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9 Luglio 2024Funaro e la cultura
Franco Camarlinghi
Pare che un problema per la formazione della giunta di Palazzo Vecchio sia la ricerca di un nome adeguato a ricoprire il ruolo di assessore alla cultura. A tale proposito si legge che Sara Funaro vorrebbe trovare all’«estero» una figura tecnica all’altezza: si sta nella città di Dante e via di seguito, mica si può fare a caso. A tutto siamo, però, disposti a credere meno che ci sia una qualche difficoltà a trovare una persona adatta a tale importante funzione pubblica. Siamo sicuri che la prima donna entrata nella sala di Clemente VII non si rivolgerà a una delle primarie agenzie internazionali di head hunter. Non lo farà perché a Firenze non si usa e poi per tradizione familiare: Piero Bargellini (a cui la nipote ha dedicato la vittoria elettorale) non glielo perdonerebbe. Prima di tornare sulla eventuale ricerca più o meno lontana dalle rive dell’Arno, conviene fare un paio di considerazioni su che cosa significhi quello che le cronache affermano, cioè che oltre che immigrato dall’«estero» il nuovo assessore dovrebbe essere un tecnico. Cosa significa, a giudizio di chi scrive? Poco o niente, per un paio di motivi. Di professionisti dell’organizzazione culturale dal punto di vista economico o altro (gli immancabili manager amati dai nostri amministratori) non si sente la mancanza. Pesa invece l’assenza di una visione alta nel favorire politiche per la cultura e di una loro definizione a servizio di istituzioni e attività legate a un’identità così importante come quella fiorentina.
Ricercare ansiosamente un tecnico potrebbe far pensare all’intenzione non di esercitare un potere per garantire vita e libertà di ricerca, quanto di dare regole o di privilegiare iniziative a puro servizio di una classe dirigente in ansiosa aspettativa di notorietà. Osservare, infatti, la rutilante celebrazione di cosiddetti eventi da parte di Comuni piccoli o grandi che tre volte per due niente hanno a che fare con la cultura, tutto ciò può far sospettare che i cosiddetti manager possano essere richiesti per il fine a cui si è accennato prima. La politica per la cultura si potrà certamente avvalere di specialisti o simili, ma l’assessore alla cultura di una città come Firenze non è un semplice esperto come può darsi che possa essere utile in altri settori dell’amministrazione. Deve essere, invece, il garante della libertà della vita culturale, del rapporto di questa con le finalità più alte di un programma di governo, affidando alle istituzioni la realizzazione di progetti in piena libertà e autonomia di ricerca, con un ruolo politico che non può essere costretto in alcuna cornice tecnica. Significa quanto sopra che non si debba andare a cercare la personalità più rilevante che sia disponibile: certamente no, anzi il contrario, avendo chiaro che alla qualità intellettuale e alla relativa esperienza deve unirsi la capacità politica di servire la cultura e non il contrario. Ultimo punto: ma che bisogno c’è o ci sarebbe di prendere il treno o l’aereo (si fa per scherzare, basta e avanza la posta elettronica), per andare a cercare qualcuno con l’idea che a Firenze non ci sia uno o una all’altezza. A parte le prove già fatte e che non hanno lasciato memorie di peso, alzare un po’ gli occhi e andare oltre i soliti noti potrebbe far fare utili scoperte a Funaro e al suo incipit da sindaca.
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