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15 Settembre 2023L’officina Orlando era simbolo della città industriale, ieri il taglio del nastro della grande rigenerazione
Antonio Valentini
Livorno Chi ieri mattina entrava nelle Officine Storiche dell’ex Cantiere navale, dopo aver assistito al taglio del nastro, anziché dal rumore delle mole, dei martelli, dei laminatoi e dalle voci degli operai, era accolto dal celestiale suono dei violini. Quattro musiciste eseguivano brani classici, amplificati al punto da coprire il brusio del pubblico, accorso per l’inaugurazione del centro polifunzionale con negozi, palestra e piscina, libreria, bowling e quant’altro concorra a rinverdire uno dei simboli storici di Livorno, una volta la città industriale per definizione della Toscana.
«Ogni livornese di una certa età, nei propri ricordi, ha l’immagine di questo luogo. Mio nonno ha lavorato al Cantiere per 40 anni — racconta il sindaco di Livorno, Luca Salvetti — e pensare a ciò che è stato fa venire il magone. Ma le città cambiano e le condizioni industriali mutano velocemente».
La mostra fotografica allestita in un’ala delle Officine storiche, trasformata dall’emiliana Igd Siiq appartenente alla galassia Coop, porta indietro nel tempo quando, varo dopo varo, il Cantiere labronico era un’eccellenza della marineria militare italiana, la fabbrica dove si costruivano di sana pianta incrociatori e cacciatorpediniere, fino ai traghetti che contrassegnarono l’ultima fase industriale, anteprima della chiusura definitiva del 2002 e l’acquisizione da parte di Azimut-Benetti, oggi tra i leader mondiali nella costruzione di megayacht. Da tempo ciò che resta dell’attività cantieristica livornese è stata spostata nelle aree dell’ex scalo Morosini, liberando tutti gli spazi a ridosso di piazza Mazzini e permettendo la realizzazione della Porta a Mare, di cui le Officine Storiche trasformate in centro commerciale polivalente sono parte integrante.
«Diventerà un luogo molto frequentato — aggiunge Salvetti — e contribuirà a rivitalizzare il centro cittadino, assieme a via Grande, le aree mercatali, via Ricasoli…».
In aggiunta la terrazza, sul lato nord delle Officine Storiche, consente un’altra vista sul porto. Inedita, con lo sguardo sospeso a metà tra la darsena e i palazzi del lungomare. Giovanni Lupi, 82 anni, venti dei quali trascorsi nel Cantiere, quel punto panoramico lo conosceva fin dal 1966. Quando le attività produttive giravano al massimo, all’inizio si occupò degli apparati motori per concludere la carriera come capo-sezione del reparto allestimento: «Ho partecipato a tanti vari, ma quello dell’Espresso Venezia, il traghetto costruito per la compagnia Adriatica Navigazione, me lo ricordo con particolare nitidezza. Mi emoziona rivedere questa trasformazione perché devo al Cantiere tutto quello che ho imparato e messo a frutto nella mia successiva vita professionale». Il breve colloquio avviene dove una volta c’era l’officina meccanica con le macchine utensili: «Vedere questo luogo così cambiato mi fa un brutto effetto. Non tanto per il tempo che è passato — aggiunge — quanto per una crescita professionale di cui la città deve fare a meno: la società nel suo insieme cresce se progredisce culturalmente e tecnologicamente; i bar, i ristoranti e i negozi portano un benessere immediato, ma non crescita».
Del vecchio Cantiere Navale sono stati conservati solo la porta d’ingresso e un piccolo tratto del muro di cinta, oltre alla torre dell’orologio e alla statua dedicata a Luigi Orlando. Ciò nonostante le Officine Storiche nascono per rivitalizzare una porzione di città che sarebbe andata perduta e destinata al degrado. Anche per questo la cerimonia del taglio del nastro, al quale oltre al sindaco Salvetti hanno partecipato Rossella Saoncella e Claudio Albertini di Igd Siiq, si è svolta all’insegna della fiducia nel futuro. La riqualificazione del blocco delle Officine Storiche, iniziata nel 2019 si inserisce all’interno del più ampio piano di rigenerazione urbana del water-front multifunzionale di Porta a Mare, un complesso che si estende su oltre dieci ettari, in corrispondenza dei moli che circondano la Nuova Darsena e il Molo Mediceo del porto antico di Livorno. Abitazioni, negozi e uffici al posto dell’officina. Vale a dire quando finisce un’epoca, ne inizia un’altra.
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