
Bob Dylan – Blowin’ in the Wind
11 Luglio 2025
Il sindaco difende l’ascensore
11 Luglio 2025Con l’istituzione del Gruppo volontari della Polizia Locale, l’amministrazione comunale di Siena compie una scelta simbolica e politica che merita attenzione. Dietro l’intento dichiarato di coinvolgere i cittadini nella cura del territorio, si afferma un modello di città fondato più sulla sorveglianza che sulla coesione, più sulla percezione della paura che sulla costruzione della fiducia.
Non esistono oggi a Siena emergenze di ordine pubblico tali da giustificare misure straordinarie. Eppure, si sceglie una risposta che rafforza l’idea di una città da vigilare, anziché da vivere. Una città dove la partecipazione civica viene trasformata in presidio, e la figura del cittadino si piega a quella della “sentinella”.
È un cambiamento di sguardo profondo. Al posto di investimenti in relazioni sociali, spazi educativi, politiche per i giovani o cultura diffusa, si propongono misure che rispondono più all’immaginario del rischio che ai problemi reali. È la logica della sicurezza come deterrenza, non come prevenzione; del controllo, non della responsabilità condivisa.
Il recente caso delle ronde “anti-maranza” a Milano — oggi al centro di un’inchiesta per violenza privata e legami con l’estrema destra — ci mostra quanto possa essere fragile il confine tra presidio civico e degenerazione autoritaria. Certo, Siena è lontana da questi scenari. Ma la cultura che normalizza la presenza di “volontari” per la sicurezza, in parallelo alle forze di polizia, può aprire spazi pericolosi, in cui il controllo sostituisce il legame sociale.
Quella verso cui la città sembra andare è una società più diffidente, che rinuncia al proprio patrimonio di relazioni per adottare una logica di sorveglianza. Una Siena che rischia di smarrire la propria vocazione educativa, culturale, comunitaria, lasciando spazio a un’amministrazione che preferisce gestire la paura piuttosto che trasformarla.
Invertire questa tendenza è possibile. Ma serve una visione diversa: la sicurezza si costruisce con la presenza istituzionale, la scuola, il welfare, i servizi, la cultura. Non bastano regolamenti e presidi simbolici. Serve il coraggio di una politica che sappia unire, non solo contenere. E che riconosca che una città sicura è prima di tutto una città giusta.