Oggi c’è qualcosa di più. L’accumulazione di capitale nelle città come fonte di produzione di denaro
16 Giugno 2024Yellow Symphony
16 Giugno 2024di Pierluigi Piccini
Fin troppo semplice – a proposito di “scala di grandezza” – evocare montagne e topolini di fronte al programma del Santa Maria della Scala che il Sindaco Fabio e il Presidente della Fondazione Leone hanno comunicato martedì scorso alla città. Quanto presentato come un “progetto formato e definito” pare al massimo un elenco di (nemmeno troppo buone) intenzioni, accompagnate da un programma culturale di eventi di assoluta modestia o, nei casi migliori, di sconcertante vaghezza.
Emerge tuttavia chiarissima la mancanza di visione del progetto manageriale e culturale che dovrebbe sostenere le attività del Santa Maria, museo al quale non si riesce a dare – ma forse basterebbe semplicemente riconoscergliela – un’identità.
Intanto la “sacrosanta” attenzione alla contemporaneità (perseguita peraltro già dagli anni Novanta!) ha portato il Sindaco a proclamare addirittura che “la responsabilità più immediata” non sia quella della tutela ma “quella di coinvolgere e nutrire le persone del presente” mentre non c’è museo al mondo che non ritenga la conservazione il primo dei suoi doveri. Come se la conservazione poi non fosse l’indispensabile presupposto per la valorizzazione e la fruibilità dell’opera… Orientamento perfettamente coerente, peraltro, con gli indirizzi e le azioni di questa Giunta riguardo al patrimonio culturale, come testimoniano le disgraziate vicende del Museo Civico e della Biblioteca Comunale che, da funzionigramma appena approvato, non ha più la tutela e la valorizzazione del patrimonio (e che patrimonio!) tra i suoi compiti.
Quanto alla “strutturazione manageriale” il Presidente ha dichiarato l’“intenzione di ampliare la compagine sociale, con la proposta di ingresso formulata nei confronti del Ministero della Cultura e della Regione Toscana” ma è, appunto, un’intenzione e forse prima di annunciarla bisognerebbe aver stretto un po’ più le maglie. Siamo sicuri poi che una Fondazione del Terzo Settore possa comprendere Ministero e Regione tra i soci? La lettura dello statuto della Fondazione aiuterebbe a capire ma inutile cercarlo nella sezione “Amministrazione trasparente” del sito web… E poi non abbiamo capito e sarebbe il caso di chiarirlo, qual’è la forma giuridica della Fondazione Santa Maria della Scala che sembrerebbe ancora da definire.
Per completare il recupero dell’immobile si annuncia un concorso d’idee al quale sono stati invitati quattro prestigiosi studi d’architettura; se ne deduce dunque che è stata calata la pietra tombale su trent’anni di pensiero e di opere che Guido Canali ha dedicato allo Spedale, esprimendo una visione del complesso architettonico e della sua identità illuminata e proiettata verso il futuro, per quanto sempre rispettosa della storia e delle sue tracce.
Addentrandoci nel programma scopriamo una novità davvero sorprendente: le “mostre patrimoniali”, definizione a quanto pare di conio recentissimo perché nessuno l’aveva mai usata prima d’ora per indicare mostre incentrate sulle raccolte di un museo (facile verificare su Google…). A queste si alternano iniziative dedicate alla contemporaneità come “Sotto/Sopra” (street art nella strada interna…), con tanto di ritorno del ‘celebre’ Clet Abraham che tanto rumore (per nulla) fece a Siena qualche annetto fa; “Costellazioni. Arte italiana 1915-1960 dalle collezioni MPS di Siena e Cesare Brandi”, collezioni dall’origine talmente diversa che davvero ci si chiede che cosa abbiano a che fare l’una con l’altra, e poi la mostra delle illustrazioni di libri per bambini “Le immagini della fantasia”, ‘novità’ giunta alla 40° edizione…
Del festival Xènos nulla è dato sapere, non il nome di un musicista, di un attore o di un performer, né il titolo di uno spettacolo, mentre le ‘grandi mostre’ per il 2025 e 2026 sarebbero: Vecchietta, quasi una parziale versione della mostra sui bronzi senesi del Quattrocento allestita alla Frick Collection nei mesi precedenti e ordinata dal medesimo curatore, Giulio Dalvit; una mostra infine dedicata a Santa Caterina, che nel 2026 suona quasi come uno sgarbo a San Francesco – patrono d’Italia come la santa senese – dato che l’anno è dedicato dell’ottavo centenario dalla morte del poverello d’Assisi, alla cui celebrazioni sta sovrintendendo un comitato nazionale. La buona notizia e che il Santa Maria, finalmente, comincia ad assumere: storici dell’arte? architetti? restauratori? non proprio… al momento sono usciti due bandi: “addetto alla segreteria istituzionale, alla promozione culturale, al coordinamento della comunicazione e social media specialist” (richiesta professionalità multitasking) e di “assistente alla didattica e all’educazione museale”. Tutto molto in linea con gli orientamenti programmatici dell’amministrazione comunale e della Fondazione Antico Ospedale SMS che puntano a una rapida sostituzione della cultura e del patrimonio con la didattica e la comunicazione.