I soliti metodi poco utili
9 Giugno 2023Italia-Usa il nodo tunisino
9 Giugno 2023
Ha fatto scalpore l’uscita del sindaco di Firenze, Dario Nardella, che ha reso pubblica la decisione d’introdurre delle limitazioni agli affitti brevi. La mossa del sindaco si configura come una reazione, per ora isolata, alla bozza di decreto legge del ministero del Turismo, circolata nei giorni scorsi, riguardante appunto gli affitti temporanei. Come ha mostrato Sarah Gainsforth sul “manifesto” del 31 maggio, la bozza elaborata dalla ministra Santanché e dal suo entourage, che prevede quale unica misura restrittiva una durata minima di almeno due notti degli affitti brevi turistici “pena la nullità del contratto”, è debole se non addirittura “acqua fresca”, dato che il limite riguarda solo le attività non imprenditoriali nei centri storici delle quattordici città metropolitane, ed è facoltativo nei comuni ad alta densità turistica; ne sono inoltre sono esclusi i comuni a vocazione turistica con meno di cinquemila abitanti. Ha notato il geografo Filippo Celata, che da tempo si occupa della questione, che così com’è configurato il disegno di legge Santanchè si profila più nei termini di una regolarizzazione che non di una regolamentazione degli affitti brevi. Insomma, il rischio è di dare una più solida base giuridica a Airbnb e piattaforme analoghe, anziché limitarne il dilagare. A fronte a un simile orientamento di fondo del governo, la decisione di Nardella appare certo audace e controcorrente: un tentativo di gettare una pietra nello stagno.
Dopo avere constatato che il decreto Santanchè è “del tutto inefficace”, il sindaco di Firenze ha infatti dichiarato: “Prevediamo in tutta l’area Unesco della città il divieto ad attivare nuove destinazioni d’uso residenziale per affitti turistici brevi”, spiegando che il divieto non sarà retroattivo, cioè non si applicherà alle abitazioni che vengono già usate a questo scopo. Allo stesso tempo, però, la nuova delibera di giunta, con la modifica al Piano operativo comunale, introdurrà una leva fiscale per coloro che vorranno collaborare e ricredersi: il Comune si impegnerà cioè ad azzerare per tre anni l’Imu sulla seconda casa a chi deciderà di togliere la propria abitazione dalle piattaforme per gli affitti brevi, rimettendola nel mercato degli affitti a lungo termine.
L’area Unesco corrisponde al centro storico di Firenze, da tempo in via di spopolamento, e su questo aspetto ha insistito Nardella, anche se il problema è complesso e di più vasta portata: lo spopolamento dell’area centrale di una città, come mostrano casi analoghi (tra i più studiati, quello di New Orleans), è difficilmente reversibile. In ogni caso, l’intervento del sindaco appare senza dubbio apprezzabile, e mostra una sensibilità e un approccio alla questione di respiro europeo più che italiano, dato che, a differenza del decreto Santanché, pone la questione dal punto di vista della residenzialità e della vita della città.
Non mancano certo anche aspetti criticabili nel ventilato provvedimento: primo tra tutti la questione della non retroattività, che, se certo è caratteristica degli interventi di tipo urbanistico, in questo caso specifico rischia di avere un impatto discutibile. Se la norma non si applica a chi già fa affitto breve, si consolida la situazione esistente, che non è certo ottimale. Anche il “ritorno a casa” di chi ha già conseguito il permesso di affittare appare improbabile, visto lo scarto tra l’importo non trascendentale dello sconto Imu previsto, e la redditività dell’affitto breve.
Certo, un atto con valore retroattivo, magari per ordinanza, sarebbe stato auspicabile; ma già a questo primo passo, tutto sommato d’impatto e per questo utile, sebbene nella sostanza modesto nei possibili effetti, Nardella ha dovuto aggiungere che il provvedimento è “giuridicamente ardito”, consapevole del rischio di contenzioso e inapplicabilità. Non a caso Confedilizia ha prontamente parlato di “norma incostituzionale ed eversiva”, e Confartigianato ha messo le mani avanti, lamentando il destino dei piccoli proprietari, che ne sarebbero le prime vittime: difficile quindi potersi attendere qualcosa di più.
Non toccare quanto è stato già concesso significa, però, cristallizzare una situazione di fatto già pesantemente compromessa. Città come Firenze e Venezia non partono da un degré zero, ma sono già consistentemente minacciate dallo sviluppo abnorme dell’abitare temporaneo, e vanno salvate con provvedimenti energici. Firenze ha già la più alta concentrazione di case nel centro storico su Airbnb, con il 18%, a Venezia, su 50.000 residenti il 12% delle case è destinato tutto l’anno ad affitto temporaneo.
Altra questione è che l’area interessata dal provvedimento previsto è unicamente quella del centro storico, cosicché è facile ipotizzare un effetto domino sulle zone immediatamente limitrofe, con un congelamento della zona centrale e il proliferare del temporaneo negli altri quartieri. Inoltre, il caso di Barcellona, in cui è stata varata una discussa normativa per la regolamentazione, ha mostrato con chiarezza che, lì dove si introducono divieti a nuove concessioni di affitto temporaneo, festeggiano quelli che l’avevano precedentemente ottenuta, con una eterogenesi dei fini, per cui si viene a creare un mercato secondario in cui le licenze si vendono a carissimo prezzo.
Per ora, l’unica soluzione praticabile pare essere quella da tempo sostenuta dal gruppo “Alta tensione abitativa”, di cui fanno parte tecnici, giuristi, architetti, urbanisti, società civile, consiglieri comunali, militanti di base, che chiede l’introduzione di un nuovo sistema di vere e proprie licenze, azzerando quindi l’esistente: licenze che dovrebbero essere temporanee, com’è stato fatto ad Amsterdam. Va anche aggiunto che la questione degli affitti brevi, in Italia, è solo la punta dell’iceberg di una gigantesca questione della casa, che nessuno vuole affrontare tanto grossa è la sua portata, e di cui abbiamo già parlato su queste pagine (vedi qui). La prima vittima della pressione turistica è infatti il diritto alla casa. Ridisegnare la relazione tra economia turistica e residenzialità dovrebbe essere lo scopo di un’azione di governo sensata.
Rimane un dato di fatto: nonostante in precedenza abbia fatto ben poco per combattere la turistificazione della città, Nardella con la sua sortita ha avuto il merito di porre all’ordine del giorno la questione di una legge nazionale degna di questo nome sugli affitti temporanei, come se ne sono introdotte altrove in Europa. Questo gli va senza dubbio riconosciuto; ma il timore è che si stia cercando di chiudere la stalla quando ormai i buoi sono scappati.