Intervista al presidente di Confindustria Firenze e Toscana
di Ernesto Ferrara
«L’allontanamento delle grandi funzioni come l’Università e la completa assenza di servizi nel centro storico ha purtroppo prodotto un’esplosione della rendita immobiliare, fenomeno che si sta rivelando molto pericoloso per giovani famiglie e studenti che non trovano casa a prezzi accettabili. Però non è vero che Firenze vive di solo turismo come dimostrano i dati.
Firenze è anzi oggi una capitale industriale di questo Paese. Il problema è che il turismo che abbiamo va cambiato. Bisogna puntare davvero sul turismo di qualità, le fiere, servizi di eccellenza.
La città invece va guardata oltre i suoi confini: l’ecosistema urbano su cui dobbiamo scommettere è quello metropolitano perchè oggi la competizione internazionale non avviene fra Stati ma fra grandi economie urbane. Attenzione: fra economie urbane capaci di coniugare funzioni produttive, innovazione e capacità di attrarre cervelli e talenti, soprattutto giovani.
Noi o ci posizioniamo nel gruppo di testa di queste economie urbane o dovremo rassegnarci a diventare un parco a tema, la famosa, temuta Disneyland del Rinascimento». È il monito di Confindustria. L’altolà del presidente toscano e fiorentino degli Industriali Maurizio Bigazzi. Dalle osservazioni al Piano operativo-urbanistico di Palazzo Vecchio salta fuori una città a cui sembrano premere sempre e solo investimenti legati al turismo, che siano richieste private di nuove destinazioni alberghiere o commerciali o addirittura enti pubblici o sociali che per sopravvivere o reperire risorse chiedono al Comune di fare hotel. E Bigazzi non ci sta: «Io non sono contro il turismo e non sono contro gli alberghi, per carità. Però qui parla anche un fiero oppositore della Firenzina. Questa città deve allargare il suo orizzonte. Esiste già una grande Silicon Valley del bello e del saper fare in questo territorio che va dal Mugello all’empolese, dalla Piana al Valdarno al Chianti. Il turismo conta il 2% degli addetti, il manifatturiero il 25%, quasi 100 mila. Il turismo va reso di qualità, il resto del territorio va potenziato. Prima di tutto con le infrastrutture: l’aeroporto, che non serve al turismo ma all’impresa, il sottoattraversamento ferroviario, che non serve al turismo ma ai pendolari e alle famiglie che magari potranno vivere fuori città ma essere collegati con una metro veloce disuperficie. Facciamo scelte che guardino al futuro, alla politica chiediamo di volare alto» invoca il numero uno degli Industriali.
Presidente Bigazzi, non la colpisce che chiunque voglia investire a Firenze lo voglia fare sul turismo?
«Diciamo innanzitutto chiaramente che questo turismo così impressionante nei numeri a livello di addetti non ricopre un ruolo così centrale, come abbiamo detto.
Questa è una città dove la rendita immobiliare è stata molto favorita per errori di pianificazione urbanistica del passato e certe cose ne sono la conseguenza. Il fatto però è che Firenze vive di altro e non potràche vivere di altro in futuro. Voglio citare il Nuovo Pignone, di cui andiamo fieri tutti. Ma in generale il turismo non basterà mai. Più che una questione di “o-o”, o turismo o industria, porrei una questione di “e-e”: industria manifatturiera e industria turistica. Però sottolineo: industria turistica. Non parlo di puntare su nuovo alberghiero ma di investire sulla qualità dei servizi, sulle grandi fiere, sul turismo di qualità. Per invertire la rotta della città siamo probabilmente in ritardo, però occorre migliorare il turismo che abbiamo. E allargare i confini del nostro sguardo. Serve un approccio metropolitano. E serve pensare che questa è una città che già vive diindustria. Non è una questione nuova ma è la vera “questione-Firenze”, lo snodo da cui passa il futuro non solo di questa città, ma di tutta l’area metropolitana».
Eppure in questi anni salvo che eccezioni come il granaio delle startup al Cestello le scelte urbanistiche non hanno che privilegiato resort, studentati di taglio alto e una residenza non proprio per la classe media.
Non c’è un difetto di pianificazione? Non si è fatto poco per attrarre investitori, aziende, innovatori^ E perchè gli imprenditori cercano solo trasformazioni alberghiere?
«Va detto che in questi anni è rinata anche la Manifattura Tabacchi e lì mi risulta che ci siano anche aziende che vogliono insediarsi. Però è vero, come territorio la ricerca di imprese di eccellenza come anche di scuole di alta formazione deve proseguire, noi siamo fortemente impegnati su questo fronte. Poi non dimentichiamoci che Firenze nn si ferma alla città, è la sua area metropolitana. Ed è una capitale industriale già oggi, dove si investe e si produce e non certo di solo turismo. Questo vuol dire che dobbiamo lavorare per essere un territorio capace di interfacciare il business delle imprese, capace di aggiungere valore a quello prodotto dalle aziende. Servono infrastrutture adeguate. Il piano Firenze- Prato per il metrotram con passaggio dall’Osmannoro presentato in Regione nei giorni scorsi va in questa direzione.. Firenze sta investendo sulle tramvie e questo è positivo. Resta il tema dell’aeroporto, enorme. Senza porte internazionali adeguate un’economia manifatturiera, fortemente internazionalizzata come la nostra viene penalizzata. Io credo che il turismo vada reso di qualità. Ad esempio quello congressule è fondamentale. Confido che per Firenze Fiera venga scelto un partner industriale capace di portare il fatturato della società dove meriterebbe di essere. Perché qui abbiamo il “ Relais Chateaux” delle fiere. E poi c’è il nuovo Convention Bureau, che è diventato Fondazione. Senza questi indirizzi, la città rischia molto perché i valori immobiliari scoraggiano l’abitazione e alimentano la rendita. E questo è un problema. La questione demografica è il nostro problema principale. Il disegno urbanistico della città deve tenerne conto».
La rendita immobiliare è stata favorita da errori di pianificazione urbanistica
Non sono contro il turismo e non sono contro gli alberghi, mala città deve allargare l’orizzonte