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Gettoni di Poesia, Amelia Rosselli
23 Febbraio 2025
Fenoglio e Heathcliff. Una vicinanza inquietante
23 Febbraio 2025Ferlinghetti ha scritto moltissimo, e su di lui si è scritto ancora di più. Impossibile non avere ascoltato un suo verso, non essere incappati in un suo libro
L’unica volta che noi l’abbiamo visto dal vivo, anni fa, in uno dei suoi tanti passaggi in Italia, Paese di suo padre e che fra reading e presentazioni ha percorso dalla Calabria a Trento, Lawrence Ferlinghetti (1919-2021) era in divisa d’ordinanza: cappello, barba bianca, orecchino, sorriso, penna sempre in mano e foglietti scribacchiati in tasca per fissare un’idea, un verso… Da vivo era un monumento; ora che non c’è più, un mito.
Fra mito e storia, Lawrence Ferlinghetti cento e uno anni vissuti in uno stato di rivoluzione intellettuale permanente, trenta raccolte di versi pubblicate e infiniti testi usciti dalla sua City Lights che fondò a San Francisco è stato così tante cose che è difficile sceglierne una: soldato della marina statunitense, primo dei beatnik e ultimo dei bohémien, libraio, editore, poeta, agitatore culturale e persino pittore che esordì sotto l’influenza di Morris Graves… Lui ha scritto moltissimo, e su di lui si è scritto ancora di più. Impossibile non avere ascoltato un suo verso, non essere incappati in un suo libro.
Uno. Perché costituisce un triplice esordio, e cioè: è il libro con cui Ferlinghetti lancia la sua casa editrice, che porta lo stesso nome della libreria che aveva aperto nel ’53 a San Francisco assieme a Peter Martin dando di fatto inizio alla Beat generation. È il suo esordio come poeta, firmandosi peraltro per la prima volta Lawrence Ferlinghetti, visto che il padre Carlo al suo arrivo in America fu registrato come Ferling (si tratta di una raccolta di 27 poesie che formano un album di istantanee, delle «fotografie» del mondo perduto, appunto, scritte subito dopo aver trascorso quattro anni in Francia come veterano della Seconda guerra mondiale: aveva partecipato anche al D-Day…). Ed è anche il primo volume di una collana di tascabili di poesia («Pocket Poets Series») che ha fatto la storia della letteratura del Novecento (qui uscì Howl di Allen Ginsberg, con il noto strascico di processi e polemiche, e poi raccolte di versi di Kenneth Patchen, Gregory Corso, Malcolm Lowry, Diane Di Prima, ma anche Julio Cortázar e Dino Campana…).
Per il resto, i ventisette poemetti sono magnifici. Il nostro preferito, a chi interessa, s’intitola Il mondo è un posto meraviglioso. E non è per nulla consolatorio come il titolo lascia presagire.