Una nuova vita vi attende nelle colonie Extra Mondo. L’occasione per ricominciare in un Eldorado di nuove occasioni e di avventure – c’è un dirigibile che, pigramente, galleggia tra i grattacieli di una città sopraffatta dal folle sogno della Tyrell Corporation e una voce diffonde la promessa di un mondo migliore, ma lo fa in un contesto visivo tetro ed opprimente; Ridley Scott l’aveva raccontato con insolita preveggenza: la relazione tra uomo e tecnologia e, nondimeno, il rapporto tra l’oscurità e la luce della ragione applicata alla scienza.
Proprio questa relazione fitta e sinergica tra sviluppo tecnologico e abilità umane – tanto cognitive e personali che emotive e relazionali – conduce verso il principale interrogativo che i nostri tempi propongono con urgenza: si tratta d’un sogno distopico ovvero di un’opportunità di miglioramento?
Quel chatbot così intelligente
Il Metaverso, introdotto ideologicamente nel romanzo Snow Crash dalla fantasia di Neal Stephenson, ci ha condotti – per dirla con Graziano Terenzi di Inglobe Technologies – nel mezzo d’una trasformazione epocale, essendo una copia conforme del mondo reale; la modalità interattiva su cui si poggia, infatti, garantisce un impatto enorme sulla percezione di ciò che ci circonda attraverso le componenti multisensoriali di Realtà aumentata (AR) e Realtà virtuale (VR) che, a loro volta, con la digitalizzazione di ambienti standardizzati e condivisi, consentono l’accesso ad esperienze immersive olistiche d’user experience, quali approcci totalizzanti nelle relazioni tra un persona e un prodotto, un servizio o un sistema.
Ma c’è di più: il Metaverso, consentendo l’interazione simultanea tra milioni di utenti sparsi per il globo, come se ci si potesse teletrasportare in una nuova dimensione virtuale della realtà, potrebbe diventare un’evoluzione sincrona di Internet (in svariati campi, dall’industria alla sanità, dalla finanza all’istruzione) e i confini tra reale e virtuale risulterebbero sempre più labili.
Tra i vari software che sviluppano il Metaverso e, nello specifico, realizzano la Realtà aumentata, Chat Generative Pre-trained Transformer – o, più comunemente, ChatGPT – è sulla cresta del dibattito nazionale (e internazionale) in quanto, essendo un innovativo chatbot basato sull’intelligenza artificiale e sull’apprendimento automatico ottenuto per il tramite dell’OpenAI, costituisce un software mirato all’interazione e alla conversazione tra una macchina e un utente umano.
Un’Intelligenza generativa
Diffuso capillarmente a partire dal novembre 2022, ChatGPT ha sin da subito palesato un’estrema accuratezza nelle risposte restituite, frutto di un linguaggio sviluppato con le tecniche dell’apprendimento supervisionato e dell’apprendimento per rinforzo con l’ausilio di istruttori umani; l’ultima avveniristica versione del software, GPT-4, annunciata all’inizio dello scorso mese di marzo (e poi osteggiata dal Garante della privacy, almeno per quel che riguarda il nostro Paese), presenta un modello multimodale che può inglobare input variegati (immagini, video, audio, testi) e restituire output di testo, con una precisione sintattico-contenutistica di poco inferiore al 100%.
Ad ogni buon conto l’Intelligenza Artificiale (AI), espressione coniata al Darthmouth College nel 1956 e cresciuta grazie al lavoro di Alan Turing, sta cambiando radicalmente i nostri stili di vita, le nostre abitudini e, non in ultimo, sta mutando il modo di fare scuola. Le cosiddette AI generative, e ChatGPT è certamente una di esse poiché si fonda sul Natural Processing Language (allo scopo di simulare il linguaggio), hanno sviluppato una specifica tecnologia a supporto del lavoro umano, con impatto dirompente anche nel settore scolastico e, di conseguenza, nel processo d’insegnamento-apprendimento.
Tutti noi infatti – a prescindere da età, estrazione sociale o conoscenze pregresse – siamo immersi in un periodo storico estremamente liquido (l’infosfera, prendendo a prestito l’espressione felicissima resa nota al grande pubblico da Luciano Floridi), nel quale il settore dell’Istruzione è indubbiamente al centro di significativi ed inarrestabili cambiamenti. In questo contesto, e all’interno della più ampia adozione di Tecnologie Digitali asservite alla Didattica, si collocano le risorse che utilizzano processi di Intelligenza Artificiale.
Elevare il nostro grado di consapevolezza digitale
Sono cambiati i metodi, i linguaggi, i codici e le tempistiche d’apprendimento dei discenti: di conseguenza anche il ruolo del docente – sempre più facilitatore degli apprendimenti per il tramite d’autorevolezza e competenza – ha necessitato d’un rapido adattamento consolidatosi in tempi recentissimi mediante i modelli d’IA, tra i quali la già citata applicazione online del momento, Chat GPT – parte di un più ampio progetto Open AI nato nel 2015 sulla spinta di Elon Musk e Sam Altman – per la prima volta ha permesso a qualunque utente di sfruttare un potente modello di machine learning e una rete neurale, simulando il dialogo in forma testuale con l’intelligenza artificiale, su molteplici argomenti.
