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Una crescita poderosa ha caratterizzato la fruizione del settore, che occupa 843mila professionisti. Federculture: nelle gallerie statali 61 milioni di visitatori, un numero mai registrato prima
Ottimo il trend dei concerti (+14,5% rispetto al 2023) e la fruizione di siti archeologici e monumenti. In ripresa pure il cinema che, benché in un periodo difficile, migliora gli accessi: +11,7%
È la cultura a trainare il turismo in Italia. E il 2024 è stato un anno boom con la fruizione dell’intrattenimento che ha nettamente superato i livelli prepandemici. Sorprende, in particolare, la crescita a due cifre del teatro rispetto al 2023 (+11,6 e +6,6% sul 2019), mentre prosegue l’inarrestabile tendenza positiva dei concerti: +14,5% sul 2023 e addirittura +20% sul quinquennio. Ma anche musei e mostre godono di ottima salute (+3,5% sul 2023 e +3,8% rispetto al 2019), così come siti archeologici e monumenti che vedono aumentare le rispettive fruizioni del 4,4% nel confronto con il 2023 e addirittura del 10,7% con quello del 2019. Unico neo in questo panorama è il cinema, che eccelle rispetto al 2023 (+10,7%), ma che perde un significativo 9 per cento nel paragone con l’anno che ha preceduto la diffusione della pandemia da Covid-19. Sono i dati più significativi contenuti nel 21esimo Rapporto annuale “Impresa Cultura” (edito da Gangemi Editore) di Federculture presentato ieri.
Lo scorso anno a fare la parte del leone, in termini di visitatori, sono stati i musei: 60,8 milioni i fruitori che hanno staccato il biglietto (gli introiti lordi sono stati pari a 382 milioni di euro), un numero mai registrato in precedenza, non solo rispetto all’andamento del 2023 (+5,4% visitatori, + 21,7% introiti), ma anche se confrontati con gli ottimi numeri del 2019 (+11% e +57,6%). Il Colosseo resta il sito più visitato d’Italia:
raddoppiati i visitatori (93,4%) rispetto al 2019.
Dunque, evidenzia il Rapporto, la cultura si conferma il principale motore della domanda turistica tanto che nel 2024, i comuni a vocazione culturale toccano il 63,2% delle presenze, con un’incidenza pari a circa il 57% del totale della componente turistica straniera, «che sceglie l’Italia proprio per la ricchezza dei luoghi e l’unicità dell’offerta culturale». L’aumento dei flussi turistici è trainato dalle presenze straniere che, secondo i dati Istat, nel 2024 hanno raggiunto i 254 milioni (+8,4% rispetto al 2023). Anche per questo, avverte Federculture, occorrono «una programmazione e degli interventi mirati, per evitare che l’aumento del turismo generi effetti negativi sulle località interessate, a discapito della qualità di vita dei residenti, dell’ambiente e della tutela del patrimonio culturale ». È il fenomeno dell’overtourism, che «porta con sé anche la diffusione incontrollata degli affitti brevi turistici, soprattutto nelle città d’arte». Ma nonostante «le criticità che questo comporta per le famiglie residenti, non si può non constatare – specifica “Impresa Cultura” – che la crescita degli affitti temporanei ha avuto un impatto positivo sulla capacità ricettiva italiana, ampliando la domanda e diversificando l’offerta e di conseguenza sostenendo il turismo culturale. Negli ultimi 15 anni gli affitti temporanei hanno generato in media 30.000 presenze in più all’anno». Un dato ancora più evidente «nelle aree interne meno sviluppate, in cui questo modello rappresenta una concreta opportunità di crescita turistica e sviluppo economico, con un impatto ambientale ridotto grazie alla minimizzazione del consumo di nuovo suolo».
Federculture sottolinea inoltre l’apporto dei Festival nell’ambito delle iniziative culturali – almeno 3.000 le iniziative distribuite in tutta Italia – e il successo delle Capitali italiane della cultura, che hanno «un effetto immediato in termini di turismo culturale». Tra i professionisti della cultura, secondo l’Istat, si stimano 843mila occupati, con una quota di over 50 del 37% (la più alta nella media europea). La cultura, come emerge dall’analisi appena presentata, vive anche grazie alle corpose erogazioni liberali: ammontano a 1,08 miliardi (dato al 30 aprile 2025) quelle ricevute in questo decennio dagli enti ammissibili registrati sul portale Art Bonus, la misura che ha permesso a imprese e privati di contribuire al sostegno del patrimonio culturale italiano, ottenendo in cambio un credito d’imposta pari la 65% delle erogazioni liberali effettuate.
Per il presidente di Federculture, Andrea Cancellato, «la cultura rappresenta l’identità e la coesione nazionale, l’esercizio della ricerca e del confronto delle conoscenze e dei saperi, la pratica quotidiana dei cittadini, in particolare dei giovani. Un vero e proprio “welfare culturale” fondamentale per la società e il Paese, che va sostenuto e fatto crescere. Per questo abbiamo negli anni posto all’attenzione dei decisori proposte concrete con spirito costruttivo e collaborativo. Tra queste nel mese di giugno è giunta al traguardo una nostra richiesta: il taglio dell’Iva per le opere d’arte da 22 al 5%. Un provvedimento di grandissima rilevanza capace di rivitalizzare un settore della cultura, quello del commercio delle opere d’arte, in fortissima crisi».
Insomma, un dato è certo: « Il biennio nero della pandemia è stato ampiamente superato – come afferma il direttore del Centro studi di Federculture, Alberto Bonisoli –. Trend molto positivi caratterizzano sia i consumi degli italiani sia la fruizione delle esperienze culturali e questo ci dà modo di ritenere che si tratti di tendenze strutturali».