rispettare era lo sguardo della protagonista, una ragazzina borghese che vive in un quartiere benestante e scopre la vita, la sessualità, l’energia, immergendosi in un quartiere nuovo che non sapeva neppure esistesse prima di incontrare la zia Vittoria”.
Di totalmente nuovo c’è la musica, le canzoni che accompagnano le vicende di Giovanna.
“Appena abbiamo iniziato a lavorare con Edoardo lui ha cominciato a inviarci delle playlist con le musiche dell’epoca. Da Massive Attack ai 99 Posse, ma anche Peppino Di Capri che abbiamo cantato per mesi, questo è stato il traino più grande per tornare a quegli anni, erano anni molto vivi a Napoli dal punto di vista della scena musicale. Una sequenza totalmente nuova rispetto al romanzo è quella che vede Giovanna andare in un centro sociale, è stato importante per ricostruire quel mondo dal punto di vista sociologico”.
C’è tanta curiosità anche un po’ morbosa sull’identità di Elena Ferrante, ci si chiede se sia una donna o un uomo.
“La mia curiosità su chi sia Elena Ferrante l’ho sospesa nel momento in cui da lettrice sono diventata parte di un progetto. Quello che mi interessa è vivere dentro il suo mondo, studiarlo sentendo forte la responsabilità di fare il miglior lavoro possibile. Ho riflettuto ovviamente sul dibattito che c’è stato e penso che chiunque sia i suoi romanzi siano fondamentali in quest’epoca nella descrizioni di personaggi femminili originali: madri arrabbiate, violente, stanche, però presenti nel momento del bisogno, le ragazze che si migliorano uscendo dal proprio ambiente. Credo che la sua identità non sia importante, quello che è rilevante è la spinta che ha trasformato i suoi romanzi popolari in classici”.
Classici che ormai sono globali. Al di là della Ferrante Fever americana qual è la chiave della sua globalità?
“Per quel che riguarda L’amica geniale è certo che il tema di uscire dal proprio rione e andare alla ricerca di qualcosa di nuovo è un tema che può toccare chiunque ovunque nel mondo, come anche l’idea che poi alle proprie radici si rimane sempre attaccati e in fondo non te ne liberi mai. Questa è un’esperienza universale che tu provenga da un piccolo paesino della provincia americana che da Napoli”.
‘La figlia oscura’, Ferrante nel film di Maggie Gyllenhaal
Un altro libro di Ferrante, La figlia oscura (dal 4 gennaio su Sky Cinema e Now) è stato adattato da Maggie Gyllenhaal. Lo sguardo di una sceneggiatrice e regista americana che effetto le ha fatto?
“L’ho visto alla Mostra del cinema di Venezia, mi è piaciuto moltissimo. Ero curiosa e attenta del lavoro di adattamento, avevo riletto il romanzo da poco e ho ritrovato la stessa adesione al romanzo che abbiamo messo sempre noi. Il mondo di Ferrante si declina in vari romanzi, basti pensare al tema della bambola che ritorna”.
C’è tantissima attesa per la quarta stagione, Storia della bambina perduta chiude la tetralogia.
“Stanno girando ora e noi siamo tutti piuttosto commossi. Perché noi con la sceneggiatura siamo più avanti e quindi siamo alla fine di un viaggio, queste storie ci hanno fatto compagnia per tanti anni, è un po’ come salutare vecchi amici. Siamo molto contenti di come stanno andando le cose, c’è stato un cambio di protagonisti, li vedremo adulti”.
La vita bugiarda degli adulti è un romanzo concluso ma il finale della serie è aperto. Nella sua testa c’è già una seconda stagione?
“Il romanzo è chiuso ma ha un finale che può suggerire che il racconto vada avanti. Per noi sarebbe bello continuare a raccontare i personaggi, vedere il destino di questi personaggi poi, vogliamo sapere cosa fa la zia Vittoria a Posillipo, cosa ne sarà di Giovanna… Vedremo”.