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Quando chi scrive frequentava la terza media, il libro di lettura da portare all’esame si intitolava Penna vagabonda. L’autore era Virgilio Lilli, storica firma anche del Corriere, ed era una raccolta di corrispondenze di questo grande inviato speciale. Scritti qualche anno prima, alcuni si rivelavano profetici, come l’articolo che descriveva lo sgomento di una famiglia scandinava per la rottura del vetro di una finestra, per la difficoltà di reperire chi lo riparasse. Altri ci apparivano incredibili, descrivendo realtà lontane dalla nostra. Uno si intitolava «La sirena suona in America». Lilli osservava con sgomento come nelle città statunitensi nessuno si soffermasse a soccorrere chi giaceva per terra. Qualcuno telefonava al numero delle emergenze e la sirena squillava prontamente, finché ambulanza o auto della Polizia non si fermavano dinanzi a un corpo riverso che i passanti frettolosi, chiusi nelle loro occupazioni, cercavano di schivare. L’antico aforisma maxima urbs, maxima solitudo, secondo cui non si è così soli come nelle grandi città, non poteva trovare migliore conferma. L’efficienza del pubblico compensava l’indifferenza dei privati. È difficile non pensare a quel profetico elzeviro nel ragionare sull’aggressione subita in centro a Firenze da un novantenne, rapinato senza che nessuno intervenisse in sua difesa. Il fisico da ex atleta dell’aggredito ha evitato il peggio, e l’efficienza della Polizia nel rintracciare rapinatore e refurtiva ha assicurato un lieto fine.
Rimane però l’amaro in bocca per l’indifferenza dei presenti e affiora un inquietante interrogativo: ci siamo davvero così americanizzati? L’indifferenza nei confronti degli anziani, la paura d’intervenire a difesa del più debole sono saliti a livelli così elevati? Dov’è finita la cittadina «pettegola e carina» di una celebre canzone di Spadaro, in cui la gente si faceva un po’ troppo i fatti altrui, ma al bisogno era pronta a dare una mano? Certo, il fattaccio di via degli Orti Oricellari presenta molti risvolti. Ma il vero problema risiede nell’indifferenza di persone giovani e prestanti dinanzi a un’odiosa aggressione. Una chiave di lettura del fenomeno può essere anche l’onnipresenza nelle nostre vite dei supporti informatici. Lo smartphone ci mette in connessione con tutto il mondo, ma ci disconnette da chi abbiamo accanto a noi. Capita spesso di fare una gaffe, rivolgendosi per chiedere un’informazione a persone che non rispondono perché intente tramite gli auricolari ad ascoltare messaggi vocali o ad ascoltare musica. Il cellulare ci permette di parlare con un interlocutore nell’altro emisfero, ma ci astrae da chi abbiamo accanto. A tutto questo occorre aggiungere un’altra considerazione, che ci riporta ad amare considerazioni sulle trasformazioni del centro di Firenze. L’esodo dei residenti, la scomparsa dei tradizionali negozi di prossimità, lo sradicamento delle vecchie botteghe artigiane, il prevalere dei turisti sui residenti hanno fatalmente comportato il declino delle antiche solidarietà di vicinato. Questo, naturalmente, non giustifica l’indifferenza, ma aiuta a comprendere certe omissioni. Spiace dirlo, ma alla crisi d’identità del centro cittadino rischia di corrispondere una perdita di solidarietà fra i suoi abitanti, di cui eventi come quello di via degli Orti Oricellari ci costringono purtroppo a prendere atto.
Enrico Nistri