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26 Ottobre 2024La mezzadria del terzo millennio e il cambiamento climatico: l’importanza della manutenzione del territorio contro gli eventi estremi
Nelle ultime settimane, la città di Siena e i suoi dintorni sono stati colpiti da un violento nubifragio che ha messo in ginocchio l’intera area. Strade allagate, terreni franati, danni a edifici e infrastrutture: è questo lo scenario che si è delineato dopo ore di piogge torrenziali che hanno superato la capacità di drenaggio naturale del suolo. Questi eventi meteorologici estremi sono purtroppo sempre più frequenti e legati ai cambiamenti climatici in corso. Tuttavia, oltre all’imprevedibilità del meteo, c’è un altro fattore che ha giocato un ruolo chiave: la scarsa manutenzione del territorio.
L’eredità del passato e la crisi attuale
Il paesaggio senese, come quello di molte altre zone rurali italiane, ha una lunga tradizione agricola alle spalle, dominata per secoli dalla mezzadria. Questo sistema economico, che ha regolato la gestione delle terre fino alla metà del XX secolo, impiegava i contadini nella lavorazione della terra in condivisione/conflitto con i proprietari terrieri. Uno degli effetti collaterali di questo modello era la cura costante del territorio. Campi coltivati, fossati puliti, muretti a secco mantenuti: queste attività rappresentavano non solo una fonte di reddito, ma un modo per preservare l’equilibrio naturale.
Con il declino della mezzadria e la progressiva industrializzazione dell’agricoltura, molte aree sono state abbandonate o utilizzate in maniera meno attenta, conseguenza: l’erosione del suolo, con la scomparsa delle tecniche tradizionali di gestione delle acque e a una generale perdita della capacità del territorio di assorbire le piogge intense.
Il nubifragio di Siena: una lezione dolorosa
Il recente nubifragio a Siena ha messo in evidenza quanto sia urgente ripensare alla gestione del territorio in chiave moderna. Fiumi esondati, fossi ostruiti e frane sono la conseguenza di una mancata manutenzione che amplifica gli effetti disastrosi degli eventi climatici estremi. Se il clima sta cambiando, con fenomeni più violenti e imprevedibili, è indispensabile che anche il nostro approccio al territorio evolva.
In passato, i contadini avevano una conoscenza profonda del paesaggio, acquisita tramite generazioni di esperienza. La pulizia dei canali di scolo, la manutenzione dei terrazzamenti, la rotazione delle colture e l’uso di tecniche per prevenire l’erosione erano pratiche radicate nella cultura agricola. Oggi, molti di questi saperi si sono persi o sono stati abbandonati a favore di un’agricoltura intensiva, che spesso privilegia la quantità sulla sostenibilità.
Il futuro della mezzadria del terzo millennio
Nel contesto attuale, parlare di una “mezzadria del terzo millennio” significa riscoprire una gestione del territorio basata su un equilibrio tra uomo e ambiente, adattata alle sfide moderne. Le amministrazioni locali, insieme ai privati, devono collaborare per implementare un sistema di manutenzione costante che coinvolga non solo le zone urbane, ma anche quelle rurali.
L’adozione di tecniche agricole sostenibili, come la conservazione delle siepi naturali, la manutenzione dei fossi e dei corsi d’acqua minori, l’uso di terreni coltivati come barriere naturali contro l’erosione, può fare la differenza nel mitigare gli effetti delle piogge intense. Inoltre, è fondamentale investire in opere di ingegneria naturalistica per consolidare i versanti e migliorare il drenaggio delle acque piovane.
L’importanza di un cambio di prospettiva
Il nubifragio di Siena non è un caso isolato, ma un segnale d’allarme. È il momento di smettere di considerare la manutenzione del territorio come una spesa accessoria e di riconoscerla invece come una priorità assoluta per la sicurezza delle persone e per la resilienza dei nostri territori. Un paesaggio curato, in grado di assorbire le piogge e prevenire frane e allagamenti, è un investimento a lungo termine che può salvare vite e ridurre i danni economici legati ai disastri naturali.
In conclusione, se vogliamo davvero affrontare il cambiamento climatico, dobbiamo tornare a considerare la terra non solo come una risorsa da sfruttare, ma come un sistema delicato da gestire con cura. La mezzadria del terzo millennio non sarà più basata su contratti agricoli, ma su una nuova consapevolezza: quella che il futuro delle nostre città e campagne dipende dalla capacità di rispettare e preservare l’equilibrio del territorio. Solo così potremo davvero mitigare l’impatto degli eventi atmosferici estremi e costruire una società più resiliente ai cambiamenti climatici.
(riceviamo e pubblichiamo)