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11 Marzo 2023
Nel gradimento seconda solo a Meloni
di Nando Pagnoncelli
La leader pd a quota 36. L’alleanza con i 5 Stelle auspicata dal 34% degli elettori dem
L a vittoria di Elly Schlein alle primarie del Pd ha destato grande sorpresa per aver ribaltato il voto degli iscritti e ha alimentato interrogativi sul futuro del partito, sulle possibili alleanze e in generale sullo scenario politico che si potrà delineare. La novità di una giovane donna alla guida del Pd suscita grande interesse. Le prime valutazioni sulla neosegretaria sono indubbiamente condizionate dalla sua notorietà che risulta ancora limitata (il 30% dichiara di non conoscerla): un italiano su quattro esprime gradimento, mentre il 45% ne dà un giudizio negativo. La prevalenza di giudizi negativi su quelli positivi riguarda tutti gli esponenti politici, con l’eccezione di Giorgia Meloni che guida la graduatoria di popolarità dei leader. L’indice di gradimento di Schlein, calcolato escludendo chi non la conosce, si attesta a 36, ossia al secondo posto dopo la premier, facendo prefigurare un «derby» femminile del tutto inedito nella politica italiana.
Al momento le valutazioni più positive provengono dai segmenti che negli ultimi anni hanno caratterizzato maggiormente l’elettorato dem: elettori di età più elevata, più scolarizzati (laureati o diplomati), più abbienti, residenti nei capoluoghi. La vera sfida per la Schlein, quindi, sarà quella di conquistare consenso tra giovani, i ceti meno abbienti, nelle aree rurali e nei piccoli Comuni, insomma quella di far uscire il Pd dall’immagine un po’ elitaria (non a caso fu definito «partito-Ztl») e riportarlo a contatto con altre realtà.
Le previsioni di cambiamento del Pd con la segreteria Schlein dividono nettamente le opinioni tra chi ritiene che il suo rilancio sia molto probabile (32%), gli scettici (33%) e coloro che sospendono il giudizio (35%). I meno convinti della possibilità di un rilancio sono gli elettori di Azione-Iv, i quali paventano uno spostamento a sinistra del Pd.
Quanto al posizionamento del partito si delineano tratti identitari decisamente più netti rispetto al passato, prevale infatti l’idea che il Pd sarà più vicino alle tematiche ambientali (36%), più di sinistra (33%), più attento alle istanze dei giovani (28%), più vicino ai ceti deboli (25%), più capace di comunicare chiaramente le proprie idee (25%), più radicale (24%). Qualora si affermasse questo profilo, che risulta ancor più accentuato tra gli elettori dem, verrebbe meno quell’immagine un po’ indistinta che lo ha senza dubbio penalizzato negli anni recenti; un Pd considerato dai più un partito «responsabile» (soprattutto nei periodi di crisi), ma privo di tratti distintivi. Inoltre, un posizionamento più netto potrebbe portare ad una forte competizione con il M5S che con la leadership di Conte si è schierato nel campo progressista e ha puntato sui temi della protezione sociale, della tutela ambientale e dei diritti.
Da ultimo, il tema delle alleanze, a partire proprio da quella con il M5S rispetto alla quale le previsioni degli italiani sono alquanto incerte tra le diverse ipotesi: alleanza strategica limitata alle elezioni locali (preconizzata dal 20%), coalizione che si candida a guidare il Paese (18%) o collaborazione solo su alcuni temi specifici (16%). L’incertezza riguarda anche l’elettorato dem: 33% prevede un’alleanza in ambito locale mentre il 30% prefigura un’alleanza finalizzata alla guida del Paese; tra i M5S, invece, l’ipotesi di un’alleanza solida per un’alternativa di governo è quella più gettonata (41%). Più complesso sembra invece il rapporto con Azione-Iv rispetto al quale emergono scetticismo da parte degli italiani (20% prevede una collaborazione limitata solo ad alcuni temi, 19% esclude qualsiasi forma di accordo e il 39% non si esprime) e una discreta freddezza tra gli elettori del Terzo polo, la cui maggioranza relativa (33%) non pronostica alcuna alleanza con il Pd. Nel complesso un elettore dem su tre (34%) pensa che a Schlein convenga allearsi con il M5S, l’11% con Azione-Iv, il 23% con entrambi, riportando d’attualità l’ipotesi del «campo largo», mentre il 18%, probabilmente nostalgico della «vocazione maggioritaria», ritiene sia meglio evitare qualsiasi alleanza.
La svolta che Schlein imprimerà al Pd in termini di posizionamento e di scelta dei temi consentirà al partito di uscire dall’annosa questione dell’identità indistinta e dell’amalgama non riuscito (come lo definì D’Alema), ma rappresenta una grande scommessa, dato che all’opportunità di conquistare elettori attingendo al bacino degli astensionisti (che annovera un’importante quota di persone appartenenti ai segmenti più in difficoltà economica) nonché a quello del M5S e delle forze di sinistra, si contrappone il rischio di perdere l’elettorato più «moderato», con la concreta possibilità che si tratti di un gioco «a somma zero». Le Europee del 2024 contribuiranno a fugare questo dubbio.