MARCO BRESOLIN
L’Italia non solo non fa abbastanza per combattere il razzismo e le discriminazioni contro le persone Lgbti, ma alimenta questo fenomeno attraverso un discorso pubblico “sempre più xenofobo” e con “critiche eccessive ai giudici che si occupano dei casi di immigrazione”. Il tutto in un Paese dove vengono evidenziati preoccupanti episodi di “razzismo e intolleranza all’interno delle forze dell’ordine”. A suonare il campanello d’allarme è un rapporto della commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza (Ecri) del Consiglio d’Europa.
Ma la fotografia scattata dall’organizzazione che ha sede a Strasburgo ha subito scatenato una serie di dure reazioni ai più alti livelli politico-istituzionale: dal Quirinale in giù c’è stata una levata di scudi per respingere in modo particolare le critiche alle forze dell’ordine per gli episodi di razzismo. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha infatti telefonato al capo della polizia, Vittorio Pisani, «esprimendo stupore per le affermazioni contenute nel rapporto» e «ribadendo stima e vicinanza alle forze di polizia». Prima ancora, era stata Giorgia Meloni a scagliarsi contro la commissione del Consiglio d’Europa. «Le nostre forze dell’ordine – queste le parole della premier – sono composte da uomini e donne che ogni giorno lavorano con dedizione e abnegazione per garantire la sicurezza di tutti i cittadini, senza distinzioni. Meritano rispetto, non simili ingiurie». A cascata, è arrivata la reazione del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi («È inaccettabile che un’organizzazione internazionale, di cui non tutti hanno ancora ben compreso il ruolo, insulti donne e uomini che con dedizione mettono a rischio la loro vita per garantire la sicurezza dei cittadini»), e quella del suo predecessore, Matteo Salvini: «Il Consiglio d’Europa riceve 48 milioni dall’Italia e ci insulta pure».
Il capitolo del report che ha suscitato maggiori polemiche nel governo si intitola proprio così: “Razzismo e intolleranza all’interno delle forze dell’ordine”. È frutto, come tutto il rapporto, di testimonianze e denunce raccolte dagli autori attraverso diverse fonti, visite in Italia e “dialogo confidenziale” con le autorità nazionali. Le quali avevano già ricevuto in anteprima il report e avevano inviato commenti. “Ci sono numerose testimonianze di profilazioni razziali da parte delle forze dell’ordine – si legge nel documento – che prendono di mira soprattutto i Rom e le persone di origine africana”. Per questo la commissione del Consiglio d’Europa (organizzazione che non ha nulla a che vedere con l’Unione europea) chiede alle autorità italiane di commissionare “tempestivamente uno studio completo e indipendente con l’obiettivo di individuare e affrontare qualsiasi pratica di profilazione razziale da parte delle forze dell’ordine che riguardi in particolare i Rom e le persone di origine africana”.
Il rapporto, pubblicato ieri, è stato preparato nei mesi scorsi e “rispecchia la situazione fino all’11 aprile 2024”. Ma alcune delle questioni affrontate sono di strettissima attualità, alla luce dello scontro dei giorni scorsi tra il governo e i giudici del Tribunale di Roma che avevano disposto il rientro in Italia dei migranti trasferiti in Albania. Gli autori segnalano “attacchi verbali nei confronti di esponenti della società civile che forniscono sostegno ai migranti e critiche indebite volte a mirare l’autorità dei singoli giudici che decidono su casi legati all’immigrazione”, un atteggiamento che “mette a rischio la loro indipendenza”. Ovviamente non c’è un riferimento diretto alla vicenda che vede coinvolti i giudici del Tribunale di Roma, anche se si tratta esattamente di un caso emblematico.
Nelle oltre quaranta pagine, gli autori segnalano che “in Italia il discorso pubblico – anche da parte di politici di alto livello – è diventato sempre più xenofobo ed i discorsi politici hanno assunto toni fortemente divisivi e antagonistici, in particolare nei confronti di rifugiati, richiedenti asilo e migranti, nonché di cittadini italiani con origine migratoria, Rom e Lgbti”. E nel report c’è un riferimento esplicito al libro “Il mondo al contrario” del generale Roberto Vannacci, oggi eurodeputato eletto con la Lega. “Esempi recenti di dichiarazioni razziste e fobiche nei confronti delle persone Lgbti nella vita pubblica – si legge – includono le osservazioni fatte in un libro pubblicato nel 2023 da un generale delle forze armate italiane”.
Rispetto al precedente rapporto, la commissione nota che in Italia sono stati fatti alcuni progressi, per esempio con l’introduzione dell’educazione civica nelle scuole, la raccolta di episodi di bullismo e il riconoscimento delle unioni di fatto tra persone dello stesso sesso. Ma ci sono alcune questioni che ancora “destano preoccupazione”, motivo per cui sono state formulate alcune raccomandazioni, tra cui la necessità di affrontare le questioni relative all’uguaglianza Lgbti nei programmi scolastici e di fornire maggiore sostegno ai bambini con un background migratorio. Il rapporto chiede inoltre di rafforzare l’Ufficio nazionale contro le discriminazioni (Unar), il cui status giuridico “è incompatibile con il requisito di indipendenza”.