Presidenziali, al primo turno avanti il leader nazionalista. Alcuni siti ministeriali colpiti da hacker russi
Quando gli hanno chiesto un commento a caldo sui primi exit poll, Victor Ponta ha risposto «non sono contento né triste perché dipende dalla televisione che guardo». Nella notte i risultati reali hanno confermato il quarto posto per il candidato populista. Ma il timore di un bis delle elezioni presidenziali dello scorso novembre sembrava in agguato. Allora sia exit poll sia in sondaggi avevano clamorosamente sbagliato tutte le previsioni. E non avevano visto arrivare il vincitore, il neofascista Calin Georgescu. Anche ieri i sondaggisti avvertivano che metà degli elettori interrogati all’uscita dei seggi «non rispondono» e lo interpretavano come l’ennesimo sintomo di un Paese in preda all’ira e alla sfiducia verso «il sistema».
Al primo turno delle presidenziali è assodata la vittoria del leader dell’estrema destra George Simion. Anche stando alle proiezioni della notte, il numero uno di Aur sembra abbia preso oltre il 40%, un terzo in più rispetto alle stime dei sondaggi. E tra i rumeni della diaspora le proiezioni della notte lo davano addirittura al 60% (Georgescu aveva vinto anche grazie ai rumeni all’estero, a novembre). In serata Simion ha detto «il popolo rumeno ha parlato e nonostante le manipolazione e gli ostacoli, i rumeni si sono sollevati».
Il secondo posto che servirà a sfidare Simion al ballottaggio previsto per il 18 maggio è conteso trauna vecchia conoscenza della politica rumena, Crin Antonescu, sostenuto dalle forze moderate (socialdemocratici e liberali) e il sindaco di Bucarest e candidato indipendente e filoeuropeista Nicusor Dan. Entrambi oscillavano intorno al 20% nei risultati parziali.
Simion è la dimostrazione che il kit del sovranista funziona in molti Paesi della vecchia Cortina di ferro. Il copione, in Ungheria come in Slovacchia, in Polonia e ora in Romania è lo stesso; vittimismo e nostalgia per i bei tempi andati, ostilità verso le élite, euroscetticismo, contrarietà ai migranti, feroce nazionalismo, avversione contro l’Ucraina che a volte diventa manifesta subalternità alla Russia di Putin.
Il 38enne leader di Aur e vicepresidente in pectore del gruppo Ecr e alleato di Meloni, si è presentato a sorpresa ieri mattinaal seggio con l’ex candidato delle elezioni di novembre, il neofascista Georgescu, bandito dalle elezioni dai giudici rumeni per irregolarità alle elezioni di novembre. E Simion ha sottolineato di aver voluto segnalare la sua «unica missione, il ripristino dell’ordine costituzionale, il ripristino della democrazia». Il voto era stato annullato a novembre dalla Corte costituzionale e motivato dalle enormi incursioni russe scoperte nella campagna elettorale di Georgescu, ma anche dalle sue bugie sui finanziamenti elettorali e altre irregolarità su cui la magistratura sta indagando.
Simion vanta una potenza sui social simile a Georgescu: 1,3 milioni di follower su Tiktok e un’enorme seguito sui canali Telegram, doveuna miriade di account filorussi lo sostengono con la loro propaganda sulla presunta “dittatura” dell’Unione europea e dei “globalisti”. Tuttavia, durante la ca mpagna elettorale, il leader di Aur ha in parte moderato i suoi contenuti.
Il suo sfidante sarà Crin Antonescu oppure Nicursor Dan. Ma in Romania l’entusiasmo intorno ai candidati moderati ed europeisti è piuttosto contenuto. Antonescu è sostenuto da un’ampia coalizione rappresentata dai socialdemocratici del Pds, dai liberali del Pnl e da un partito che rappresenta la minoranza ungherese. Ma l’ex insegnante è un vecchio volto della nomenklatura rumena: nel 2012 tentò un putsch contro l’allora presidente Traian Basescu con la complicità di un altro candidato che si è ripresentato alle elezioni di ieri: Victor Ponta. Mentre il candidato che fino a ieri era terzo nei sondaggi ma ha rimontato su Antonescu è Dan, che ha condotto una campagna elettorale battendosi contro i populismi di alcuni rivali rivali e di Simion. Peraltro contro il leader dell’estrema destra si è anche schierato un ampio fronte di scrittori e artisti che hanno sottoscritto una lettera per convincere i loro concittadini a non votare per “gli estremisti”.