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21 Ottobre 2024L’altra faccia delle “Costellazioni”: mancano le idee per gestire villa Brandi e al Monte le capacità per organizzare il proprio patrimonio artistico
21 Ottobre 2024di Pierluigi Piccini
Venerdì 21 giugno 2024 è stato un giorno storico per l’Europa e il mercato turistico: il sindaco di Barcellona Jaume Collboni ha dichiarato che la città non darà nuove licenze e non rinnoverà quelle esistenti, in modo che nel 2029 nessuna casa potrà essere messa sul mercato degli affitti per vacanze. Ecco, Siena avrebbe le qualità e il sufficiente prestigio per giocare carte come questa (dando un esempio internazionale, come avvenne con la prima Ztl in Europa), con ricadute positive per la comunità. Il turismo può rimanere un problema o diventare una opportunità culturale e sociale, in una logica di accoglienza e confronto (come è stato per secoli). Il piano turistico del Comune di Siena avrebbe potuto essere una bella occasione per fare scelte coraggiose dentro un confronto vero, diretto, con la comunità. Invece ci si è limitati a “tavoli partecipativi” e ai convegni, dando la solita sensazione che il documento finale (ben fatto tecnicamente, peraltro), sia un fine e non un mezzo, e con un orizzonte limitato agli operatori turistici. Come spesso accade, la tecnicalità è stata lasciata libera di agire: si legge di brand e stakeholders, di card, di “green” e filiera corta. L’obiettivo chiaro (che pure ha una dignità) è gestire al meglio l’esistente, attivando qualche formuletta di moda, senza considerare il contesto sociale, i disagi e le esigenze dei cittadini rispetto al turismo mordi e fuggi. Si aspira al massimo a mitigare gli eccessi negativi dell’esistente, come se non fosse chiaro che spostare di poco la sosta dei pullman che scaricano centinaia di persone a getto continuo non può essere una soluzione (come non può esserlo portare i migranti in Albania). Al contrario, sarebbe indispensabile mettere in rete passioni, conoscenze, dando insperate opportunità a chi viene frustrato nell’attuale dimensione superficiale e consumistica (il turismo “mordi e fuggi”) e invece avrebbe tanto da dire e da fare, se avesse di fronte un viaggiatore un po’ più attento e curioso. Quanti artigiani, giovani laureati, intellettuali, artisti, cuochi, camerieri devono trovare gratificazione altrove, perché l’attuale modello non è in grado di affidare loro un ruolo? Anzi: tutti i cittadini, coesi, dovrebbero diventare protagonisti di un confronto con chi arriva, evidentemente attratto da una città vivace culturalmente, non dalla caricatura di sé stessa. La felicità dei residenti (totalmente dimenticati dal piano turistico) sarebbe una condizione essenziale per un modello di accoglienza utile: potrebbe generare ancora più ricchezza, ma in maniera diffusa, portando lo stile di vita a modello di confronto costruttivo con i visitatori. Invece, si arriva al massimo a dire che dovrebbero esserci dei rapporti “più autentici” tra visitatori e residenti. Del resto, cambiare paradigmi costa: significa sfidare rendite di posizione, cambiare linguaggio e modalità di comunicazione, fare scelte inizialmente impopolari (come fu quella sulla Ztl, come quella di Barcellona). Più rassicurante, più facile e perfino più redditizio politicamente (nell’immediato) è la “foglia di fico” di un piano turistico che consente di fare promesse, inserire concetti condivisibili, pur rimanendo appunto su un mero piano di enunciazione.