Il ministro: “Svincoliamo la spesa per formazione e ricerca dal Patto di stabilità L’intelligenza artificiale? Va fatta entrare in classe, ma non sostituirà gli insegnanti”
ROMA — La scuola pubblica, sostiene (non da solo) il ministro Giuseppe Valditara, ha bisogno di nuove forme di finanziamento, anche per coprire gli stipendi dei prof che potrebbero subire una differenziazione regionale. E per trovarle, il responsabile dell’Istruzione e del merito è disposto ad aprire ai finanziamenti privati. Non solo quelli già esistenti — le donazioni con benefici fiscali per chi le elargisce, ilfundraising , le sponsorizzazioni — che il ministro giudica «insufficienti». Serve, dice Valditara alla piattaforma di dialogo promossa da PwC e gruppo Gedi “Italia 2023: persone, lavoro, impresa”, «trovare nuove strade, anche sperimentali, di sinergia tra il sistema produttivo, la società civile e la scuola, per finanziare l’istruzione, oltre allo sforzo del governo». Che per quest’anno, secondo il ministro, ha aggiunto 600 milioni (con fondi record per le paritarie), compresi i soldi per il rinnovo del contratto di lavoro.
Il fondo perequativo
A chi, come il vicedirettore diRepubblica Francesco Bei, gli chiede se non si corra così il rischio di trovare molte aziende disposte a finanziare gli istituti solo in alcuni territori, creando disparità insanabili per la scuola pubblica, il ministro replica che la soluzione (non nuova) è «la creazione di un fondo perequativo centralizzato e ministeriale che ci consenta, con i fondi attratti per un liceo di Brescia, di finanziarne anche uno a Palermo o un istituto professionale a Caserta».
Via i vincoli europei
La questione risorse è così centrale, «una sfida della crescita a livello internazionale», che Valditara ricordadi averla posta «a Davos, in sede Ocse, alla commissaria europea» con una proposta: «Dobbiamo avere il coraggio di togliere istruzione e ricerca dai vincoli di Maastricht». Perché «non è competitivo pagare 1.500 euro al mese un insegnante di matematica» che, come i suoi colleghi, ha ancora tra gli stipendi più bassi d’Europa e attende il concretizzarsi degli aumenti in busta paga.
Verso l’autonomia
Anche sui salari Valditara ha un’idea: chi vive e lavora in una regione d’Italia in cui più alto è il costo della vita potrebbe guadagnare di più. Tradotto: stipendi più alti al Nord. Effetto dell’autonomia differenziata. Sulla riforma cui sta lavorando il ministro degli Affari regionali Roberto Calderoli, il responsabile dell’Istruzione afferma infatti: «Io non credo che il contratto nazionale verrà toccato, semmai la richiesta delle Regioni è consentire maggiore equità dove il costo della vita è più alto. Bisogna capire come fare perquei docenti che nei fatti ricevono uno stipendio molto più basso».
Il reclutamento sul sostegno
E a proposito di insegnanti, Valditara promette interventi, questi sì ministeriali e nazionali, per una scuolapiù inclusiva: «Mai più laureati in Giurisprudenza sulle cattedre del sostegno — dice il ministro — Gli insegnanti devono essere in numero sufficiente, avere una preparazione adeguata e garantire la continuità educativa. Lanceremo un importante reclutamento». Quando? «Abbiamo già incontrato i sindacati. È questione di settimane». Più lunghi saranno invece i tempi per l’aggiudicazione dei bandi del Pnrr sugli asili nido. Il ministro ha annunciato di «voler chiedere uno spostamento oltre il termine del 30 giugno 2023» a causa del ritardo degli enti locali.
Le aziende entrano in aula
Non cambiano i cavalli di battaglia: la formazione professionale, l’orientamento, l’alternanza scuola-lavoro. Ed è anche su questo, non solo sulle risorse, che Valditara immagina la seconda porta d’ingresso dei privati nelle scuole, attraverso «professionisti a contratto provenienti dal mondo delle aziende per allineare l’istruzione e il lavoro». Perché, ribadisce il ministro, «ci sono 1,2 milioni di posti di lavoro non coperti per qualifiche non corrispondenti». E nella sua idea di scuola «la cultura e il valore del lavoro, oggi purtroppo espulsi, devono rientrare nelle aule ». Nessun passo indietro, dunque, sull’alternanza scuola-lavoro che anzi per il ministro «è fondamentale, è la grande sfida».
Niente robot in cattedra
Nel futuro dell’istruzione secondo Valditara c’è spazio pure per l’intelligenza artificiale, di cui «non bisogna aver paura, basta governarla, altrimenti diventa un rischio. I docenti però — rassicura il ministro immaginando un’indesiderabile distopia — non saranno sostituiti dai robot».