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21 Gennaio 2024Cultura Parte in Italia l’avventura di Pesaro, nel 2025 Gorizia e Nova Gorica per l’Europa
di Paolo Conti
La strada per conquistarsi il titolo è lunga, la tempistica dell’Unione Europea guarda sempre verso orizzonti lontani. Dopo il successo mediatico (ed economico) di Matera Capitale della Cultura Europea nel 2019, e dopo il doppio titolo italo-sloveno transfrontaliero europeo che verrà suddiviso nel 2025 da Gorizia e Nova Gorica, toccherà di nuovo all’Italia nel 2033 esprimere una città culturale di riferimento, con i Paesi Bassi e a un terzo Paese. Mancano nove anni, ma già ecco i primi annunci di candidature: Torino, Ferrara, Viterbo, Padova, Siracusa, Pesaro-Urbino.
Non è presto. Per il 2019 si partì nel 2009 con l’annuncio delle candidature di Matera, Ravenna e poi delle altre città. Il bando del ministero (ai tempi dei Beni e delle Attività culturali) venne pubblicato il 20 novembre 2012 e la proclamazione di Matera vincitrice, da parte della giuria internazionale, arrivò il 17 ottobre 2014. Tra il 2012 e 2014 il comitato, nato nel 2011 e diretto da Paolo Verri, lavorò al programma con l’ambizione di fare di Matera, nel dopoguerra simbolo della più scandalosa arretratezza del Meridione, la maggiore piattaforma aperta del sistema culturale del Sud Europa. Se il ministero della Cultura seguirà la stessa tempistica, il bando per il 2033 dovrebbe uscire nel 2026 con l’assegnazione del titolo nel 2028. Quindi tra poco, usando il metro di chi programma avvenimenti di grande portata.
Il titolo di Capitale europea della cultura è ambitissimo. Il progetto risale al 1985, quando Melina Mercouri, ministra greca della Cultura, avanzò la proposta con Jack Lang, suo omologo francese. Si partì con Atene e poi con Amsterdam, Firenze e Parigi, si proseguì con la valorizzazione e riconversione delle città ex industriali (la scozzese Glasgow) per approdare ai piccoli centri, visti come ossatura dell’Unione (la greca Salonicco, la belga Bruges, l’austriaca Graz, Matera, la danese Aarhus).
Il caso Matera è esemplare. Come spiegano alla Fondazione Matera-Basilicata 2019 (il direttore generale è Giovanni Padula) le presenze turistiche nel 2019 toccarono quota 730.434 con un rialzo del 33,4 rispetto al 2018 e con un tasso di crescita 2014-2019 del 24,4%, eccezionale anche per le altri Capitali della cultura. Nel 2023 si è tornati a circa 644 mila, la previsione per il 2024 punta a replicare la quota 2019, e magari oltre. L’investimento culturale è stato di 49 milioni (Stato, Regione, Comune) in sei anni e ha portato altri frutti: attrazione di talenti, maggiore capacità degli operatori di stare sul mercato della cultura, crescita delle industrie creative nel territorio, più diffusa fruizione della cultura da parte del pubblico locale. È nata anche una iniziativa tipicamente glocal: l’agenzia EcocNews (ecocnews.com) che ha il cuore a Matera ma il 70% di lettori internazionali, fondata e diretta da Serafino Paternoster (perno della comunicazione di Matera 2019) che si occupa di cultura comunitaria ed è diventata il punto di riferimento di tutte le città europee coinvolte nell’avventura delle Capitali della Cultura.
La scommessa più inedita e intrinsecamente europea sarà nel 2025 con Go!2025, doppia Capitale Gorizia (Italia) e Nova Gorica (Slovenia), storia-simbolo dell’Europa contemporanea. Col trattato di Parigi del 1947 il territorio goriziano venne infatti diviso in due dalla cortina che divideva l’Europa occidentale dal blocco comunista, cioè la Jugoslavia: l’antica Gorizia italiana e la nuova città in costruzione nella Slovenia jugoslava. I valichi di frontiera rimasero attivi fino all’ingresso della Slovenia nel Trattato di Schengen il 21 dicembre 2007, anche se la barriera confinaria venne abbattuta nel 2004. Oggi il confine è ricordato da un segno visibile sulla pavimentazione della piazza davanti alla Stazione Ferroviaria Transalpina. Come contrappasso storico, nel 2025 le due città proporranno un programma comune intitolato Borderless. Verso il superamento dei confini: un percorso di riconciliazione all’insegna della coesione comunitaria.
Molto ambito anche il titolo di Capitale mondiale del libro e (calcolate le debite proporzioni) e di Capitale italiana della cultura e di Capitale italiana del libro. In tutti i casi si accendono i riflettori, partono programmi, arrivano personaggi che richiamano pubblico. Nel 2006-2007 la proclamazione di Torino, in tandem organizzativo con Roma, come Capitale mondiale del libro produsse un suggestivo Re-Tour (un Grand Tour contemporaneo) con un viaggio letterario in Italia dal Sud al Nord sulle orme delle memorie di Goethe, Stendhal, Byron, Mozart, Dostoevskjj, Nietzsche. Un modo di parlare dell’Italia al mondo e col mondo con lo strumento della letteratura.
Il titolo è assegnato dall’Unesco con una decisione del 1996 dopo il successo della Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore. Si partì nel 2001 con Madrid e si proseguì con Alessandria d’Egitto fino ad arrivare al 2024 a Strasburgo. Per evitare ripetizioni geografiche, dal 2006 non si accettano candidature che provengano dalla stessa macroregione dell’anno precedente (Africa, America Latina e Caraibi, Asia e Pacifico, Europa e Nord America, Stati Arabi). Dal 2020 anche l’Italia indica una propria Capitale del libro ogni anno con un bando pubblico del ministero della Cultura e un voto del Consiglio dei Ministri (per il 2024 manca la proclamazione, la giuria è stata insediata il 28 novembre 2023). Al 2014 risale l’istituzione della Capitale italiana della cultura, anche qui con bando pubblico del ministero della Cultura: nel 2024 tocca a Pesaro che si presenta con una vastissima e raffinata offerta culturale, soprattutto musicale (pesaro2024.it). Sabato 20 l’inaugurazione, con il presidente Sergio Mattarella. Nel 2025 sarà il turno di Agrigento.
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