
Cultura a Siena: ora servono visione e strategia
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Le recenti dichiarazioni della principale rappresentante dell’amministrazione cittadina, incentrate su musei, mostre, restauri e spazi da riaprire, offrono uno spunto utile per riflettere sullo stato attuale della cultura a Siena. Tuttavia, l’elenco delle iniziative rischia di restare un insieme disordinato di buone intenzioni, se non sostenuto da una visione chiara, da una strategia coerente e da una politica culturale solida.
Conservare e valorizzare il patrimonio è un dovere, ma rappresenta anche il minimo indispensabile per una città come Siena. La cultura non si misura attraverso inaugurazioni o bandi occasionali: significa produrre, innovare, generare valore, formare, connettere e trasformare. Serve una progettualità capace di entrare nei processi sociali, economici ed educativi, che consideri la cultura non solo come oggetto da esporre, ma come terreno da coltivare con continuità, attraverso reti forti e strumenti realmente accessibili.
Da chi oggi ha la responsabilità amministrativa non emerge, finora, una visione di questo tipo. Si annunciano mostre e bandi, ma senza un’infrastruttura di sostegno adeguata, queste iniziative rischiano di rimanere episodi simbolici. Il bando per giovani artisti, ad esempio, appare isolato e privo di un sistema che ne accompagni lo sviluppo o ne favorisca l’inserimento in un tessuto produttivo. Anche la mostra di Jacob Hashimoto, presentata come rappresentativa dell’orientamento culturale in corso, rispecchia un approccio rassicurante e decorativo, poco incline al confronto critico con il presente artistico, e privo del coraggio di sperimentare (come invece dimostrato nel progetto “Assistere il buio”).
Colpisce inoltre l’assenza totale di riferimenti al digitale: nessuna parola sulla mediazione multilingue, sulla realtà aumentata, sulle piattaforme online. In un’epoca in cui il digitale è parte integrante dell’esperienza culturale, questa mancanza segnala una visione conservativa, in cui il contemporaneo viene accettato solo se non disturba.
La cultura appare così ridotta a strumento di promozione turistica, più utile ad aggiornare il depliant istituzionale (come suggerisce anche il recente video promosso dall’assessorato al turismo: https://www.facebook.com/watch/?mibextid=rS40aB7S9Ucbxw6v&v=4182231465393174) che a coinvolgere realmente la cittadinanza. Ma una cultura che non si connette con la formazione, il lavoro, la progettazione e la vita quotidiana perde efficacia, smette di essere motore di sviluppo e di futuro.
Siena ha una storia importante, ma non può vivere di rendita. Deve investire in competenze, aprirsi ai linguaggi del presente, creare lavoro qualificato, dialogare con l’Europa e con le nuove generazioni. Deve tornare a pensare la cultura come politica pubblica, come bene comune e come diritto.
Finché continueremo a elencare invece che costruire, a restaurare senza innovare, a celebrare senza formare, Siena non avrà una vera strategia culturale. E senza una strategia culturale, una città lentamente si spegne.
(p.p.)