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L’aumento dei dazi commerciali e l’incertezza sulle relazioni internazionali stanno creando forti preoccupazioni anche nel settore bancario. Le banche europee, già esposte a mercati globali instabili, temono un rallentamento degli scambi, una frenata degli investimenti e un aumento della sfiducia tra imprese e famiglie. In questo scenario, il rischio di crisi finanziarie locali e sistemiche torna a farsi concreto.
Negli ultimi giorni si è riaccesa la tensione commerciale a livello globale. Un grande Paese ha annunciato nuovi dazi, cioè tasse su prodotti importati, colpendo Canada, Brasile e forse anche l’Europa. Le motivazioni ufficiali parlano di sicurezza, squilibri economici e difesa del mercato interno, ma dietro c’è anche un uso politico dei dazi, per punire governi ritenuti ostili o spingere le imprese a spostarsi negli Stati Uniti.
Il Canada rischia un’imposta del 35% su tutte le esportazioni verso gli USA, con motivazioni legate al traffico di droga e alle tasse sui servizi digitali. Il Brasile è stato colpito con dazi del 50% su beni strategici, in quello che appare come un attacco politico contro l’attuale governo. Anche l’Europa è sotto pressione: si parla di tariffe fino al 50% su acciaio, auto e prodotti agricoli. I negoziati con gli Stati Uniti sono in corso, ma c’è molta incertezza.
Le borse europee hanno reagito male, e aumentano le preoccupazioni tra imprese e famiglie. Secondo alcuni economisti, i nuovi dazi potrebbero frenare la crescita, alzare i prezzi e spingere verso una recessione. L’Europa si trova divisa: alcuni governi vogliono un accordo rapido per evitare danni, altri chiedono una risposta più forte. Intanto si discute anche della necessità di rafforzare l’integrazione economica europea, per affrontare insieme le sfide globali.
Nel complesso, il ritorno ai dazi e al protezionismo mette a rischio la stabilità economica, e mostra quanto sia fragile l’equilibrio internazionale.