La politica a Siena: il PD tra opposizione e forza di governo “invisibile”
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12 Gennaio 2025I giornalisti cittadini di serie B
La recente seduta della Commissione Cultura ha sollevato preoccupazioni sulla trasparenza e sul rispetto delle norme regolamentari. Secondo il regolamento vigente, il Presidente di una commissione può decidere di secretare una seduta solo in presenza di specifici motivi, e deve farlo in modo formale, tramite un provvedimento scritto o una votazione. Tuttavia, nella seduta in questione, non è stata presa alcuna decisione ufficiale di secretazione, né sono stati forniti motivi legittimi per giustificarla. Inoltre, i giornalisti sono stati invitati informalmente a non partecipare, senza alcuna base normativa.
La decisione di escludere i giornalisti, priva di una giustificazione formale, ha compromesso la trasparenza dell’incontro, impedendo che il pubblico fosse adeguatamente informato. Gli argomenti trattati non giustificavano misure di riservatezza, il che rende la gestione ancora più problematica. Questo approccio informale e non regolamentato solleva dubbi sul rispetto delle regole democratiche.
Limitare l’accesso alle informazioni senza una chiara giustificazione può minare il diritto dei cittadini a essere informati e il principio di trasparenza, che sono fondamentali per il funzionamento della democrazia. Tali pratiche potrebbero attirare l’attenzione delle autorità competenti, come il Prefetto, per valutare la loro compatibilità con i principi democratici. In ogni caso, qualsiasi modifica alle regole che restringa ulteriormente l’accesso richiederebbe una maggioranza qualificata, sottolineando l’importanza di garantire una partecipazione aperta e informata alla vita pubblica.
Commissioni ’blindate’ Ingresso solo autorizzato
Inviata ai capigruppo una bozza di regolamento con le nuove regole “La presenza dei giornalisti va preventivamente approvata dal presidente”
di Cristina Belvedere
SIENA
Porte aperte ai cittadini e massima trasparenza. Dovrebbero essere i fondamenti dell’azione amministrativa. Ma è bufera sulla bozza di regolamento arrivata in queste ore ai capigruppo contenente le nuove norme di funzionamento delle commissioni consiliari, ovvero gli organismi chiamati a esaminare (e discutere) atti e provvedimenti prima del dibattito in Consiglio comunale. Nella bozza in questione è riportato che «al fine di poter superare alcune problematiche che sono emerse in sede di sedute di commissioni consiliari permanenti, nell’ambito della propria autoregolamentazione, i sottoscritti consiglieri comunali ritengono necessario adottare le seguenti misure e raccomandazioni a sostegno della migliore funzionalità delle stesse». Si va dall’invito alle strutture comunali (Direzioni) «a rispettare la programmazione delle sedute dei Consigli comunali in modo da porre alla discussione delle commissioni i temi da trattare e su cui esprimere il parere obbligatorio nei termini regolamentari previsti» alla conferma della procedura già in atto per l’approvazione dei regolamenti comunali. Si passa poi alle modalità di partecipazione dei componenti alle varie commissioni. Fin qui nulla di strano, ma la sorpresa arriva nel finale: «Le commissioni consiliari sono di regola pubbliche – è scritto nella bozza –. Le presenze, tra il pubblico, di professionisti (ad esempio giornalisti, ecc.) tese a esercitare le proprie attività professionali, devono essere preventivamente autorizzate dal presidente della commissione consiliare, tramite richiesta alla Segreteria del Consiglio, in modo da avere la consapevolezza dei contenuti di diffusione successiva». E qui è il vulnus: in pratica, viene sottoposta ad autorizzazione la partecipazione di terzi alle commissioni consiliari che per legge sono aperte al pubblico così come lo è il Consiglio comunale, a cui chiunque può avere accesso. La consigliera Pd Gabriella Piccini ha quindi presentato un’interrogazione urgente sul tema: «Su questioni di estrema delicatezza quali sono quelle che riguardano l’informazione – scrive – c’è sempre necessità di assoluta trasparenza e, nei casi controversi, all’opinione pubblica sono dovuti chiarimenti tempestivi». Insomma, una difesa del diritto di cronaca (e di critica) da parte di ogni giornalista, a cui le istituzioni e la politica non dovrebbero derogare.