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Le conferenze episcopali di Italia, Germania, Austria e Stati Uniti hanno già delle loro indicazioni per le scelte di investimento Tra le esigenze: più attenzione al dialogo con i manager delle aziende e alla selezione positiva
Non sarà troppo difficile fare in modo che le regole per gli investimenti coerenti con la fede cattolica siano le stesse da un Paese all’altro. È questo il messaggio incoraggiante lasciato alla Chiesa dalla seconda Mensuram Bonam Conference, l’appuntamento globale della finanza cattolica che si è chiuso martedì a Londra.
Gli oltre novanta professionisti del mondo finanziario, esponenti ecclesiastici e accademici arrivati da oltre sedici Paesi si sono confrontati a partire da un ricerca sullo “stato della questione”. La base è ovviamente Mensuram Bonam, il documento del 2022 in cui la Pontificia Accademia delle Scienze e delle Scienze Sociali ha raccolto esperienze, indicazioni e metodi per aiutare gli investitori cattolici a investire secondo i principi della Dottrina Sociale della Chiesa. Quello è stato il primo documento vaticano ad affrontare nel dettaglio il tema degli investimenti, ma diverse conferenze episcopali nazionali si erano già dovute confrontare con la sfida di investire secondo i principi della Chiesa e alcune si erano già portate avanti nel preparare le loro linee guida. In particolare le conferenze episcopali di Italia, Austria, Germania e Stati Uniti hanno già documenti approfonditi e molto precisi sul tema degli investimenti (per l’Italia il testo “La Chiesa cattolica e la gestione delle risorse finanziarie con criteri etici di responsabilità sociale, ambientale e di governance” risale all’ottobre del 2020) mentre altre sei conferenze episcopali hanno linee guida che i ricercatori definiscono “parziali”. Tra questi documenti ci sono naturalmente moltissimi punti in comune ma anche differenze di approccio, stile e contenuti. Qui sta il problema: le società di investimento che intendono creare strumenti coerenti con la fede (tecnicamente Fci, faithconsistent investing) vorrebbero offrire ai clienti asset globali, ma anche le piccole differenze tra le linee guida possono diventare grandi ostacoli; allo stesso tempo per i gestori di fondi cattolici queste differenze sono complicazioni che possono scoraggiare la scelta di fare investimenti Fci. La disponibilità della Mensuram Bonam, e la volontà dei vescovi, degli accademici e degli investitori di collaborare per arrivare a linee guida comuni, aiuterà a superare questo scoglio. Anche perché le differenze appaiono superabili.
La prima riguarda i criteri di esclusione, cioè l’indicazione di titoli e asset su cui non investire. Sia il documento vaticano che i quattro delle Chiese nazionali escludono investimenti su asset legati a temi come aborto, armi, contraccettivi, pornografia o uso di cellule staminali per la ricerca. Le linee guida degli Usa sono però le uniche a non prevedere criteri di esclusione legati agli abusi sugli animali e alla pena di morte, mentre solo Usa e Italia non indicano esclusioni legate a giocattoli e videogiochi dai contenuti «disumanizzanti». Mensuram Bonam indica anche altri criteri che non sono previsti da molte delle linee guida nazionali: tra questi, quelli legati ai diritti delle popolazioni indigene o alla disponibilità di cibo per i più vulnerabili. Al contrario, alcuni documenti nazionali hanno criteri di esclusione a cui il documento vaticano non fa cenno. Per esempio le indicazioni italiane citano le condotte aziendali sulla maternità, quelle tedesche l’energia nucleare, quelle belga i paradisi fiscali e quello austriache l’eutanasia.
La seconda categoria di differenze tra i diversi documenti sta nell’approccio. Pochi considerano le tecniche di engagement, cioè il dialogo investitori- azienda per migliorare le pratiche delle imprese. «Questa prospettiva – ricordano i ricercatori – non tiene conto del fatto che, nella loro essenza, le Linee guida sono un appello al dialogo tra il mondo della fede e il mondo della gestione patrimoniale e, per estensione, con il mondo degli affari nel suo insieme». Un elemento molto esplicito nella Mensuram Bonam. Lo stesso succede per l’enhancement, le tecniche di investimento che invece di concentrarsi sugli asset da scartare studiano quali investimenti promuovere. È una tecnica più laboriosa, che i documenti nazionali tendono a trascurare e invece, nota la ricerca, «dovrebbe essere visto come un elemento centrale della Fci». La condivisione della necessità di dialogare per allinearsi è emersa chiaramente dalla conferenza a Londra. « Il sostegno attivo alla conferenza di alti esponenti della Chiesa ha confermato l’esigenza da parte delle Diocesi, delle Congregazioni e delle istituzioni ecclesiastiche di iniziare a rafforzare l’impegno su questo fronte» spiega Bernard Brenninkmeijer del fondo Anthos, che ha presentato la ricerca all’evento. L’appuntamento a Londra, aggiunge Brenninkmeijer, «è stata una grande opportunità per riflettere sugli investimenti coerenti con la fede da una prospettiva ecosistemica: un incontro di proprietari di beni, clero, fornitori di servizi e gestori patrimoniali riunisce tutti gli attori. Un incontro come questo non si svolge altrove e offre un modo unico per discutere le sfide che rendono la Fci più difficile di quanto dovrebbe essere. Discutendo su come semplificare la Fci con tutti gli attori “nella stanza” sono emerse una serie di buone idee sugli strumenti, i processi e i prodotti da sviluppare successivamente ».