Il programma di Nova. La due giorni dei 5 Stelle inizia domani alle 15 con i saluti di Conte. Fino alle 20 si alterneranno sul palco giornalisti, docenti universitari ed esponenti politici del Movimento, a confronto su vari temi. Tra gli ospiti il presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta, l’economista Joseph Stiglitz intervistato da Veronica Gentili, il climatologo Luca Mercalli, il sociologo Lucio Baccaro, e poi ancora Enrico Mentana, Federica Angeli e Peter Gomez, che dialogherà con le colleghe Agnese Pini di Qn e Daniela Preziosi di Domani. La domenica i lavori inizieranno alle 10 e 30 con un panel sulla Costituzione, ospiti i giuristi Michele Ainis, Massimo Villone e Roberta Calvano. Poi, oltre a un tavolo sull’informazione, due interviste a Tomaso Montanari e a Jeffrey Sachs, appena prima di un dibattito sulla pace con, tra gli altri, il presidente di Sant’Egidio Andrea Riccardi. Previsto anche l’intervento di Sahra Wagenknecht, leader di uno dei partiti della sinistra tedesca. Alle 14 un confronto tra Marco Travaglio e Marcello Veneziani sui 15 anni di storia del Movimento, dopo il quale riprenderà la parola Conte. A quel punto, gli iscritti avranno votato.
Collocazione politica. Un primo blocco di quesiti riguarda il posizionamento del M5S. È all’esito di queste votazioni che Conte ha condizionato la sua leadership. Gli iscritti dovranno dire se riconoscono il M5S nella definizione di “forza progressista”, formulata in diverse declinazioni tra cui “progressista indipendente” o di “sinistra” (viene citato il gruppo Left al Parlamento Ue, di cui fa parte il Movimento), messa a terra da “battaglie per l’equità sociale e per i diritti civili”. In alternativa, gli iscritti possono ritenere meglio “non dichiarare alcun posizionamento e mantenere la storica distanza dalla destra e dalla sinistra”. Fin qui la filosofia politica. C’è però un quesito ancor più specifico. E soprattutto molto più vincolante. Due opzioni. La prima a favore di alleanze con altre forze politiche, seppur “condizionate” ad “alcuni fattori” come “la condivisione di un accordo programmatico preciso”. Un contratto, insomma, a cui poi dovrebbero dare l’ok gli iscritti. La seconda opzione è tranchant: “Vietare ogni forma di alleanza”.
Mandati. Sul vincolo dei due mandati non c’è bisogno di quorum, essendo una regola inserita nel Codice etico del M5S e non nello Statuto. Qui il primo bivio è la scelta tra modificare il vincolo o lasciarlo così com’è. Gli iscritti che vogliono cambiarlo possono scegliere tra diverse opzioni: sbloccare le candidature a presidente di Regione e sindaco; alzare da 2 a 3 mandati il limite per tutti; consentire 2 mandati per ciascun livello (Comuni, Regioni, Parlamento); lasciare il limite di 2 mandati, ma renderlo superabile con 5 anni di pausa dalla politica; eliminare il vincolo a livello comunale o, infine, prevedere singole deroghe “concretamente motivate” e da sottoporre agli iscritti.
Garante e presidente. Sul Garante il quesito è tra i più diretti. La prima proposta è infatti quella di “eliminare il ruolo”. In quel caso, le sue funzioni possono scomparire oppure essere affidate al Comitato di garanzia o a un nuovo organo “appositamente eletto”. Chi invece sceglie di mantenere il Garante, può comunque limitarne i poteri, per esempio togliendogli la facoltà di “interpretazione autentica e non sindacabile” dello Statuto, oppure rendendolo “a tempo”, e cioè con 4 anni di mandato. Possibile anche conservare la figura del Garante con “un ruolo esclusivamente onorifico”. Infine, gli iscritti potrebbero togliere al Garante la possibilità di chiedere la ripetizione del voto online in caso di modifica dello Statuto. Su tutta questa parte pesa il fattore quorum.
Quesiti analoghi riguardano il presidente. Il voto potrebbe portare a una maggiore collegialità, aumentando da 4 a 8 i componenti del Consiglio nazionale eletti dagli iscritti. Anche sulle eventuali alleanze locali potrebbe non decidere più il presidente, ma il Consiglio nazionale con i territori.
Nome e simbolo. Qui il quesito, che richiede quorum, è più soft delle previsioni. La votazione è sulla possibilità di intervenire sulle regole dello Statuto che consentono di modificare il logo. Non più il Consiglio nazionale su proposta del presidente “di concerto con il garante”, ma il medesimo Consiglio nazionale su proposta o del presidente o del Garante, con ok finale degli iscritti.
La forma partito. Gli iscritti possono indirizzare il M5S verso una struttura partitica. Ci sono quesiti per una campagna di tesseramento annuale, per la formazione di una organizzazione giovanile, per una scuola di formazione e soprattutto per dare forma ai gruppi territoriali e ai loro referenti. Può cambiare anche il collegio dei probiviri (quorum permettendo): non più 3 membri, ma 5. E poi: chi si auto-candida deve aver frequentato alcuni corsi della scuola di formazione e prima si deve passare da candidature nei Comuni, così da formare la classe dirigente.
I temi. Sono 22 domande su 12 argomenti emersi dalle precedenti fasi della Costituente (sistema sanitario, pace, giustizia, eccetera). Per ognuno dei temi, gli iscritti possono esprimersi su questioni particolari o anche solo approvare le linee di indirizzo dei documenti redatti al termine dei tavoli di confronto delle scorse settimane. Qualche esempio. A proposito di politica estera, sì o no a un esercito comune Ue? Sul fisco, sì o no alla progressiva abolizione del contante? Sulla salute, sì o no a un accentramento delle politiche sanitarie? Tutte indicazioni di cui Conte potrà far tesoro, a patto che gli iscritti non portino il M5S da tutt’altra parte.