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Riflessioni a partire da Aspenia 3/2025 – “The Shadow of America’s Empire”
Il nuovo numero di Aspenia (3/2025) propone un viaggio dentro le contraddizioni dell’ordine mondiale nato dal XX secolo e oggi sempre più fragile. Il titolo – The Shadow of America’s Empire – non allude solo al potere ancora esercitato dagli Stati Uniti, ma anche alla lunga scia che l’impero americano lascia dietro di sé: un’ombra che si proietta sulle istituzioni, sui conflitti e persino sull’immaginario politico di popoli e nazioni.
Nell’ombra degli Imperi – Marta Dassù
Marta Dassù parte da un’idea chiave: la logica imperiale non è scomparsa, ma ha cambiato forma. Studiare la politica internazionale significa oggi riconoscere quanto l’eredità degli imperi continui ad agire dentro i rapporti di forza globali. Gli imperi — britannico, sovietico, ottomano, americano — non sono soltanto archivi del passato: i loro confini culturali, linguistici e militari plasmano ancora il presente.
Dassù individua nel “soft empire” americano la più sofisticata delle eredità imperiali: un dominio che si esercita non solo con la forza, ma con la diffusione di modelli economici, tecnologici e simbolici. Tuttavia, avverte, questa egemonia è costosa e fragile. L’America, nel tentativo di ridurre la propria esposizione, lascia spazi che altre potenze — Cina e Russia in primis — riempiono. La vera sfida è allora quella di immaginare un ordine multipolare che non si traduca in nuove gerarchie.
Trump e le dottrine di politica estera – Walter Russell Mead & Mike Watson
Walter Russell Mead e Mike Watson rileggono il trumpismo in chiave storica. L’apparente rottura con la tradizione non è, a loro avviso, che il ritorno di un’antica anima “jacksoniana”: quella che privilegia l’interesse nazionale, diffida del multilateralismo e considera la forza una virtù politica.
Trump ha incarnato l’America che non crede più nella “missione civilizzatrice” dell’Occidente ma solo nel primato della propria sovranità. Eppure — osservano gli autori — questa visione non è una deviazione, bensì una continuità nascosta della storia americana: l’idea che il mondo debba comunque ruotare intorno agli Stati Uniti, anche quando essi si dichiarano stanchi di guidarlo.
Il risultato è una politica estera “transazionale”, dove alleanze e principi diventano strumenti negoziabili. Un paradigma che, se tornasse alla Casa Bianca, metterebbe in discussione l’intero impianto dell’ordine atlantico.
Russia, Ucraina e le memorie della Seconda guerra mondiale – Timothy Snyder
Timothy Snyder analizza il conflitto delle memorie che attraversa l’Europa orientale. Per la Russia, la vittoria del 1945 resta il mito fondativo della nazione: il trionfo del popolo sovietico sulla barbarie nazista. Da questo mito discende l’idea, cara a Putin, che Mosca sia ancora la custode della civiltà europea.
Per l’Ucraina, invece, la memoria del Novecento è opposta: carestie, repressioni, deportazioni, e il desiderio di affrancarsi da un passato imperiale. Snyder mostra come la guerra attuale sia anche una guerra sul significato della storia — una contesa sul diritto di definire chi è vittima, chi è liberatore e chi ha diritto alla memoria.
Il mito dell’unità europea, nato dal ricordo della Prima guerra mondiale, si incrina così di fronte al ritorno della storia come arma politica.
La “Respublica” europea come antidoto – Vittorio Emanuele Parsi
Vittorio Emanuele Parsi propone un’alternativa: costruire una Respublica europea capace di contrapporsi alle nuove logiche imperiali. Non una burocrazia sovranazionale, ma una comunità politica fondata sulla responsabilità condivisa, sulla giustizia e sulla partecipazione.
Parsi invita a riscoprire il significato originario di “res publica” come bene comune: una forma di potere che non domina, ma custodisce. Solo un’Europa repubblicana, dotata di una propria legittimazione democratica, può evitare di ridursi a semplice spazio di competizione tra Stati Uniti, Cina e Russia.
La sfida, scrive, è tornare ad avere un progetto politico, non solo economico — un’Europa capace di difendere sé stessa non contro qualcuno, ma per qualcosa.
Un mondo post-imperiale che non riesce a nascere
Nel complesso, Aspenia ci restituisce il ritratto di un mondo che non riesce a diventare post-imperiale. L’America resta il centro dell’attenzione, anche quando sembra arretrare; la Russia sogna il passato; la Cina costruisce la propria versione di egemonia. L’Europa, fragile e divisa, prova a inventarsi un’altra forma di potere: non fondato sul dominio, ma sulla cooperazione e sulla legge.
L’ombra dell’impero americano, scrive in filigrana l’intero numero, non si dissolve: si sposta, si trasforma, ma continua a definire la luce entro cui il resto del mondo cerca la propria identità.