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30 Ottobre 2025James Senese e il sassofono fiammeggiante degli ultimi
Flaviano De Luca
Icone Addio al musicista, morto a 80 anni, fondatore dei Napoli Centrale e anima fusion della città. Le origini umili, il senso di giustizia, gli anni al fianco di Pino Daniele
«Scusa James, ma tu perché sei negro?» domanda l’incauta reporter. «Pecché so fije ‘e zoccola». Figlio della guerra niro niro comm’a cche, nato il giorno della Befana del 1945 a Miano, periferia povera e malandata, da un soldato afroamericano James Smith e da una ragazza napoletana, Anna Senese. All’anagrafe venne dichiarato Gaetano (come il nonno, la sua autentica figura paterna) ma per tutti sarà James come il genitore, tornato negli States dopo l’armistizio e inseguito per poco da lettere e cartoline. Da bambino Gemmsiello (il vezzeggiativo coniato dal nonno) ha dovuto combattere pregiudizi d’ogni genere, razziali e culturali, e ha cercato una realizzazione, sentendo subito vicino quel mondo giovanile delle sette note in subbuglio che voleva provare a cambiare un mondo «spuorco e ingiusto».
IL SAX REGALATO dalla madre, i primi complessini alle feste liceali (Gigi e i suoi Aster, Vito Russo e i 4 Conny) e nei locali americani dell’angiporto. Non era solo la carnagione scura o il forte interesse per la cultura statunitense a testimoniare la sua diversità da figura carismatica, alto e magro, con la massa rotonda di capelli crespi che incorniciano il viso, alla Jimi Hendrix anche se studiava John Coltrane («somiglia proprio a mio padre») e Miles Davis, dalla mattina alla sera, cercando un suo linguaggio originale. «Nella musica ho condensato tutte le mie angosce, le mie paure, soffiandole via, letteralmente. Ho capito che potevo liberarmi di tutti i problemi, che potevo scacciare i timori che attanagliavano la mia anima. Sono di famiglia modesta, per non dire povera. Suonando decisi che avrei voluto parlare degli ultimi, di quelli che non ce la fanno, di quella parte di popolo che vive a testa bassa per portare a casa la pagnotta; ma avrei anche voluto parlare di amore e rispetto per le persone».
Nella musica ho condensato tutte le mie angosce, le mie paure, soffiandole via. Ho capito di poter scacciare i timori che mi attanagliavanoJames Senese
Nacquero così Campagna, A gente ‘e Bucciano, Malasorte, ‘O nonno mio, tutte composizioni vibranti (validissime ancora oggi) e personali scritte in napoletano viscerale, con l’aiuto di Franco Del Prete, il batterista straordinario, compagno di lavoro di una vita, in quel gruppo ispirato dai cartelli della stazione ferroviaria, Napoli Centrale, che comincia il lavoro di contaminazione tra strutture melodiche napoletane e influenze americane, in primis la musica afroamericana, dando vita al movimento chiamato Neapolitan Power, tutta una combriccola di musicisti che amavano e s’ispiravano al sound statunitense. «Che roba sunamm’? Nuje facimm ‘o jazz. Io canto in napoletano perché la nostra è una lingua blues. Simm stati l’avanguardia con Napoli Centrale, abbiamo aperto una strada a tutti. Anche a Pino Daniele, il migliore di tutti, un fratello vero».
IL SUO PERCORSO professionale l’aveva cominciato fornendo una potente carica d’energia agli Showmen, il gruppo col vocalist Mario Musella (anche lui figl’ d’a guerr, padre nativo americano), venuto alla ribalta al Cantagiro 1968 con Un’ora sola ti vorrei, una cover, la riproposizione di una nota canzone degli anni ’40 dove il sassofono ricama fili blues prima di scatenarsi in un assolo su ritmica beat. Altri brani, tutti in italiano Mi sei entrata nel cuore e Tu sei bella come sei. Poi l’addio (e la morte) di Musella e la svolta sonora e dialettale, dove il suo fraseggio istintivo e esuberante diventa tratto distintivo del gruppo con l’inglese Tony Walmsley alle chitarre e l’americano Mark Harris alle tastiere. Al basso ogni tanto c’è un giovane capellone, Pino Daniele, studioso di tecnica chitarristica con feeling straordinario per quel jazz-rock partenopeo. Le prime prove da cantante di Senese sono strilli, graffianti come lo strumento, allucchi di una rabbia sottoproletaria mai sopita e di una endemica fame. James si ritrova ‘ngazzate nire ad avviare una carriera da solista e a far parte del supergruppo di Nero a metà di Pino Daniele con Tullio De Piscopo, Tony Esposito, Rino Zurzolo, Joe Amoruso, un’identità divisa con echi di mediterraneo, di soul, di jazz-blues nel concerto del 19 settembre 1981 in Piazza Plebiscito a Napoli, davanti a 200 mila persone. «La musica è l’unica cosa pura che ho conosciuto» diceva e l’ha sostenuto in uno dei suoi brani più amati («’A musica mia che r’è:/ ‘A casa addò so nato/ E mammema che se ‘nvecchia sempe ‘e cchiù/ ‘O popolo che se fa fottere ogni juorno ‘e cchiù) intitolato ‘A musica mia che r’è.
Il suo fiammeggiante sassofono, verace appuntito, s’inerpica in tanti dischi importanti, da Hey James, dedicato al padre americano, a Zitte! Sta arrivanne ’o mammone, con partecipazioni di Lucio Dalla, Enzo Gragnaniello e Raiz fino alla riedizione di Napoli Centrale, che vincono la Targa Tenco come miglior album in dialetto nel 2016 con ‘O sanghe. Ma non disdegna scorribande più classiche col Requiem in memoria di Pier Paolo Pasolini, scritto da Roberto De Simone nel 1985. Lo tratteggia finemente John Turturro nel film Passione (2010) dove suona da solo nel buio di un night club, con le sue scale e le sue tirate impressionanti.
SCHIVO, realmente anticonformista, con una dignità e un’intransigenza camuffate dal carattere aspro, musicalmente preparatissimo, Senese è stato un pioniere assoluto della fusion tra melodie napoletane e blues, jazz, soul; un autentico caposcuola che ha festeggiato mezzo secolo di carriera poche stagioni fa, lasciando un segno indelebile nel cuore di tante generazioni. Ha incarnato l’anima della sua città, meticcia e tollerante, dando voce agli strati popolari, agli scamazzati, all’hinterland dimenticato.
Come l’amico di sempre Enzo Avitabile, che sui social ha annunciato la sua scomparsa (in seguito all’aggravarsi di una polmonite) e ha scritto un messaggio: «Non bastano parole per un dolore così grande ma solo un grazie! Grazie per il tuo talento, la dedizione, la passione, la ricerca. Sei stato un esempio di musica e di vita. Un amico per fratello, un fratello per amico. Per sempre».
I funerali si terranno oggi, giovedì 30 ottobre, alle ore 12 nella Parrocchia Santa Maria dell’Arco in Piazza Madonna dell’Arco 8 a Miano, nel quartiere dove l’artista ha vissuto tutta la vita.





