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15 Aprile 2025«I colloqui? Per il momento solo un teatrino che sta facendo guadagnare tempo a Mosca»
New York
Dalla Russia all’Oman, passando per colloqui telefonici con Israele. Steve Witkoff, l’inviato speciale degli Stati Uniti che guida i colloqui con Mosca sull’Ucraina, con Teheran sul nucleare e con Israele su Gaza, è in costante movimento. Ma, secondo l’analista politico americano Mark Toth, i suoi spostamenti equivalgono a un “teatrino” che ha il solo risultato di permettere a Vladimir Putin di prendere tempo.
Dopo che Witkoff ha consigliato a Donald Trump di concedere alla Russia le quattro regioni ucraine orientali che ha tentato di annettere nel 2022, il cessate il fuoco è più lontano?
Non penso che siamo al punto in cui Kiev debba fare concessioni inimmaginabili, e credo che un cessate il fuoco sia ancora possibile. Di certo non grazie alla mediazione di Witkoff.
Perché?
Steve Wilkoff è un uomo d’affari, un imprenditore immobiliare di New York, un amico di lunga data di Trump, inviato più che altro a titolo personale. I suoi incontri con Putin sono simbolici, il Cremlino non li tratta come veri momenti negoziali. La persona con la quale Witkoff ha passato più tempo a Mosca è Kirill Dmitriev, il capo del fondo sovrano russo, un altro uomo d’affari con il quale cerca di gettare le basi per opportunità di business dopo la guerra.
Non pensa sia all’altezza del lavoro diplomatico?
È inadatto. Tende ad adulare troppo Putin e non capisce la geopolitica in gioco, né le implicazioni militari del tipo di accordo che vorrebbe stipulare, quindi per me quello che dice non ha valore. La sua proposta è scandalosa e fuori luogo, l’Ucraina non lo farà, l’Unione Europea non lo accetterà.
Ma non è pericoloso che un’idea del genere venga ventilata?
Penso che stiamo assistendo a una frattura tra due campi di negoziatori statunitensi che hanno discussioni separate con Mosca e Kiev senza nessun collegamento tra i due. Questo crea confusione. Inoltre nel fine settimana abbiamo visto Wilkoff stringere la mano a Putin, poi improvvisamente buttarsi nei negoziati con l’Iran e chiamare Netanyahu. Sono dossier troppo diversi, non è attrezzato per condurre negoziati così vasti dal punto di vista della sicurezza nazionale. Ho la sensazione che questa sia solo una performance. Non è sostanziale. Per essere presi sul serio gli Stati Uniti dovranno mandare a Mosca o a Kiev qualcuno come il generale Kellogg, o il generale Ben Hajes, qualcuno che capisca le implicazioni militari.
Che tipo di messaggio potrebbero portare a Putin?
Qualcosa di realistico, come evidenziare che l’Ucraina non sta perdendo, e che l’esercito russo non è in una buona situazione, e che queste sono realtà da rispettare. Finché qualcuno a Washington non parlerà in questi termini a Putin, sarà solo un teatrino, che purtroppo sta facendo guadagnare tempo alla Russia, questo è il risultato di tutto questo.
Questo è l’obiettivo del Cremlino?
Sì, per poter lanciare le sue controffensive. Non ne ho ancora visti segnali concreti, ma quando accadrà, Trump non potrà più aspettare o nascondersi e avrà due scelte: dovrà supportare l’Ucraina pienamente attraverso mezzi di difesa aerea, aumentando la quantità di attacchi con le armi di precisione di cui hanno bisogno, o mandando più F-16, forse anche creando una no-fly zone nell’Ucraina occidentale, tutto per dimostrare a Putin che ha sbagliato i calcoli. Oppure potrà continuare a chiudere gli occhi e a insistere che la Russia si presenterà in buona fede al tavolo delle trattative. Ma spero che una volta che si renderà conto che l’intento della Russia è sempre stato di lanciare questa controffensiva su più fronti e di far fallire allo stesso tempo l’accordo fra Usa e Ucraina sulle terre rare.