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La celebrazione dei mille giorni di governo non è solo un bilancio, ma anche la conferma di un metodo di potere. Giorgia Meloni sceglie di mostrare forza e determinazione, ma imposta il dialogo su un terreno chiaro: si parla solo con chi accetta le regole dettate da Palazzo Chigi, mentre chi critica o si oppone — magistrati, sindacati o partiti — viene sfidato e isolato.
Dal congresso della Cisl, la premier ha rilanciato l’idea di un “Patto di responsabilità” con i sindacati e le imprese per aumentare produttività e salari. Ma ha anche tracciato un confine netto: il dialogo si fa con chi vuole collaborare, come la Cisl di Daniela Fumarola. Gli altri, come Cgil e Uil, restano fuori, bollati come “massimalisti” e “antagonisti per principio”.
Meloni rivendica i risultati: oltre un milione di posti di lavoro, dieci miliardi in più per la sanità rispetto al 2022, record di recupero fiscale, spread al minimo da 15 anni. Ma tra le righe non mancano le ammissioni: la produttività è ferma, la crescita fragile, i salari ancora troppo bassi. La premier promette più investimenti, puntando sul Pnrr e sulle trasformazioni tecnologiche, ma senza indicare una via d’uscita immediata.
Sul fronte internazionale, Meloni ha rassicurato sul rischio di guerra commerciale con gli Stati Uniti dopo i dazi di Trump: «Sarebbe un danno per i lavoratori», ha detto, ribadendo che la questione è in mano all’Unione Europea.
Quanto ai migranti, la linea resta dura: la premier promette di continuare a ridurre gli sbarchi «nonostante l’opposizione politicizzata di una parte della magistratura». E anche sulla guerra a Gaza, dopo il bombardamento israeliano che ha colpito una chiesa cattolica, Meloni ha rotto il silenzio definendo «inammissibili» gli attacchi ai civili, ma senza mai mettere in discussione le relazioni con Israele o il memorandum militare che lega Roma a Tel Aviv.
Dietro la festa per i mille giorni si intravede dunque la vera impostazione di governo: premiare chi collabora, sfidare chi resiste. Meloni lo dice chiaramente: «Gli italiani ci hanno chiesto di governare e non lasceremo che ci venga impedito».
Ma mentre la premier indossa i panni di Berlusconi rilanciando lo slogan del “milione di posti di lavoro”, intorno a lei l’Italia resta inchiodata: i salari crescono poco, la produttività ristagna, le disuguaglianze aumentano. E la festa dei mille giorni rischia di restare una celebrazione di propaganda, più che un bilancio di sostanza.