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21 Giugno 2024La Nota
di Massimo Franco
I veleni continuano a scorrere. E il fatto che sarà necessario molto tempo prima che l’Autonomia differenziata delle Regioni diventi operativa non li ferma. La maggioranza di governo è sulla difensiva. E le rassicurazioni della Lega secondo la quale la loro riforma non dividerà ulteriormente l’Italia faticano a fare breccia. E non tanto per gli attacchi di una sinistra che un quarto di secolo fa introdusse le prime norme sull’autonomia per fermare il secessionismo del Carroccio. La bocciatura è arrivata anche da un rapporto dell’Ue ai 27 Paesi membri.
E promette di essere più imbarazzante perché evoca due pericoli. Oltre a quello di minare l’unità del Paese, si addita un peso ulteriore per le finanze pubbliche a causa della sovrapposizione e l’aumento delle competenze a livello locale. Per una Lega che promette di voler ridurre gli sprechi e costringere a una maggiore responsabilità di spesa il Sud, è una critica radicale. Anche se da ieri lo smarcamento di alcuni esponenti meridionali di FI si è attenuato in nome della compattezza della coalizione.
La stessa premier, Giorgia Meloni, difende il provvedimento, attenta a non irritare un alleato che dovrà votare il premierato. Ma nel Country Report 2024 pubblicato il 19 giugno dalla Commissione Ue, sull’Italia si scrive chiaramente: «Il ritorno di competenze aggiuntive alle Regioni italiane comporta rischi per la coesione e per le finanze pubbliche». E il rapporto plana sull’esecutivo dopo l’apertura della procedura d’infrazione per deficit eccessivo contro sette Paesi, e con l’Ue irritata per il «no» dell’Italia al Mes.
Se a questo si aggiungono i rilievi del Vaticano e dei vescovi italiani, si delinea un fronte non tanto di opposizione alle riforme, ma al metodo scelto per realizzarle. A preoccupare è l’atteggiamento di autosufficienza del governo Meloni, deciso ad andare avanti con la prospettiva sempre più concreta di un referendum. E il muro contro muro scelto da opposizioni che, un po’ per reazione e un po’ per mancanza di una strategia alternativa unitaria, adottano un approccio simmetrico a quello della maggioranza. Si tratta di una regressione trasversale, e in apparenza inesorabile.
Ma è soprattutto una potenziale bomba a orologeria anche nella maggioranza. Fare avanzare tre misure delicatissime, sulle Regioni, il premierato e la giustizia, ognuna per un partito della coalizione governativa, rappresenta un’incognita. Il ministro Elisabetta Casellati ne dà un giudizio positivo. Eppure non si sa ancora quale legge elettorale accompagnerà il premierato; né se le riforme in contemporanea avanzeranno in modo armonico, o con una competizione strisciante e catalizzatrice di tensioni crescenti: fuori e dentro il governo.
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