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«La Chiesa avrebbe solo musei, gelosi custodi dei lavori degli antichi artisti, solo perciò superbi e magnifici cimiteri, da offrire alla nostra ammirazione e alla nostra imitazione? La Chiesa s’è fermata alla storia ormai spenta dei tempi trascorsi?». Sono le più esplosive delle (molte) domande che costituiscono la trama del discorso con cui Paolo VI, il 23 giugno 1973, inaugurò la Collezione di Arte Moderna e Contemporanea dei Musei Vaticani. Un appuntamento arrivato nove anni dopo il celebre discorso della cappella Sistina, in cui il pontefice chiamò gli artisti “amici”, e celebrato il 23 giugno 2023 da papa Francesco con un altro, storico incontro sotto gli affreschi di Michelangelo. Questo mezzo secolo di vita è raccontato in Contemporanea 50. La Collezione Arte Moderna e Contemporanea dei Musei Vaticani 1973-2023. Origini – Storia – Trasformazioni (Edizioni Musei Vaticani, pagine 360, euro 40,00), volume curato da Micol Forti, a guida della Collezione dal 2000, insieme a Francesca Boschetti e Rosalia Pagliarani (con prefazioni di Barbara Jatta, José Tolentino de Mendonça e Gianfranco Ravasi). Non si tratta di un semplice catalogo-vetrina del meglio di una collezione museale, ma è un contributo fondamentale alla storia dell’arte, della Chiesa e della museologia del Novecento.
È infatti la prima che viene ricostruito per intero un percorso che si estende ampiamente prima e dopo quel 23 giugno 1973. Come giustamente sintetizza Micol Forti, la Collezione «rappresenta il cuore pulsante di uno specifico e meditato “progetto” politico e culturale con cui, nel cuore del XX secolo, si è voluto affrontare un tema ben più vasto e cruciale: l’inquieto legame che unisce la Chiesa e la cultura contemporanea, la Fede e l’Arte». Forti delinea in maniera esemplare questa dimensione nel primo dei suoi due testi, seguendo tutte le vicissitudini che hanno condotto alla nascita del museo, mostrando i tentativi storici di allargare le collezioni all’arte moderna e le difficoltà riscontrate. Paolo VI prende su di sé personalmente l’impegno e la sfida di portare l’arte del tempo presente nei palazzi vaticani, e lo fa con una strategia che dimostra l’impegno personale e la complessità dell’impresa: le opere che costituiscono il nucleo iniziale sono acquisite dal pontefice come collezione personale, per essere poi donate in blocco ai Musei Vaticani. Che questa collezione abbia poi la natura di manifesto, lo dice la volontà di Montini di collocarla non in una appendice costruita ex novo ma nell’appartamento Borgia dipinto da Pinturicchio, proprio nel cuore dei Musei, nel tratto di percorso che sta tra le stanze di Raffaello e la Cappella Sistina. L’ingresso di queste opere nei Musei Vaticani costringe a gettare uno sguardo diverso, retrospettivo anche sul resto delle collezioni: non si tratta più di opere celebrative delle fede cristiana e del papato, della magnificenza del mecenatismo e del collezionismo (in cui la passione culturale è inscindibile dall’elemento ideologico), di opere un tempo collocate sugli altari. Queste opere, per scelta svincolate da una finalità liturgica, portano in sé tutte le domande della modernità e le proiettano sull’arte del passato, segnando un passaggio importante da un’idea di sacro legata al soggetto alla sacralità propria dell’arte.
Il volume poi documenta analiticamente l’avventura della Collezione nel tempo, con Rosalia Pagliarani che indaga gli eventi espositivi e i seminari internazionali tenutesi da 1974 al 1980, mentre Francesca Boschetti analizza le trasformazioni degli allestimenti, non semplice adeguamento all’espansione del patrimonio (passato nel tempo da 900 a 9.000 pezzi) ma risposta a una riflessione in tempo reale sui principi museografici e gli obiettivi della Collezione stessa. Infine ancora Micol Forti racconta ricerche, progetti e acquisizioni di un museo particolarmente vivo. Concludono il volume una sezione di apparati: un regesto delle acquisizioni dal 2003 a oggi e una bibliografia completa e aggiornata.