È possibile chiedere a Chat GPT di tratteggiare le fasi più salienti d’un avvenimento storico (la sequenza di testo digitata viene definita prompt), di impostare il contenuto di un messaggio fornendo alcuni parametri di partenza, di generare script in un determinato linguaggio di programmazione o addirittura di ragionare sul funzionamento dell’Intelligenza Artificiale stessa e sulle sue potenzialità o i suoi rischi. Tutto ciò non è il frutto della letteratura cyberpunk, al contrario è reso possibile da una peculiare tecnologia alla base dell’elaborazione del linguaggio naturale, definibile con l’acronimo NLP: essa consente ad una applicazione online come Chat GPT di comprendere i modelli e, soprattutto, le sfumature del modello umano mediante sofisticati algoritmi di apprendimento automatico, continuamente istruiti e implementati. Al momento, in Italia, il servizio ha subito una temporanea battuta di arresto a seguito di un intervento del Garante per la Protezione dei Dati personali, che ha richiesto chiarimenti e garanzie sulla raccolta ed eventuale conservazione massiva dei dati inseriti dagli utenti nonché sul rispetto dell’età minima per l’utilizzo lecito del servizio, giacché – come per i principali social media – non è previsto uno specifico filtro all’accesso. A prescindere pertanto dall’intervento di carattere giuridico del Garante, Chat GPT e simili modelli d’Intelligenza Artificiale Generativa non devono generare pregiudizi o indurre a ritenere che, per esempio, la redazione di un testo narrativo, descrittivo o argomentativo possano esser soppiantati dalla macchina. Piuttosto, ci troviamo di fronte alla concreta possibilità di elevare il nostro grado di consapevolezza digitale, nell’interazione uomo-macchina.
Chat GPT e altre app a scuola
Ma c’è di più: in un’attività di debate su un argomento assegnato nella Scuola Secondaria di Primo o Secondo Grado, l’interlocuzione con Chat GPT potrebbe rappresentare l’innesco del debate stesso, l’inizio di un processo di ricerca attiva e di verifica delle fonti e, parimenti, uno strumento compensativo per Bisogni Educativi Speciali cui faranno sempre da supervisione l’empatia e le conoscenze dei docenti e degli educatori.
Ancora, la consultazione e il dialogo con Chat GPT possono dare l’input ad una lezione “capovolta” – la cosiddetta metodologia flipped classroom – in cui l’interazione potrà proseguire tra pari (gruppo classe, piccoli gruppi all’interno della stessa) con l’eventuale fruizione dei libri di testo in formato cartaceo o digitale.
Sempre in ambito scolastico-educativo, a supporto e sostegno di creatività e inclusione, oltre a Chat GPT un’altra applicazione Open AI è stata pensata per migliorare il processo d’insegnamento-apprendimento: si tratta di Dall-E 2, servizio online nel quale, digitando un testo, l’algoritmo genera un’immagine digitale corrispondente con livelli di aderenza alla consegna assai elevati. Dare forma ad un sogno raccontato da un bambino, favorire la riproduzione grafica di un concetto, agevolare alunni ed alunne con difficoltà motorie nella realizzazione di un disegno con strumenti tradizionali: ecco alcuni dei principali obiettivi per il cui raggiungimento Dall-E 2 si propone quale alleato.
Per servirsi poi della figura di un avatar, nota e gradita ai più giovani, ad esempio per sviluppare brevi introduzioni testuali a cura di un presentatore/speaker dalle sembianze umane ma dall’aspetto digitale, basate su una specifica traccia fornita dall’utente, l’app online D-ID può rappresentare una valida alternativa per integrare una ricerca, un elaborato, un progetto.
Se ne evince che empatia, semantica ed intelligenza emotiva non siano a rischio, in quanto caratteristiche umane non pedissequamente riproducibili dalle macchine, e che non si prefiguri una nuova era costituita da docenti o discenti robot: che il tema dello sviluppo delle tecnologie digitali e delle applicazioni possibili dell’intelligenza artificiale sia altrettanto ineluttabile è, però, dato oggettivo. La vera sfida, quella da vincere, è ben espressa da una delle massime più famose di Carl Gustav Jung: «Conosci tutte le teorie. Domina tutte le tecniche. Tuttavia, per toccare un’altra anima umana, devi semplicemente essere un’altra anima umana».
Biblio-sitografia di riferimento
1) https://www.tecnicadellascuola.it/chatgpt-piu-rischi-o-opportunita-per-la-scuola
3) https://www.altalex.com/documents/news/2023/01/26/metaverso-nuova-frontiera-per-umanita
5) https://bit.ly/40y5Bjd Cronistoria del termine infosfera, Wikipedia
6) https://bit.ly/41XI24N Definizione ed esempi di Chat Bot, Oracle
7) https://openai.com/ Portale ufficiale del Progetto Open AI
8) https://openai.com/product/dall-e-2 Homepage per accedere all’app DALL-E 2
9) https://bit.ly/41CmH0Q Homepage per accedere all’app D-ID