Io direi che la Grammatica della fantasia, pubblicato con le nuove illustrazioni di Matthew Forsythe, è un saggio, ma già nel suo “Antefatto” Rodari scrive che questo libro non è un “saggio”. Ok, e allora cos’è? Rodari: “Non so bene che cosa sia, in effetti”.
È un saggio. E che saggio! Nel libro Rodari parla di “alcuni modi di inventare storie per bambini e di aiutare i bambini a inventarsi da soli le loro storie”. Quindi il libro ha un grande valore sia per gli adulti che insegnano ai bambini sia per quelli che scrivono per loro – così come per chiunque creda nell’importanza delle storie per l’infanzia, che dovrebbero essere importanti per tutti, anche se a volte non ne sono così sicuro.
Conta la vita
La critica letteraria sui libri per bambini è piuttosto scarsa e questo è un problema sia per i libri sia per i bambini . Quindi è una fortuna che un autore così importante abbia scritto questo testo a proposito di un genere trascurato. E la nuova traduzione di Jack Zipes trasmette tutto l’amore di Rodari per i giochi di parole.
Nel 1972 Rodari condusse un seminario di una settimana per insegnanti a Reggio Emilia, che era ed è ancora una roccaforte dell’insegnamento sperimentale. Quella settimana ispirò la Grammatica della fantasia, un testo pieno dello spirito che caratterizza l’approccio reggiano all’insegnamento incentrato sul bambino e sul gioco. Il libro è divertente, spensierato e critico, animato dalla furia di Rodari nei confronti di un sistema educativo in cui “l’immaginazione è trattata come parente povera dell’attenzione e della memoria”.
Il binomio fantastico è l’accostamento improbabile di parole, immagini o concetti
Rodari insiste sulla centralità della letteratura e della scrittura creativa nella formazione scolastica di un bambino e ci esorta ad avvicinarci a questi argomenti con un senso di piacere e apprezzamento per la bellezza. Nel capitolo La capra del signor Séguin, uno dei più appassionanti, Rodari evidenzia la posta in gioco: “L’incontro decisivo tra i ragazzi e i libri avviene sui banchi di scuola. Se avviene in una situazione creativa, dove conta la vita e non l’esercizio, ne potrà sorgere quel gusto della lettura col quale non si nasce, perché non è un istinto. Se avviene in una situazione burocratica, se il libro sarà mortificato a strumento di esercitazioni (copiature, riassunti, analisi grammaticale eccetera), soffocato dal meccanismo tradizionale: ‘interrogazione-giudizio’, ne potrà nascere la tecnica nella lettura, ma non il gusto. I ragazzi sapranno leggere, ma leggeranno solo se obbligati”.
La Grammatica della fantasia è un sollievo per chiunque si senta scoraggiato dall’attuale fervore per le discipline stem, che mettono al centro scienze, tecnologia, ingegneria e matematica, e spesso lasciano poco spazio ai benefici non quantificabili delle materie umanistiche e alle loro innumerevoli gioie. Qualche anno fa negli Stati Uniti qualcuno ha avuto l’idea di inserire “arte” nel mix, creando il nuovo acronimo steam, molto meno significativo. È stato davvero imbarazzante, come quando i colleghi in ufficio danno un contributo per comprare a Jessica una torta per il suo compleanno, una bella torta con scritto “Buon compleanno Jessica!”, e poi qualcuno si ricorda che è anche il compleanno di Carl, quindi scarabocchia “e Carl” con un colore diverso. Come chiunque con una buona istruzione in campo artistico avrebbe potuto prevedere, il programma steam non ha attecchito.
Rodari propone un modello di istruzione veramente integrato che non ha “nessuna gerarchia di materie. E al fondo, una materia unica: la realtà, affrontata da tutti i punti di vista”. Non si tratta solo di una teoria grandiosa. Rodari è pratico. Nella Grammatica della fantasia propone giochi in classe che bucano le barriere tra le discipline accademiche. Una sezione sull’insegnamento dei limerick ai bambini si conclude con questa approvazione del nonsense e dell’irrazionale: “Con i bambini, nel loro interesse, bisognerebbe stare attenti a non limitare le possibilità dell’assurdo. Non credo che abbia a scapitarne la loro formazione scientifica. Anche in matematica del resto ci sono le dimostrazioni per ‘assurdo’”.

Rispettare i bambini lettori
Tanti dei suggerimenti di Rodari sono quelli che l’autore ha usato per creare le sue famose storie. La maggior parte deriva dalla sua teoria del “binomio fantastico”, in cui l’energia narrativa è generata dall’accostamento improbabile di due parole, immagini o concetti. Se altri scrittori per bambini troveranno utili questi suggerimenti dipenderà dal loro gusto per i giochi di parole (come “ottomobile”, un’auto con otto ruote), per il rovesciamento (un uomo con un cucchiaio al posto del naso non riesce a mangiare la sua zuppa) e per i nomi bizzarri (“Un personaggio che si chiama ‘Perepè’”, dichiara Rodari, “è sicuramente più buffo di un altro che si chiami Carletto”. Su questo punto nello specifico io e Rodari non potremmo essere più in disaccordo).
La Grammatica della fantasia non è tanto un manuale su come scrivere per i bambini quanto un trattato sul perché dobbiamo rispettarli in quanto lettori, scritto da un autore che ha fondato il lavoro di una vita sulla capacità di apprezzare nel bambino la “sua serietà di fondo, l’impegno morale che mette in tutte le sue cose”.
Anche l’ultimo libro di Rodari, C’era due volte il barone Lamberto, pubblicato per la prima volta in Italia nel 1978, esce in una traduzione riveduta di Antony Shugaar, con nuove illustrazioni di Roman Muradov. Si tratta di una favola moderna, la storia di un anziano banchiere, il barone Lamberto, che apprende che il segreto dell’eterna giovinezza è far pronunciare continuamente il proprio nome e quindi assume sei persone che siedono nella sua soffitta e ripetono a turno “Lamberto, Lamberto, Lamberto”.
Tutto va bene fino a quando ventiquattro banditi, anche loro di nome Lamberto, prendono in ostaggio il barone, dando il via a una lunga trattativa con i ventiquattro direttori delle banche del barone Lamberto.
Le parti preferite dai bambini saranno probabilmente quelle che più faranno inorridire gli adulti pudichi: il nipote assassino del barone, Ottavio, che cerca di affrettare il momento dell’eredità aggredendo il vecchio con varie armi pesanti, o l’orecchio del barone Lamberto tagliato dai banditi (che poi però ricresce). La storia è sostenuta da quella che lo scrittore Italo Calvino, amico di Rodari, chiamava “leggerezza”, una storia, una struttura e una lingua senza peso che galleggiano sopra la violenza e la morte.
Le illustrazioni eleganti e spiritose di Muradov rafforzano il tono giocoso (disegna l’orecchio, e non fa per niente schifo). E la nota dell’illustratore, che esorta i bambini insoddisfatti del suo lavoro a “sentirsi liberi di modificare le illustrazioni con qualsiasi strumento a disposizione”, riecheggia il commiato di Rodari nelle ultime pagine del suo ultimo libro: “Ogni lettore scontento del finale, può cambiarlo a suo piacere, aggiungendo al libro un capitolo o due. O anche tredici. Mai lasciarsi spaventare dalla parola fine”. ◆ gim
Mac Barnett è uno scrittore statunitense di libri per bambini. Uno degli ultimi tradotti in italiano è La porta segreta. Perché i libri per bambini sono una cosa serissima (Terre di mezzo 2024).