LIBRI
di Mariarosa Mancuso
Jonathan Lethem omaggia il territorio in cui è nato e cresciuto tra gang, violenze e bravate. Quando non c’era la gentrificationdiMariarosa Mancuso
«Teniamo a freno il lirismo. Niente luce ambrata. Niente effetti pittorici. Non siamo qui in cerca di luce sui volti, neanche di luce attraverso le foglie, o sui cornicioni » . In felicissima sintesi, venti pagine dopo l’inizio del romanzo, Jonathan Lethem annuncia le intenzioni e lo spirito diBrooklyn Crime Novel. La sua Brooklyn, di ragazzino nato nel 1964 in una comune a Gowanus, quartiere povero e degradato abitato da afroamericani e portoricani. Pochi i bianchi come lui, figlio di un pittore d’avanguardia americano e una madre ebrea, discendente da una famiglia originaria dell’est Europa.
Non la Brooklyn di oggi, con i suoi scrittori eleganti e cosmopoliti, che abitano vicino a Park Slope. Magari in una bella “ brownstone” rimessa a nuovo. Le casette di pietra rossastra, una attaccata all’altra, con il cancelletto e gli scaliniper arrivare alla porta d’entrata: necessari quando le strade cittadine erano ingombre di rifiuti. In una abitava il detective Nero Wolfe, ma quando leggevamo i gialli di Rex Stout la parola “ brownstone” era parola da architetti. Diventava per i lettori una “ palazzina di arenaria”, come la casa dove Edith Wharton era nata e cresciuta, nella parte nobile di Manhattan.
Non si diceva brownstone. Neppure gentrification, parola ormai comune anche da noi: Jonathan Lethem la racconta da diretto testimone, a Brooklyn. Case occupate e rappezzate come capita, poi disabitate perché i poveri erano un po’ meno poveri, poi abitate dagli hippie, appena sistemate perché non ci piovesse dentro. Finché gli inquilini sparivano e arrivava il camion dell’impresa costruzioni.
Lui c’era. E racconta nei dettagli tutti i giochi e gli scherzi, anche pesanti, tra ragazzini di Dean Street. I furtarelli ai danni dei bottegai, dolci soprattutto. I soldi ben nascosti addosso, e un dollaro arrotolato nel calzino per le emergenze. Nel caso altri ragazzini ti volessero derubare. Jonathan Lethem chiama questi approcci — quasi mai violenti come accadrà negli anni Ottanta — “la danza”. Un rito quasi tribale.
Con l’arrivo della metropolitana, cambiano le audaci e rischiose imprese. Intrufolarsi senza bigliettoera il minimo, poi c’era il passaggio tra i due vagoni, e le esplorazioni nei tunnel in disuso. La costruzione della metropolitana di New York era stata avviata da due ditte concorrenti, ognuna aveva scelto lo scartamento — la distanza tra i binari — che preferiva. Da qui le stazioni fantasma, e le linee abbandonate.
A Dean Street, centro della vita collettiva, ci sono ragazzini neri, qualche ragazzino bianco, un ragazzino che non esce mai di casa, se non per andare a scuola — lo ritroveremo dopo qualche centinaio di pagine, farà lo scrittore. Senza nome, come tutti gli altri personaggi: forse è Jonathan Lethem, forse qualche rivale, gli scrittorine hanno sempre. Se andavano in metropolitana dopo il tramonto, le ragazze localizzavano le drogherie aperte, utile riparo dai malintenzionati.
Jonathan Lethem aveva iniziato esplorando mondi lontani e fantascientifici. Era tornato sulla terra per raccontare in La fortezza della solitudine le strade dove era cresciuto — i genitori libertari e alternativi certo non trascorrevano le giornate a occuparsi di lui. Protagonisti: Dylan il ragazzino bianco e Mingus il coetaneo nero, quando le famiglie nere vivevano asserragliate in un palazzo, per paura che i bianchi tornassero.
Poi c’era stato il magnifico Motherless Brooklyn, protagonista un ragazzo con la sindrome di Tourette, un disturbo che non controlla l’emissione e l’appropriatezza del linguaggio: chi ne soffre, esplode in frasi incontrollate, indecenti, spesso violente. Orfano, vuole fareil detective, e il detective farà — sullo sfondo, una grande speculazione edilizia.
Le oltre 500 pagine diBrooklyn Crime Novel sono un caleidoscopio di frammenti, episodi, dialoghi, incontri. Preceduti da un titolo e con la data di riferimento, utile ma non indispensabile per orientarsi nel vorticoso andirivieni che arriva agli anni Ottanta del Novecento. I ragazzini crescono, poi si ritorna all’infanzia, tra una bravata e l’altra. Per qualcuno, alla passione per la letteratura: hanno sentito dire che da quelle parti sono nascoste le carte segrete di Lovecraft.