Francesco Guccini – La Locomotiva
11 Agosto 2023News
11 Agosto 2023di Pierluigi Piccini
A me francamente la battuta di Lodola: “Ho vinto lo stesso”, non mi è piaciuta. La presentazione non è una competizione tra l’io dell’artista e il popolo. E non è neppure la presentazione di un quadro, un’opera presentata in una qualsiasi galleria con il beneplacito del critico di turno. Ma nel momento in cui il drappellone viene girato non appartiene più all’artefice, ma al popolo, caso rimasto forse unico nella storia dell’”arte”. Il giudizio del popolo va interpretato e capito, non sempre condiviso, ma è quello e quello rimane. In generale è arretrato rispetto alle novità che potrebbe portare l’artista di turno e anche questo aspetto va accolto silenziosamente. C’è da dire che i conflitti nel passato ci sono stati basta ricordare le critiche al Palio di Fromanger o quello di Fiume e tali critiche sono soprattutto nell’aspetto iconografico e non di stile. L’iconografia è semplice, ma spessissimo non viene interpretata correttamente: portato di una società sempre più soggettiva e laica. Nel passato i grandi pittori che hanno dipinto il Drappellone hanno svolto “inconsapevolmente” anche una funzione “didattica” aspetto che si è perso nel tempo, ma che dovrebbe rimanere nelle mani della committenza e non al gusto personale di qualcuno. Lodola si consoli perché il Cencio è Cencio e le contrade che corrono la Carriera lo ambiscono indipendentemente e lo fanno entrare nella storia della Festa.
Palio dell’Assunta, il drappellone colorato non «accende» Siena
Applausi in ritardo per l’opera innovativa di Marco Lodola: «Ho vinto lo stesso»
Aldo Tani
Siena Il cortile del Podestà non ha risuonato al massimo della sua forza. Quando il drappellone realizzato da Marco Lodola è stato innalzato gli applausi sono arrivati a scoppio ritardato. Altra atmosfera rispetto a luglio, quando il cencio dipinto da Roberto Di Jullo aveva fatto innamorare Siena. Città sempre diffidente rispetto all’innovazione che fa capolino nel Palio. Può essere per questioni tecniche, come i varchi meccanici per il deflusso di persone da piazza del Campo, così come per il «premio», il drappellone, che andrà a chi vincerà il 16 agosto.
I colori sgargianti a contraddistinguere il popolo festante e quel cavallo nero rampante posizionato al centro non hanno rapito il cuore dei senesi. Lo stesso concetto vale per gli stemmi delle dieci contrade che prenderanno parte alla Festa. Trasfigurati in un linguaggio consono all’artista pavese, che per la verità ha abituato a exploit anche più estremi.
«Io ho vinto comunque, perché non me lo toglie nessuno. Come la contrada che vince il Palio» ha evidenziato l’artista. «Mi aspettavo fischi e qualche pomodoro» ha replicato Lodola, scherzando, a chi gli chiedeva conto della risposta dei senesi. «La verità è che non l’ho sentito, perché ero estasiato da ciò che mi trovavo davanti» ha proseguito il pittore, che sul palco ha ricordato l’amico Bruno Arena dei Fichi d’India: «Mi ha sempre detto che se non venivo, mi sarei perso qualcosa di unico. Aveva ragione. Purtroppo non siamo riusciti a esserci insieme. Era un grande contradaiolo (dell’Istrice, ndr)». L’espressione artistica di Lodola ha soddisfatto invece la sindaca Nicoletta Fabio: «Trasmette leggerezza».
Siena, in parte, si era già abituata all’eclettismo dell’artista pavese, conosciuto attraverso la mostra «Dame, cavalieri e nobili destrieri». Le installazioni posizionate per mesi in piazza del Campo aprivano la via su un mondo variopinto, dove le tinte accese dominano la scena. Una di queste, il «Pegaso», è stata poi donata alla città. Se non fosse passato il concetto, fino al 31 agosto all’interno di Palazzo Sansedoni, sede della Fondazione Mps, il pittore ha offerto un bis con «Luci a Palazzo». Creazioni luminose di svariate forme, che accendono le stanze ed esprimono con forza l’idea artistica di Lodola. Racchiusa dentro la corrente del nuovo futurismo che lo ha visto come uno dei fondatori nei primi anni Ottanta.
L’esperienza dà slancio alla creatività che spazia nei decenni a seguire in vari ambiti. Dalla moda alla musica (la copertina dell’album Gli anni degli 883 porta la sua firma), fino alla collaborazione con marchi di livello internazionale, lasciando spesso il segno anche in Toscana: a Lajatico (Pisa) nel 2016 ha allestito la scenografia de «Il teatro del silenzio» di Andrea Bocelli. Un artista poliedrico quindi, che tra il 2000 e il 2019 è risultato l’italiano capace di vendere più opere, oltre 1.800.
Il drappellone non potrà rientrare in futuro in questa classifica, ma sarà venerato per sempre dalla contrada che se lo aggiudicherà la sera del 16 agosto. Nel frattempo, la città sta ultimando i preparativi per farsi trovare pronta domenica, quando si svolgerà l’assegnazione dei cavalli.
È stata ultimata la vestizione a festa di piazza del Campo, così come sono state completate le verifiche sui palchi. Gli addetti ai lavori hanno poi stilato la lista dei cavalli che disputeranno le prove di notte. Sono 55 in tutto, mentre altri 12, quelli più esperti e quotati, andranno direttamente alla tratta: l’appuntamento che precede l’assegnazione.
https://corrierefiorentino.corriere.it/