FIRENZE — La prima scritta era apparsa nelle scorse settimane in via delle Oche, a 200 metri dalla cupola di Brunelleschi, una di quelle stradine del centro di Firenze dove ormai nei palazzi le porte degli appartamenti si aprono con la pulsantiera, tutti su Airbnb. “Tourists go home” sul muro, subito cancellata dall’azienda della nettezza urbana. Poi è stata la volta dell’Oltrarno, Santo Spirito, altra meta super favorita dall’esercito dei trolley. Quindi lungarno Soderini, poi ponte alle Grazie, come ha denunciato Repubblic a: “Tourists go home”, lo stesso slogan della rivolta di Barcellona. Su un cantiere di un residence di lusso sul lungarno qualcuno ha vergato “Yankee go home”, come a indirizzare la protesta verso il turismo americano, in effetti quello più numeroso. E adesso nella politica e nelle categorie economiche fiorentine suona l’allarme: «Lescritte non vanno bene. Dobbiamo evitare di arrivare a quanto accaduto a Barcellona», avverte la sindaca Sara Funaro. «Fermiamo subito l’effetto domino. Tutto possiamo permetterci meno che demonizzare il turismo, tanto più quello americano » scende in campo Bernabò Bocca, presidente nazionale di Federalberghi che è anche numero uno della cassaforte della città, la Fondazione Cassa di Risparmio.
Che sarebbe potuta finire così era abbastanza prevedibile a Firenze, almeno dal 2015 — con la pausa del Covid — subissata da un turismo spesso cafone ed eccessivo, tra risciò, mongolfiere e tour alcolici, col centrostorico che ha perso 4 mila residenti tra il 2014 e il 2022, gli Airbnb che continuano a crescere (oggi sono 13 mila), resort e residence super lusso in costruzione ovunque e gli affitti per famiglie e studenti ormai praticamente introvabili. L’Irpet, l’istituto di ricerca e programmazione della Regione Toscana, proprio due giorni fa ha reso noti dati impressionanti: 14 milioni di presenze turistiche a Firenze nel 2023, in una regione che ha sfondato il tetto record dei 52 milioni. Ogni giorno dai bus turistici orde di crocieristi sbarcati a Livorno si riversano in città per tour fugaci e una schiacciata, persino camminare in via Calzaiuoli può avolte diventare complicato e il mercato immobiliare è impazzito. Vero è che il turismo e l’indotto garantiscono un pezzo importante del Pil fiorentino, perché il turismo è croce ma anche delizia, eppure i segni di malcontento ora affiorano. Le scritte sono l’epifania più suggestiva ma ci sono anche associazioni come Progetto Firenze di Grazia Galli che da anni si battono contro l’ overtourism e le sue conseguenze, i prezzi alle stelle, i servizi introvabili. Pure i pronto soccorso sono presi d’assalto, con la Regione che ha dovuto annunciare che per i turisti extra Ue scatteranno forti aumenti di tariffe.
E lo spauracchio di una rivolta come quella di Barcellona, coi residenti armati di pistole ad acqua a sparare sui turisti, ora spaventa le istituzioni fiorentine: «Dobbiamo lavorare per la tutela della residenzialità e per un turismo sostenibile», dice la sindaca Funaro rivendicando la mossa varata proprio tre giorni fa, una delibera urbanistica che blocca i nuovi affitti turistici nell’area Unesco. Ci aveva già provato il predecessore Nardella, ma poi il Tar aveva dichiarato decaduto il provvedimento. Chissà come andrà ora: le associazioni degli host sono già pronte a nuovi ricorsi e la stessa Airbnb è contraria, anche se si è detta disponibile a discutere col Comune soluzioni per ridurre l’impatto degli affitti brevi. Forse un’autoriduzione degli appartamenti disponibili. «Dobbiamo migliorare il rapporto turisti-residenti», ritiene l’assessore al turismodi Palazzo Vecchio Jacopo Vicini. «Il turista viene visto come un nemico perché il residente non trova più casa per via degli affitti brevi. Limitarli o contingentarli risolverebbe il problema. Bene ha fatto Funaro a farne una priorità ma ora serve una legge nazionale», invoca Bocca. Proprio a Firenze si terrà il G7 del turismo in autunno. «Senza turisti restiamo un museo a cielo aperto coi ristoranti vuoti: le scritte sono un segnale inquietante » si preoccupano Confesercenti e Confcommercio. Ora saranno cancellate. Se tornassero, sarebbe segno che il malessere è forse più profondo delle impressioni.