Bruck: “Accuse gravi, la Chiesa non capisce il rischio è sminuire l’unicità della Shoah”
18 Novembre 2024L’ultimo negazionista alla corte di Donald al petroliere Wright l’agenzia dell’energia
18 Novembre 2024Germania e futuro
di Paolo Valentino
È ormai diventato quasi luogo comune, non senza malcelato e stolto compiacimento soprattutto in Italia, additare la Germania come il «grande malato d’Europa». Al suo secondo anno in recessione, la Repubblica Federale è in verità afflitta da gravi problemi strutturali, come bassa produttività, alti costi dell’energia e del lavoro, calo demografico e scarsezza di investimenti determinata da un assurdo limite costituzionale al debito, la Schuldenbremse. Più in generale, è l’intero modello economico tedesco a essere in crisi esistenziale, conseguenza dell’aggressione russa in Ucraina e della fine del gas a basso costo che per anni aveva nutrito una crescita trainata dalle esportazioni, soprattutto verso la Cina.
Ma come quelle sulla morte di Mark Twain, anche le notizie sulla patologia tedesca sono esagerate. È vero, la Germania, e con lei l’Europa, hanno sprecato tre anni sotto la guida di Olaf Scholz, un cancelliere senza qualità, che dopo aver fatto ben sperare con il famoso discorso sulla Zeitwende, la svolta epocale, ha cercato di salvare quel che restava di un modello insostenibile piuttosto che reinventarlo. Privo di carisma e incapace di leadership, che pure prometteva di dare, Scholz ha reso ingovernabile una coalizione già disfunzionale per sé, la prima del Dopoguerra composta da tre partiti.
È ormai diventato quasi luogo comune, non senza malcelato e stolto compiacimento soprattutto in Italia, additare la Germania come il «grande malato d’Europa». Al suo secondo anno in recessione, la Repubblica Federale è in verità afflitta da gravi problemi strutturali, come bassa produttività, alti costi dell’energia e del lavoro, calo demografico e scarsezza di investimenti determinata da un assurdo limite costituzionale al debito, la Schuldenbremse. Più in generale, è l’intero modello economico tedesco a essere in crisi esistenziale, conseguenza dell’aggressione russa in Ucraina e della fine del gas a basso costo che per anni aveva nutrito una crescita trainata dalle esportazioni, soprattutto verso la Cina.
Ma come quelle sulla morte di Mark Twain, anche le notizie sulla patologia tedesca sono esagerate. È vero, la Germania, e con lei l’Europa, hanno sprecato tre anni sotto la guida di Olaf Scholz, un cancelliere senza qualità, che dopo aver fatto ben sperare con il famoso discorso sulla Zeitwende, la svolta epocale, ha cercato di salvare quel che restava di un modello insostenibile piuttosto che reinventarlo. Privo di carisma e incapace di leadership, che pure prometteva di dare, Scholz ha reso ingovernabile una coalizione già disfunzionale per sé, la prima del Dopoguerra composta da tre partiti.