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Margine non è soltanto un titolo: è un luogo di tensione, di sguardo e di ascolto. È il punto in cui qualcosa finisce e qualcos’altro inizia, dove si incontrano confine e passaggio, esclusione e possibilità. Il margine separa, ma allo stesso tempo unisce: segna la distanza dal centro e, proprio per questo, apre lo spazio del dialogo.
Nel manifesto, ideato graficamente da Michele Scalacci, la parola MARGINE è volutamente tagliata ai bordi. Non è un vezzo grafico, ma una dichiarazione di senso. Ciò che non si vede è parte essenziale del messaggio: il margine, infatti, è ciò che resta fuori dall’immagine, fuori dal discorso dominante, e tuttavia continua a premere, a chiedere riconoscimento, a farsi sentire. È la presenza di chi viene escluso, di chi abita ai confini della visibilità, della storia, dei diritti.
Questo progetto nasce proprio per portare lo sguardo e la voce verso quei margini.
Il film No Other Land racconta la Palestina attraverso la testimonianza diretta di chi vive ogni giorno la precarietà e la resistenza. A partire da questa narrazione, il dialogo tra Pierluigi Piccini, Maurizio Boldrini e Sharif Hamad diventa un’occasione per riflettere su ciò che significa essere oggi “al margine”: come individui, come comunità, come culture.
Essere al margine non è solo una condizione di esclusione: può diventare un punto d’osservazione privilegiato, un luogo in cui si rinnova la possibilità di comprendere, di ricomporre, di immaginare un futuro diverso.
Nel margine nasce la domanda, e dalla domanda prende forma il pensiero critico.
Così, Margine è insieme una soglia e una proposta: un invito a spostare lo sguardo, a riconoscere ciò che il centro tende a ignorare, a restituire voce, dignità e complessità a ciò che spesso resta invisibile.