Emanuele Bonini
Bruxelles
Taglio deciso e a ritmi serrati del debito, maggiore riduzione del deficit, e poi riforme strutturali vere. L’Unione europea vara ufficialmente il nuovo patto di stabilità, le cui regole dovranno essere attuate da subito, pena procedure per squilibri macro-economici dalla multe salate che potrebbero arrivare già a giugno, quando la Commissione dovrà esprimersi in merito. Un rischio che aleggia anche sull’Italia, che approva la riforma della governance economica, con il governo che produce una scollatura con i partiti della maggioranza e l’opposizione che insorge contro Giorgia Meloni.
E’ il Consiglio dell’Ue ad approvare in via definitiva la riforma delle regole di bilancio comuni, con un voto senza discussione tenuto in occasione della riunione dei ministri dell’Agricoltura. Una sede dove l’Italia avrebbe potuto opporsi o replicare l’astensione prodotta in blocco dagli esponenti di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia nel voto dell’Aula del Parlamento della settimana scorsa. Nulla di tutto ciò. Si astiene solo il Belgio, mentre il sottosegretario all’Agricoltura, Luigi d’Eramo (Lega) vota a favore, dando credito al negoziato condotto dal collega di partito, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Da oggi, subito la pubblicazione in Gazzetta ufficiale, attesa per mezzogiorno, il nuovo patto di stabilità con le sue regole sarà in vigore.
Per l’Italia la sfida non è di quelle semplici. Le nuove regole impongono, per Paesi con un rapporto debito/Pil superiore al 90%, come nel caso tricolore, la riduzione dell’1% l’anno di tale eccedenza. Inoltre, come tutti i partner europei, l’Italia dovrà rispondere alla speciale clausola di salvaguardia per cui anche chi non sfora il tetto del 3% nel rapporto deficit/Pil dovrà comunque ridurlo, per creare uno spazio dell’1,5% così da essere pronti in caso di shock, senza dover mettere sotto pressione i conti. Traiettorie di correzione per cui servirà una road-map dettagliata, un piano di consolidamento da presentare entro il 20 settembre con l’elenco di riforme e strategie di investimento chiare nella aree di comune priorità europea, vale a dire difesa e doppia transizione verde e digitale. Il piano di consolidamento è di quattro anni, ma se ne può chiedere l’estensione fino a sette, in cambio di ulteriori riforme e misure anti-debito.
La Confederazione dei sindacati europei (Etuc) stima che un piano di rientro a quattro anni vorrebbe dire per l’Italia un taglio della spesa pubblica di 25,4 miliardi di euro ogni anno, e con un piano a sette anni «solo» 13,5 miliardi. Vuol dire meno politiche per il cittadino. Dall’opposizione insorge il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte. «Il governo dice sì a manovre lacrime e sangue», critica. «Questo è un governo di patrioti che sta svendendo l’Italia». Quindi l’affondo sul ministro delle Politiche agricole. «Lollobrigida evidentemente è più bravo a fermare i treni che a stoppare un Patto sciagurato per l’Italia. Non si è nemmeno presentato all’incontro e ha inviato un Sottosegretario».
Dura anche la segretaria del Pd, Elli Schlein, secondo cui «l’incapacità di Giorgetti e Meloni di stare nel negoziato ha portato a un compromesso al ribasso che ha il sapore dell’austerity pre-Covid». Perché, spiega la dem, «l’Italia è stata completamente assente dal negoziato, non ha toccato palla, ha accettato il compromesso di Francia e Germania che è un ritorno indietro». Il risultato, continua, è che «manca spazio per gli investimenti comuni», e pesano «parametri uguali per tutti i Paesi su deficit e debito», quando invece «la proposta di Gentiloni dava dei meccanismi di flessibilità che tenessero conto delle differenze».
Da Bruxelles si richiama immediatamente all’ordine. Non è tempo di liti, «adesso è il momento di una rapida attuazione», incalza Vincent van Peteghem, ministro delle Finanze belga e presidente di turno del consiglio Ecofin, che chiede di iniziare a fare i compiti a casa sin da subito visto che, insiste, le nuove regole «salvaguarderanno finanze pubbliche equilibrate e sostenibili e aumenteranno l’attenzione sulle riforme strutturali». L’Italia e il governo Meloni sono avvisati. Il 19 giugno, dopo le elezioni europee e quindi dopo la tregua elettorale, l’esecutivo comunitario presenterà il pacchetto del semestre europeo con le decisioni su eventuali aperture di procedure per deficit eccessivo, sulla base del nuovo patto di stabilità. L’Italia dunque rischia grosso.