Il banchiere contro Unicredit: “Non capisco la loro disciplina e chiedo più chiarezza sulla Russia”
Giuseppe Castagna
giuliano balestreri
milano
I conti record di Banco Bpm, con utili in crescita del 52% a 1,9 miliardi, sono la miglior difesa dalla scalata lanciata da Unicredit. «Non è che miglioriamo se qualcuno ci compra» dice l’amministratore delegato Giuseppe Castagna che presentando il nuovo piano industriale promette di remunerare con 7 miliardi di euro gli azionisti, candidando così Banco Bpm ad essere il place to be per tutti quei soci che preferiscono la solida Lombardia e il Nord Italia al remunerativo ma forse più rischioso impero europeo di Unicredit.
Poi, Castagna incalza: «In queste momento, tutte le scalate sono ostili. E l’obiettivo di ogni operazione è raggiungere il 66% del capitale per procedere alla fusione. E ottenere in questo modo sinergie di costo». E a chi gli fa notare che si tratta della stessa mossa del Banco su Anima, risponde: «No, noi non abbiamo bisogno di sinergie, ma vogliamo essere più forti e incisivi sulle fabbriche prodotto». Di più: «Una settimana dopo aver lanciato l’Opa su Anima abbiamo preso il 5% di Mps che è uno dei principali partner della sgr». Una mossa propedeutica a capire «se in futuro ci sarebbero state le condizioni per un’operazione più di sistema, ma dopo l’offerta di Unicredit questa cosa non è più attuale».
Una riflessione che porta a una stoccata diretta a Unicredit che dice «di essere disciplinata nelle acquisizioni, ma io questa disciplina non la capisco tra il 30% di Commerzbank, il 5% o forse l’8% di Generali e l’offerta su di noi. Si ammantano certi argomenti sempre di narrativa, ma serve più chiarezza» a cominciare dall’esposizione verso la Russia: «Dicono di aver ridotto l’attività del 90%, ma continuano a fare quasi un miliardo di redditività. Lo vorrei sapere nell’interesse dei miei azionisti». Così quando gli si chiede se teme che la mossa di Orcel sul Leone possa essere legata a una valutazione più morbida del golden power sull’Ops a Bpm, il manager replica duro: «Sarebbe molto grave se un operatore di mercato decidesse di realizzare un’operazione per guadagnare i favori di qualcun altro».
Il banchiere, invece, è molto più diplomatico quando gli viene chiesto se voterà a favore dell’aumento di capitale di Mps per la scalata a Mediobanca: «Valuteremo quando sarà il momento, prima ci sarà la nostra assemblea per portare l’offerta su Anima e 7 euro e dara al consiglio il potere di rinunciare al danish compromise. Mps e Mediobanca sono già concorrenti, li rispettiamo, ma non ci preoccupano». Così come non preoccupa Castagna il possibile rilancio di Orcel: «Stiamo crescendo come il mercato, non mi pare che la mossa di Unicredit sia stata molto apprezzata. E i numeri lo dimostrano» con l’offerta che resta a sconto rispetto ai corsi di Borsa. A preccupare il banchiere è il crollo della produzione industriale: «Il mestiere delle banche è sostenere l’economia, noi lo facciamo con migliaia di piccole e medie imprese. Non dovremmo mai dimenticarcelo, neppure in questo momento di grande risiko».
Sul fronte del nuovo piano, il Banco promette di portare l’utile a 2,15 miliardi nel 2027, producendo profitti cumulati per 7,7 miliardi, accompagnati da sei miliardi di dividendi, con un pay-out dell’80%, più un altro miliardo in buyback nel caso in cui la Bce riconoscesse i benefici del “compromesso danese” per Anima. Prospettive con cui punta a convincere i soci da cui «arrivano segnali di incoraggiamento» anche se il Crédit Agricole, che del Banco ha il 15% del capitale, resta alla finestra. «Mi sembrano stracontenti» del loro investimento e «faranno le loro scelte», ha detto Castagna, che ha lodato «la fedeltà, la serietà e il rispetto» dei francesi, che hanno nominato Hugues Brasseur nuovo ad per l’Italia, spostando Giampiero Maioli alla presidenza. Egualmente «fiducioso» è Orcel che «al momento» non ha «avuto interazioni» con la Banque Vert. In Borsa sia Unicredit che il Banco hanno perso lo 0,6%.