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27 Luglio 2024«L’overtourism è un danno, ha l’impatto di una raffineria. Educare il visitatore? Semmai politica e operatori»
Del Bò, teorico dell’etica e della sostenibilità
Edoardo Semmola
«È facile posare gli occhi su una raffineria o un impianto siderurgico e immaginarne l’impatto dannoso. Con il turismo invece è difficile. E questo è all’origine di molti problemi». A dirlo è il professor Corrado Del Bò, ordinario di Filosofia del diritto all’Università di Bergamo e autore di «Etica del turismo. Responsabilità, sostenibilità, equità».
Davvero si può paragonare una raffineria al turismo?
«Un fenomeno che riguarda spostamenti di persone a scopo di diletto è naturale essere portati a ritenerlo qualcosa di leggero. Ma il suo impatto è enorme. La differenza è che non ce ne accorgiamo o, meglio, non ce ne siamo accorti in tempo».
Perché ha introdotto il concetto di «etica» del turismo?
«Spesso si punta il dito verso il turista invece che verso il turismo. Come se fosse possibile prendere uno per uno tutti quelli che vengono a visitare l’Italia ed “educarli”. Poi il turismo ha due facce: i suoi effetti positivi sono sotto gli occhi di tutti, quelli negativi sono più subdoli, si notano sul lungo periodo».
Firenze ha iniziato tardi a riflettere sull’overtourism.
«La stalla chiusa a buoi già scappati. Fino a poco tempo fa neppure si dubitava che potesse arrecare danni oltreché benefici. E c’è il contraltare di realtà che aspirano a essere turistiche ma non ci riescono e non capiscono perché altre si lamentino. Ma i danni li sperimenta chi è toccato dal fenomeno quando diventa impetuoso come a Firenze o Venezia. Anzi, lo svuotamento del centro di Firenze è il più drammatico».
Più di Venezia?
«Sì perché Firenze è vicina a Roma e inserita in un contesto di grandi interessi turistici come la Toscana. Poi Venezia ha un vantaggio “naturale”: se vuole può chiudere i confini e mettere argini».
Per Firenze la partita è persa? O si può ancora sperare?
«Mettere una stretta agli affitti brevi ha ancora senso, ma è difficile perché la quantità di persone che beneficiano delle abitazioni a fini turistici è così elevato che elettoralmente è scivoloso. Poi si innestano i luoghi comuni come “volete fermare il progresso” quando il punto è chiedersi che idea di città vogliamo. Quella di “Airbnb città merce” come dal titolo del libro di Sarah Gainsforth? O si fanno veri passi in direzione opposta o il destino è segnato».
Se non si possono rendere «etici» i turisti, dove cercare l’etica del turismo?
«Il pallino è in mano a istituzioni e operatori economici. La chiave è insistere sulla cultura del limite».
In economia di mercato?
«Tutti i mercati sono regolati. Non farlo è una scelta politica. Ma, se va in ipertrofia, anche il mercato si fa un danno: perdere la qualità dell’esperienza turistica in una città che diventa una quinta teatrale senza più vita non giova al mercato».
Cosa può fare Firenze?
«Prima, rendersi conto che l’equazione più turismo uguale più benessere non sta in piedi. Poi, limitare gli affitti brevi e contrastare il turismo giornaliero, le due principali fonti di problemi, pensando alla città non come la somma di desideri individuali».
Della sottovalutazione del fenomeno ha più colpe il governo di Firenze o del Paese?
«La città ha più responsabilità del governo nazionale ma è necessario che il governo la assista perché le pressioni sono altissime. Ma se chi governa vuol fare del centro storico una quinta teatrale lo dica. Se invece non vuole…».
Palazzo Vecchio sostiene di volere il contrario.
«Scaricare le responsabilità è uno sport diffuso. E temo che la politica non abbia più la forza per fare scelte forti».
Quali strategie adottare?
«Dare priorità all’abitare rispetto al visitare. Ma le priorità ora sono ribaltate».
Barcellona che aumenta le tasse ai turisti è un modello da imitare?
«È un modello virtuoso perché indica una consapevolezza del problema. Se sarà efficace lo scopriremo».
Cosa si può ancora fare?
«Ridurre le navi da crociera o il trasporto aereo è impensabile. Ma non è tardi per le azioni delle singole municipalità. In fondo si è riusciti, a torto o a ragione, a bloccare Uber, e non si riesce a bloccare gli airbnb?».
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