Pace fiscale, tregua fiscale, definizione agevolata, sanatoria, condono, rottamazione. Chiamatela come volete, ma se c’è una legge che piace particolarmente ad Antonio Angelucci è quella che permette a chi ha debiti con il fisco di pagare meno del dovuto. Il parlamentare più ricco d’Italia, fondatore di decine di cliniche private convenzionate con il Servizio sanitario nazionale, immobiliarista ed editore, ha un vizio noto: come è noto alla Camera, in quasi 17 anni di attività, si è sempre fatto vedere molto poco. Le statistiche di Openpolis dicono ad esempio che nella legislatura corrente il deputato della Lega ha registrato un indice di assenza pari al 99,9 per cento. Significa che, durante le 11.635 votazioni avvenute, lui ha partecipato solo 16 volte.
E una di queste che cosa c’era in discussione? La rottamazione quater o, per usare un’espressione più comprensibile, la sanatoria fiscale. Un provvedimento che ha fatto risparmiare a una delle società della sua famiglia 4,2 milioni di euro. Ma questa, come vedremo, non è stata l’unica volta. Attorno alle strategie fiscali del colosso della sanità privata si snoda anche un’altra storia inedita: una condanna definitiva nei confronti di Arnaldo Rossi, il commercialista che per decenni ha curato i conti delle società del gruppo Angelucci. La Cassazione lo ha ritenuto «responsabile» di «collusione» con due investigatori della guardia di finanza che stavano conducendo verifiche fiscali proprio sulle aziende fondate dal deputato della maggioranza.
Il voto della pace fiscale
Premessa. Prima di pubblicare questo articolo abbiamo inviato delle domande al gruppo Angelucci. Non abbiamo ricevuto alcuna risposta ai quesiti, in compenso la società ci ha voluto far sapere di aver «conferito mandato ai nostri legali affinché seguano e gestiscano la questione e tutelino la correttezza della posizione dell’Azienda in ogni sede opportuna». Ripartiamo, ora, dalla questione delle sanatorie fiscali. Il 23 dicembre del 2022 la Camera, con 221 voti favorevoli tra cui quello di Angelucci, ha approvato la finanziaria per l’anno seguente.
Nella legge di Bilancio era prevista anche la rottamazione quater, detta anche definizione agevolata. Valida per tutti i cittadini e le imprese, la misura ha permesso di sanare le cartelle esattoriali ricevute dal 1° gennaio 2000 al 30 giugno 2022 pagando l’intera somma dovuta ma senza dover versare anche interessi e sanzioni. All’epoca la premier Giorgia Meloni aveva difeso la scelta specificando che non si trattava di un condono, come sostenevano le opposizioni, ma di una misura di buon senso: «Lo spirito da cui muoviamo è un rapporto diverso tra Stato e contribuente: lo Stato non è più aggressivo e punitivo, ma giusto e comprensivo verso chi è in difficoltà», aveva detto. Chissà se tra i contribuenti pensava in quel momento anche all’amico Angelucci. Non lo sapremo mai. La narrazione usata fu dunque quella di una sanatoria pensata per i più bisognosi, per i più poveri, e non certo un aiuto per i ricchi evasori. Ma già allora qualcuno non era convinto. Maria Cecilia Guerra, economista e già sottosegretaria al Tesoro nei governi guidati da Giuseppe Conte e Mario Draghi, per evitare storture propose di limitare la rottamazione ai contribuenti che potessero documentare una situazione di oggettiva difficoltà finanziaria. Non fu ascoltata. Il governo decise di mettere la fiducia sulla finanziaria: niente emendamenti.
Ora si scopre che a beneficiare della sanatoria non sono stati solo cittadini in difficoltà, ma anche l’azienda fondata dal paperone della destra al governo.
