
Piancastagnaio, centrale geotermica tra le 10 buone pratiche nazionali di Lega Ambiente
26 Maggio 2025
Biotecnopolo: tra annunci e realtà, Siena attende i fatti
27 Maggio 2025L’intervista rilasciata da Cristiano Leone a Exibart il 15 maggio 2025 — titolata “Santa Maria della Scala, un laboratorio culturale per l’Europa” — rilancia un progetto ambizioso: tre studi internazionali, un grande masterplan, l’idea di trasformare il complesso in un polo culturale di rilevanza continentale.
Una visione suggestiva, certo. Ma a Siena di visioni se ne sono ascoltate molte, negli ultimi anni. E intanto gli spazi restano chiusi, i cantieri non partono, le risorse mancano, i tempi si allungano. La distanza tra ciò che si promette e ciò che accade è diventata insostenibile. E la città non può più permettersi di aspettare.
Santa Maria della Scala è da tempo al centro di annunci, studi, incarichi, conferenze stampa. Ma nella sostanza è ferma. La nomina di Leone, a gennaio 2024, aveva suscitato aspettative. A quasi un anno e mezzo di distanza, però, non esiste un progetto esecutivo, non è stata approvata una sola opera, non è stato aperto un cantiere. Non c’è un cronoprogramma. Non c’è un piano attuativo. C’è, invece, molta comunicazione.
Ma Santa Maria non è un oggetto narrativo. È un’infrastruttura urbana e culturale che incide direttamente sulle scelte urbanistiche della città. E come tale va trattata. Ripensarla significa affrontare insieme due dimensioni: quella fisica, legata al recupero degli spazi; e quella culturale, legata alla funzione che questi spazi dovranno avere.
Riaprire il complesso significa mettere in moto processi reali: reperire risorse, superare vincoli amministrativi, costruire relazioni istituzionali, garantire continuità operativa. Ma senza una direzione chiara, senza una visione concreta del “per cosa” si riapre, ogni recupero rischia di trasformarsi in una scatola vuota.
E non si tratta di dettagli. I tempi tecnici per qualsiasi intervento sono noti:
- almeno 1–2 anni per la progettazione esecutiva, che oggi non esiste;
- altri 1–2 anni per reperire finanziamenti strutturali, che ancora non sono stati individuati;
- 2–3 anni per bandi, lavori, collaudi.
Questo senza intoppi. Dunque, anche nelle condizioni migliori, servono almeno cinque anni. Ma perché ciò accada è indispensabile partire entro il 2025. Ogni mese perso allontana la soglia del 2030. E oggi, va detto chiaramente, nessuna delle condizioni necessarie è attiva.
La Fondazione dovrebbe presidiare ogni fase: dalla progettazione alla gestione dei cantieri, dalla programmazione culturale alla costruzione delle reti. Seguire le progettazioni significa anche pagarle: sono le prime a dover essere finanziate, perché senza progetti esecutivi non si apre nulla. E invece si continua a navigare a vista.
Serve una scelta politica, non un collage di suggestioni. Santa Maria sarà un museo? Un centro per la produzione artistica? Un luogo per la formazione, per la ricerca, per i giovani? O cosa d’altro? Tutto insieme? Ogni opzione è legittima, ma va assunta con chiarezza e responsabilità.
La programmazione culturale non si improvvisa. Mostre, laboratori, attività educative richiedono almeno 12–18 mesi di preparazione. Anche la cultura ha i suoi tempi tecnici, che oggi sembrano ignorati. E anche su questo piano, senza una governance stabile e una visione pubblica, si continuerà a oscillare tra eventi isolati e promesse generiche.
Santa Maria della Scala è una delle ultime grandi possibilità per Siena. Continuare a evocare la sua rinascita senza affrontare le condizioni concrete perché ciò accada è solo un esercizio retorico. E la retorica non basta più.
La città ha bisogno di risposte operative, di risorse certe, di tempi compatibili con la complessità del progetto. Ha bisogno di cultura costruita, non solo evocata. Ha bisogno di spazi aperti con un senso, e non solo di cornici restaurate.
Le considerazioni che pongo non sono previsioni. Sono ipotesi fondate su dati minimi, su tempi tecnici reali, su condizioni che — oggi — non sono ancora state attivate. Se il 2025 si chiuderà senza l’avvio dei lavori, dovremo prendere atto che un’altra occasione rischia di andare perduta. E stavolta, senza appello.