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Il vino toscano rischia un colpo durissimo con i dazi al 30% annunciati da Trump sulle esportazioni verso gli Stati Uniti. Un provvedimento che potrebbe entrare in vigore dal primo agosto e che spaventa in particolare la Toscana meridionale, dove province come Siena, Grosseto e Arezzo vivono di vino e agroalimentare. Gli Stati Uniti rappresentano il primo mercato per il vino italiano e per i grandi rossi toscani, come il Brunello di Montalcino, il Vino Nobile di Montepulciano e il Morellino di Scansano. Solo nel 2024 la Toscana ha esportato oltre 1,2 miliardi di euro di vino, di cui una parte importante diretta proprio oltre Atlantico.
Già nei primi mesi del 2025 si sono visti i primi segnali di rallentamento, con volumi di vendita in calo e una crescente difficoltà a mantenere i livelli di esportazione. Se i dazi entreranno in vigore, i prezzi del vino toscano negli Stati Uniti saliranno in media del 25-30%, rendendo i prodotti meno competitivi rispetto ad altre regioni vinicole del mondo. A peggiorare lo scenario contribuisce la svalutazione del dollaro, che riduce il potere d’acquisto dei consumatori americani e scoraggia gli importatori.
La provincia di Siena è la più esposta a questa crisi, con un tessuto produttivo che guarda agli Stati Uniti come mercato privilegiato e che fatica a diversificare. Le giacenze di vino in Italia sono già molto alte e la produzione toscana del 2024 è stata abbondante: il rischio è che senza nuovi sbocchi commerciali, molte aziende si trovino con le cantine piene e nessuno a cui vendere. Arezzo prova a muoversi verso nuovi mercati come Turchia, Svizzera e Medio Oriente, ma servirebbero strategie più ampie e coordinate per aprire strade solide anche in Sud America e in Asia.
Senza un intervento rapido da parte delle istituzioni regionali e nazionali, la Toscana rischia di vedere compromesso uno dei suoi settori più importanti, simbolo del made in Italy nel mondo.