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26 Novembre 2023Convegno Studiosi a confronto a Lucca su Mario Pannunzio, Arrigo Benedetti e sulla stagione del giornalismo d’inchiesta e di impegno civile ad ampio raggio. In sintonia con la letteratura
Mario Pannunzio e Arrigo Benedetti, un binomio che ha fatto la storia del giornalismo italiano. Due personaggi diversi per carattere, entrambi lucchesi, l’uno riservato e a tratti sfuggente l’altro più incline all’impegno pubblico, allo spendersi nella società civile. Entrambi formatisi sulle pagine del settimanale Omnibus di Leo Longanesi il quale dava molta importanza, tra l’altro, all’aspetto estetico delle pagine e al quale collaborò anche Indro Montanelli.
Il 1° e 2 dicembre la città natale dedica loro un convegno dal titolo: Giornalismo, letteratura e impegno civile nel primo ventennio dell’Italia repubblicana. Un omaggio a due grandi giornalisti lucchesi del ‘900: Mario Pannunzio e Arrigo Benedetti . A confrontarsi sulla loro eredità saranno giornalisti e studiosi provenienti da diverse Università italiane: Firenze, Milano, Napoli, Roma. Pietro Craveri, Dino Cofrancesco, Roberto Chiarini, Danilo Breschi, Giulio Ferroni e molti altri, discuteranno su ciò che il giornalismo italiano ha rappresentato nel secondo dopoguerra, un periodo storico complicato e ricco di novità, che Pannunzio e Benedetti hanno interpretato attraverso «una vera e propria rivoluzione culturale», spiega Carla Sodini, dell’Università di Firenze, che ha preparato il convegno con Paolo Razzuoli. «L’Europeo e Il Mondo sono stati i primi due giornali a grande formato, ampie immagini, grandi fotografie; Gianni Marzocchi ne era l’editore, un uomo di grande cultura e di ampie vedute, che credeva fermamente nel progetto editoriale cui diede vita. Prima c’erano solo fogli di piccolo formato, quelli che definiamo di stampa bellica, mancava la carta oltre che la fantasia. Non c’era la tv e dunque le immagini erano quelle che si potevano vedere su riviste e quotidiani. Sarà con l’Europeo di Arrigo Benedetti che avrà inizio questa nuova stagione. Il titolo stesso testimonia della volontà di aprirsi a quella dimensione internazionale cui puntava il nuovo giornalismo a trecentosessanta gradi». Ciò che resta come eredità al giornalismo di oggi, compreso quello digitale o che troviamo in abbondanza sui social media, la notizia non solo attuale ma addirittura immediata, fatte le debite differenze, consiste proprio nel riuscire collegare l’evento all’interpretazione, la più ampia possibile. «Pensi ad Arrigo Benedetti, che fonda L’Espresso , dove si parla di politica, di letteratura, di arte, di cinema — continua Sodini — Lui è stato un maestro per generazioni di giornalisti, ha insegnato soprattutto a non limitarsi ai soli fatti ma ad interpretarli». Tuttavia il giornalismo d’inchiesta, che è una delle caratteristiche de L’Espresso , così come lo è stato per Il Mondo , oggi è meno presente sulle pagine di quotidiani e riviste, si punta di più al titolo ad effetto, magari strillato. «È vero solo in parte — riflette la curatrice — Credo che ancora oggi alcune testate abbiano mantenuto viva quell’eredità di giornalismo serio e documentato, che tanto piaceva ad Alberto Moravia il quale amava molto il giornalismo d’inchiesta e lo praticava con successo. Possiamo semmai osservare come mentre nelle grandi riviste del Novecento di cui abbiamo parlato, vi era una straordinaria sintonia tra letteratura e giornalismo, attualmente questa sintonia manca un po’. Per fare un esempio Il Bell’Antonio di Vitaliano Brancati venne pubblicato a puntate su Il Mondo , non credo che oggi avverrebbe qualcosa di simile». Letteratura, politica, costume, cinema, arte, quello di Pannunzio e Benedetti è stato un giornalismo ad amplissimo raggio, anche lo stile, il linguaggio, hanno esercitato notevole influenza sul giornalismo moderno. Il linguaggio è essenziale, per niente aulico, come era prima, scarno se vogliamo, sostanziale, insomma cambia il modo di esprimersi come è ancora oggi, ecco un’altro tratto dell’eredità che ci hanno lasciato. A tale proposito si può affermare che periodici come L’Europeo , Il Mondo , L’Espresso , siano stati e quelli rimasti siano ancora oggi, il paradigma della modernità nel giornalismo?
«È proprio questo il punto — sostiene Carla Sodini — ciò che Pannunzio, Benedetti ma non solo loro, ci hanno lasciato come retaggio, è la vocazione a tradurre in un’unica forma giornalistica le diverse espressioni della realtà: politica, culturale, sociale, artistica. Credo ad esempio, che il rapporto tra storia e divulgazione, abbia avuto l’abbrivio grazie a chi ha aperto quelle porte superando certi compartimenti stagni». Anche la letteratura straniera trovava spazio nelle pagine dell’Europeo e del Mondo , una notevole importanza veniva riservata al cinema… insomma l’impegno nella società civile era la cifra dominante di questi due intellettuali e maestri di giornalismo. «Anche perché — conclude Sodini — l’impegno nella società civile si concretizzava anche in quello politico e questa è un’altra eredità che i due grandi maestri lucchesi ci hanno lasciato».
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