Stritolate dall’inflazione, alle prese con caro ombrellone, caro centri estivi e caro tutto, molte famiglie con i figli in vacanza per ben 14 settimane di fila, record europeo delle chiusure scolastiche, si apprestano a passare un’estate da incubo. Perché per chi ha nonni o baby-sitter e magari una bella casetta al mare il problema della chiusura fiume delle nostre scuole non è un problema.
Ma per chi deve continuare a lavorare senza poter contare su un aiuto familiare, è dura cavarsela. Tanto più che causa l’aumento del costo della vita, secondo una ricerca condotta da Trustpilot – la principale piattaforma di recensioni a livello globale- quest’anno il 64% dei genitori italiani dovrà dare una bella accorciata alle vacanze. Mentre 9 milioni rinunceranno del tutto a muoversi. Così, l’estate diventa uno stress: una settimana al centro estivo se ci sono i soldi, una dai nonni, una in vacanza con mamma e papà l’altra a casa quando papà è in ferie, alternandosi poi con mamma.
La scuola non può essere utilizzata come un parcheggio, ripetono le associazioni degli insegnanti. Da noi più lunghe che altrove. Secondo il rapporto Eurydice in Italia le scuole chiudono infatti i battenti per ben 14 settimane, una in più di Turchia, Lituania ed Estonia. In Spagna si sta a casa 11 settimane, in Francia 9, in Germania e Regno Unito appena 6. Ma da noi, si sta più aperti nel resto dell’anno, tanto che l’Italia ha il record di 200 giorni di lezione, mentre la media europea è tra i 180 e i 190. Anche se poi, più giorni di scuola non significa maggior rendimento, dato che i Paesi in fondo alla classifica del periodo di didattica sono quelli ai primi posti nei test internazionali su lettura, matematica e scienze.
Le scuole chiuse per così tanti giorni consecutivi diventano una bella preoccupazione per i genitori italiani che hanno già deciso di concentrare i risparmi alla voce vacanze, quella dove è più facile recuperare quel che serve a sostenere le spese essenziali per alimenti, carburante, mezzi di trasporto e bollette, con quella elettrica, destinata a salire in media del 34% per via dei condizionatori accesi giorno e notte contro l’ondata di calore.
Secondo un’indagine dell’Osservatorio Openpolis in maggiore difficoltà sarebbero le famiglie monogenitoriali e con almeno un figlio minorenne, che nel 48,7% hanno dichiarato di non potersi permettere nemmeno una settimana lontano da casa. E più o meno la stessa percentuale si riscontra nei nuclei con tre o più figli. Per loro non è solo un arrovellarsi su come accudirli quando si va a lavorare, ma la vacanza da tagliare diventa anche un problema di povertà educativa. Perché quando le scuole restano chiuse così a lungo «le vacanze sono anche un’esperienza educativa a tutto tondo», affermano i curatori dell’indagine. Tanto più che «visitare e conoscere luoghi e persone diverse è una parte importante dell’apprendimento fuori scuola». Detta in altri termini le super vacanze estive della nostra scuola si trasformano così anche in un ulteriore elemento di discriminazione sociale.
Con il decreto «lavoro» di maggio è stato istituito un fondo da 60 milioni di euro per il 2023 a favore delle attività socioeducative dei minori. Soldi destinati a finanziare iniziative dei Comuni in collaborazione con enti pubblici e privati per potenziare i centri estivi, i servizi socioeducativi territoriali e i centri con funzione educativa e ricreativa che svolgono attività a favore dei minori. Ma i soldi messi sul tavolo dal Governo sono destinati a pochi. A fissare i rigidi paletti è stato da poco il bando dell’Inps, che consente di chiedere il contributo economico soltanto a figli dei dipendenti o dei pensionati della pubblica amministrazione di età tra i 3 e i 14 anni. L’erogazione è inoltre vincolata a una frequenza minima di una settimana e fino ad un periodo massimo di quattro settimane. Così per molti diventa anche impossibile mettere una pezza alla voragine delle vacanze scolastiche con i centri estivi, dato che senza un aiuto piazzare lì due figli per un paio di mesi arriva oramai a costare sui duemila euro. Allora lunga vita ai nonni. Per chi ce li ha.