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L’intervista
di Gianna Fregonara
Iannantuoni (Crui): «In Bicocca una scelta di principio»
Il Senato accademico dell’Università Bicocca di Milano, l’ateneo guidato da Giovanna Iannantuoni che è anche la presidente della Conferenza dei rettori, ha approvato la mozione sulle collaborazioni scientifiche con Israele, che recita così: «L’Università di Milano-Bicocca dialoga con istituzioni scientifiche israeliane e palestinesi ritenendo prioritario mantenere i rapporti con il mondo scientifico e accademico, utilizzando lo strumento della diplomazia scientifica quale sostegno al processo di pace, anche partendo dalle collaborazioni con i colleghi e le colleghe israeliani e palestinesi».
Dunque, rettrice, i suoi ricercatori potranno aderire al bando che invece è stato boicottato da altri atenei.
«I termini interni sono già chiusi e nessuno ha presentato domanda. Ma il punto è di principio: con questa mozione vogliamo ribadire in modo esplicito che il ruolo delle università deve essere costruttivo. Dobbiamo restare un luogo di libertà e di indipendenza, che rifugge dalle polarizzazioni. Questa è la nostra responsabilità».
In questi giorni le proteste contro Israele hanno avuto una rilevanza e risultati molto visibili e hanno finito per orientare le scelte, anche quando sono state violente. Da Torino alla Normale, per citare gli esempi più rilevanti.
«Ma non possiamo essere descritti come dei don Abbondio, né si può dire che è una forma di debolezza quella di favorire il dialogo dentro gli atenei. Ci vuole più coraggio a non mettersi al sicuro da una parte o dall’altra che a scegliere una posizione. Le polarizzazioni portano a semplificazioni che non aiutano il dialogo. Le università invece hanno un ruolo anche nei Paesi in guerra e, per il dopo guerra, la diplomazia della scienza è fondamentale. Chiederci di fare altro non ci appartiene».
Nelle proteste di questi giorni abbiamo sentito parlare del cosiddetto «dual use», cioè del rischio che le scoperte scientifiche vengano poi usate per la guerra. Un concetto vago, che può essere usato anche per bloccare qualsiasi tipo di ricerca. C’è un problema etico, la ricerca non è neutrale?
La riflessione
Non credo che gli atenei siano lassisti. Mantenere un equilibrio è questione di responsabilità
«In Bicocca promuoviamo l’uso pacifico dei risultati della ricerca, è nel nostro statuto dal 2021. Capisco che è più semplice per la ricerca accademica mentre, quando si fa ricerca con le aziende, è più difficile stabilire che le scoperte scientifiche non vengano usate anche eventualmente per scopi bellici. È un concetto che andrebbe definito meglio, un problema anche di etica che dovremmo affrontare. Lo potremo fare come sistema all’interno delle Conferenza dei rettori».
La ministra dell’Università Anna Maria Bernini ha detto ieri che non vuole dare l’idea di una università lassista o con il ventre molle.
«Non credo che gli atenei siano lassisti, tenere un’attitudine di equilibrio è una questione di responsabilità. Siamo un sistema in mutazione e non possiamo rifiutare di dialogare con gli studenti e i docenti che lo chiedono. Forse la ministra è preoccupata per alcune situazioni, ma noi rettori siamo capaci e autonomi e sappiamo gestire con riservatezza e, se riteniamo, con l’aiuto delle forze dell’ordine, le situazioni più accese».
Anche lei ha avuto una contestazione ieri durante il Senato accademico.
«Abbiamo ammesso eccezionalmente a parlare anche uno studente di “Cambiamo rotta” (il collettivo filopalestinese che guida le proteste, ndr), come segnale di ascolto. Ma anche loro devono saper ascoltare senza prevaricare».
Nel Senato accademico
Abbiamo ammesso uno studente a parlare
Ma anche loro devono saper ascoltare
A Torino per esempio la loro manifestazione è parsa più un’occupazione del Senato che una richiesta di dialogo.
«Molto dipende dai contesti e dai momenti. Ho letto commenti pesanti, che rispetto, ma bisognerebbe anche parlare con chi era lì per capire che cosa è successo. Noi ci siamo conquistati, nella storia d’Italia, la libertà e l’indipendenza delle università e della ricerca e la difendiamo. Spesso è più responsabile abbassare i toni che alzarli. Tra l’altro ci sono tanti altri temi molto importanti: dall’uso dei fondi del Pnrr, alla didattica innovativa, all’inverno demografico, agli atenei telematici. Richiedono riflessioni e risposte in tempi stretti e andrebbero posti al centro della discussione».