Lucio Dalla – Canzone
23 Giugno 2022Riforma del 118 saranno tagliate 25 ambulanze col medico a bordo
23 Giugno 2022di Franco Camarlinghi
Il rapporto fra politica e giustizia è oggetto di tante di quelle considerazioni nella discussione pubblica (ammessa l’esistenza in Italia di qualcosa che possa definirsi in tal modo) che inventarne una nuova appare quanto mai difficile.
Qualcosa, però, viene in mente, nel pensare alla conclusione dell’incarico di procuratore del dottor Giuseppe Creazzo in quel di Firenze, anche se non ha a che fare con il merito di questa o quella vicenda giudiziaria. Durante il suo mandato Firenze è diventata teatro, spesso nazionale, del riaccendersi dello scontro tra poteri, tra giustizia e politica appunto. Il procuratore capo è diventato un protagonista della scena pubblica, come altri prima di lui, per le inchieste sui reati contro la pubblica amministrazione, quindi quelle che riguardando la politica, cioè, per essere ancora più chiari e semplici, i politici. Nessuno si ricorda più di tanto e semmai per poco tempo dei nomi dei giudici, anche nel caso che le loro sentenze siano state particolarmente importanti e spesso contraddittorie
con gli assunti dell’accusa.
Non è tanto questo, però, che occorre sottolineare, quanto che quasi sempre il tempo dei politici, del loro passaggio nei ruoli anche apicali, come quello di sindaco, sembrano restare in una linea secondaria, difficilmente in grado di prevalere.
Prendiamo ad esempio gli ultimi due tempi dell’esercizio dell’accusa a Firenze uno dei quali si riferisce al dottor Quattrocchi e l’altro che termina ora, al dottor Creazzo.
Quando si farà la storia del primo periodo, qualcuno si ricorderà delle vicende amministrative di quegli anni, oppure prevarrà in maniera facile da comprendere la memoria dell’indagine sulla Fondiaria, sui progetti per Castello e sugli intrecci con la politica che portarono, prima di ogni
altra iniziativa politica, al crollo della vecchia classe dirigente della sinistra?
Chi fu il primo protagonista della vicenda se non il magistrato dell’accusa? Mentre i politici anche di antica caratura come Graziano Cioni dovettero accontentarsi di un ruolo di perdente nella prima lunga fase, per poi rifarsi moralmente a conclusione del processo, ma solo moralmente.
Perché c’è una cosa che va richiamata all’attenzione, quando si parla di rapporto fra giustizia e politica: l’accusa, anche quando perde il processo penale, ha di fatto sempre vinto per quanto riguarda la politica, poiché i tempi della giustizia italiana non danno quasi mai la possibilità ai politici, ancorché nel giusto,
di continuare il loro cammino.
Veniamo all’altra epoca che si chiude, quella del dottor Creazzo. Certo, tante cose sono successe nei suoi anni fiorentini, qualcuna anche spiacevole per lui, ma di certo, qualsiasi sia la conclusione dell’inchieste in atto, ci ricorderemo dell’ultimo periodo per lo scontro furibondo che ha opposto e sta opponendo Matteo Renzi alla Procura di Firenze sulla questione della Fondazione Open. Senza contare la battaglia continua sui problemi giudiziari della famiglia dell’ex-sindaco di Firenze. Come andrà a finire? Chissà! Di certo finché dura uno scontro, nell’angolo c’è sempre il politico e questo vale anche per il combattivo Renzi, che dal canto suo sta brandendo la questione del rapporto tra politica e giustizia come l’argomento attorno a cui riconquistare qualche spazio di manovra, oltre a qualche possibile futuro
consenso elettorale.
Tanto per dare a Cesare quel che è di Cesare, il rapporto spesso squilibrato tra giustizia e politica riguarda anche una sua responsabilità, per essere stato uno fra i tanti leader che su tutto hanno cercato di mettere le mani con risultati concreti, meno che su una riforma decisiva
della giustizia.
Per concludere, dopo gli esempi di cui sopra: che morale se ne può trarre?
La morale di una politica che talora si ribella, spesso tenta di opporsi verbalmente, ma che di fronte alla rottura degli equilibri di potere con la magistratura non sa che fare.
La nuova legge Cartabia è un passo avanti, dicono, ma in ogni modo resta un passo avanti a cui sarà ben difficile possa seguirne un altro significativo.
Il senso più comprensibile dello stato dell’arte lo si è trovato nel fallimento del referendum sui quesiti proposti da Matteo Salvini, talmente convinto della sua battaglia da tentare di andare a combatterla in Russia, dove di come non far prevalere la giustizia sulla politica se ne intendono, eccome!
https://corrierefiorentino.corriere.it