
Il Pd trova l’intesa su Giani: candidato sì, ma alle condizioni di Schlein
15 Luglio 2025
Viale Sclavo: un’occasione perduta. Il Comune cancella l’interesse pubblico e regala una rendita privata
15 Luglio 2025
Sul tavolo del risiko bancario italiano, la partita tra Mps e Mediobanca continua ad accendere polemiche e tensioni, ma anche a svelare le vere ambizioni che si muovono dietro le quinte. Da un lato c’è l’istituto senese che, forte della regia governativa e della spinta dei suoi soci più influenti, punta a conquistare Piazzetta Cuccia con un’offerta pubblica di scambio. Dall’altro c’è Mediobanca, che difende la propria autonomia e lo fa con voce ferma, attraverso il suo amministratore delegato Alberto Nagel.
Nagel ha parlato chiaro: ci sono troppe anomalie in questa operazione per non vederci un disegno più ampio. A partire dalla vendita dell’ultima tranche di Mps da parte del Tesoro, finita nelle mani di grandi soci come Delfin e Caltagirone, che già controllano quote rilevanti proprio di Mediobanca. Strane coincidenze, secondo Nagel, che fanno pensare a un piano orchestrato con largo anticipo per spianare la strada all’assalto su Mediobanca.
Poi c’è la struttura stessa dell’offerta: un’offerta senza premio, proposta da un istituto più piccolo rispetto al suo obiettivo, e con dietro gli stessi grandi soci che siedono nei due consigli di amministrazione. Un puzzle difficile da spiegare con la sola logica di mercato. Anche perché, nel frattempo, il governo gioca più partite contemporaneamente: da un lato è il primo azionista di Mps, dall’altro regola il mercato con il golden power, influenzando le mosse di altri attori come Unicredit e Banco Bpm.
La Commissione europea non ha tardato a farsi sentire: il golden power italiano non può andare oltre certi limiti senza scontrarsi con le regole comunitarie sulla concorrenza. Un messaggio chiaro che raffredda le velleità di Palazzo Chigi e spinge la politica a maggiore cautela.
In questo clima, Mediobanca difende la propria identità, consapevole di rappresentare non solo un pilastro storico della finanza italiana, ma anche un punto di equilibrio nel sistema bancario europeo. Nagel non ha nascosto le sue perplessità, ma allo stesso tempo ha ribadito la fiducia nella solidità del proprio istituto, capace di camminare con le proprie gambe e di scegliere le alleanze giuste senza forzature.
In fondo, dietro la partita tra Mps e Mediobanca si gioca qualcosa di più importante di una semplice fusione: il futuro dell’indipendenza e della stabilità finanziaria in Italia. E in questa sfida, Mediobanca ha dimostrato di avere ancora molte carte da giocare, con la lucidità e la forza che da sempre la contraddistinguono.