La Toscana è quinta nella classifica italiana, Lucca la città più colpita Le professioni: tappezzieri, sarti, calzolai, orologiai, tipografi, materassai
diAndrea Vivaldi
Il corniciaio e il riparatore di elettrodomestici, lo stuccatore e il materassaio. Tradizioni e saperi che fino al secolo scorso affollavano i quartieri con botteghe e negozi sono andati a spegnersi. Spesso piccole attività a conduzione familiare che hanno dovuto abbassare la saracinesca, strette dalla morsa della tecnologia, della globalizzazione. Dei tempi che cambiano. Negli ultimi 10 anni, dal 2012 al 2021, la Toscana ha perso 27.899 imprenditori artigiani. È il quadro che emerge da un’analisi dei dati Inps, condotta dall’Ufficio studio della Cgia, l’Associazione artigiani e piccole imprese di Venezia- Mestre. È la quinta regione in Italia per percentuale di perdita, -17,5%. Il fenomeno è comune a tutto il Paese, tocca grandi città e piccoli borghi. A livello nazionale il crollo è stato di quasi 300 mila unità, per l’esattezza 281.925.
Sono numerose le cause che hanno segnato questo brusco calo: «Sono cambiati i comportamenti d’acquisto dei consumatori spiega l’ufficio studi Cgia – dopodiché le nuove tecnologie hanno spinto fuori mercato tante attività manuali e la cultura dell’usa e getta ha avuto il sopravvento su tutte le altre, penalizzando, in particolar modo, coloro che del riuso e della riparazione di oggetti e attrezzature ne avevano fatto una professione » . Lucca, con una perdita in 10 anni di quasi 5 mila imprenditori artigiani e un – 25,4%, è la provincia più colpita d’Italia, secondo la ricerca. A Firenze il calo è più contenuto: -15,6%, anche se in termini assoluti significa comunque 6.544 unità in meno. Prato è la realtà che ha retto meglio nella regione (- 13,2%). L’Associazione ricorda che lo Stato dovrebbe essere custode di mestieri e creatività: « La legge provvede alla tutela e allo sviluppo dell’artigianato», si legge nell’articolo 45 della Costituzione.
Va detto però che esiste un artigianato a due facce. Molte professioni tradizionali da tempo sono in declino: impagliatori, fabbri, calzolai, lattonieri, orologiai. E poi sarti, ricamatori, tappezzieri, tipografi. Al tempo stesso però ci sono realtà in aumento, specie nel campo del benessere e dell’informatica: acconciatori, estetisti, massaggiatori, tatuatori, videomaker, esperti di social media, sistemisti. E soprattutto gli ultimi non necessitano di una bottega. Sono numeri che, in una fase storica di evoluzione, vanno saputa leggere, dice Luca Giusti, presidente di Confartigianato Toscana. « Ci sono mestieri che stanno subendo un forte calo, perché cambia il mercato degli acquisti ed è diverso il modo di approcciarsi ad alcuni prodotti. Tuttavia, mentre alcuni lavori artigianali cadono, altri nascono e diventano utili per il futuro: mutano le esigenze – dice Giusti -. Ci sono artigiani di nuova generazione: da chi utilizza le stampanti 3d a chi si affaccia al digitale. Magari non c’èin questi casi la maestria nell’uso dello scalpello con il marmo e legno, ma fare una scultura digitale al computer non è da meno».
Il presidente di Confartigianato Toscana sottolinea che il concetto stesso di artigianato andrebbe ormai visto sotto nuova luce, perché «c’è tutto un mondo che ancora vive con i saperi ereditati, ma l’artigiano non è solo quello, specie oggi. È la capacità di realizzare prodotti particolari con abilità e fantasia, indipendentemente dal mezzo. Possono non esserci più i ciabattini, ma ci sono grafici. Ci sono meno orologiai, ma più creatori di siti web anche per progetti internazionali. La capacità di produrre reddito sul territorio rimane e anzi in alcuni settori mancano migliaia di professionisti specializzati».