Con un reddito lordo ufficiale di 4,7 milioni di euro nel 2023, pur non dichiarando alcuna partecipazione né cariche societarie, Angelucci è il deputato più ricco d’Italia. E anche uno dei più potenti, dati gli intrecci delle aziende familiari attive nei settori della sanità privata, dell’immobiliare e dell’editoria. Leggendo l’ultimo bilancio di Finanziaria Tosinvest Spa, una delle più importanti società del gruppo, si scopre che nel 2023 l’azienda fondata dal parlamentare leghista ha risparmiato 4,2 milioni di euro grazie alla rottamazione quater. La vicenda è quella della compravendita del quotidiano Il Riformista, acquistato dagli Angelucci nel 2012 e rivenduto nel 2019 all’imprenditore Alfredo Romeo.
Nel 2017 l’Agenzia delle entrate ha contestato alla Tosinvest che «le operazioni di valorizzazione, svalutazione e, infine, cessione della testata giornalistica in questione, sarebbero tutte connesse fra loro e precostituite al solo fine di ottenere un indebito vantaggio fiscale». Per questo il fisco quantificava l’evasione dell’Ires, oltre a sanzioni e interessi, in 7,1 milioni di euro. Il gruppo degli Angelucci si è opposto, ha perso sia in primo che in secondo grado, ha iniziato a saldare il debito a rate, ma poi è arrivata la buona notizia dal parlamento: la rottamazione quater che, come scrive il gruppo in bilancio, ha «comportato benefici economici che sono stati rilevati nel corrente bilancio per un importo complessivo di 4,2 milioni di euro».
Non è stato l’unico contenzioso fiscale risolto così dall’ammiraglia del gruppo Angelucci. Era già successo a fine 2018, ai tempi del governo Lega-5 Stelle, quando Tonino sedeva sempre alla Camera, ma nelle file di Forza Italia, dunque all’opposizione. Quella volta il deputato-imprenditore non ha votato a favore della finanziaria, ma il suo gruppo societario ha comunque beneficiato della sanatoria inserita nella manovra fortemente voluta dalla Lega, il partito che nel 2022 ha candidato Angelucci. Era la cosiddetta “rottamazione ter”, molto simile alla quater: anche in questo caso la norma prevedeva l’estinzione dei debiti fiscali versando le somme dovute, senza dover pagare sanzioni e interessi. Risultato? Tosinvest, a cui la Guardia di finanza contestava allora un’evasione fiscale pari a 439mila euro, più altri 400mila euro di sanzioni, ha chiuso il contenzioso accantonando nel fondo rischi e oneri 362mila euro, si legge nel bilancio. Insomma, un risparmio di quasi mezzo milione di euro. Che, uniti ai 4,2 milioni già descritti, portano il totale a 4,7 milioni di euro.
Finita qui? Non ancora, perché nel 2019 gli Angelucci hanno portato a casa un altro risultato finanziario importante. Nel bilancio di quell’anno, Tosinvest spiega che la Guardia di finanza l’accusava di aver escogitato un trucco contabile relativo ai rapporti con la Three Sa, la società lussemburghese che ne detiene ancora oggi il controllo. I finanzieri contestavano a Tosinvest un’evasione da 1,3 milioni di euro che, aggiunte sanzioni e interessi, avrebbe comportato un esborso teorico totale per la società italiana pari a circa 2,2 milioni di euro. Anche questa volta, però, gli Angelucci hanno chiuso con un notevole risparmio. Nel bilancio del 2019 Tosinvest scrive infatti di aver messo una pietra sulla contestazione attraverso due atti di conciliazione giudiziale, impegnandosi a versare all’Agenzia delle Entrate in tutto 709mila euro in dodici rate trimestrali. Morale della storia: un risparmio di 1,5 milioni di euro che, sommati agli altri, portano il pallottoliere a 6,2 milioni di euro in totale.
Il commercialista
Le verifiche fiscali nel gruppo Angelucci, quindi, sono un fatto che si ripete negli anni. Alcune di queste hanno prodotto conseguenze inaspettate. Come l’indagine e poi la condanna definitiva a marzo 2023 del commercialista Arnaldo Rossi, consulente fiscale del gruppo Angelucci per lungo tempo, assistito dallo stesso avvocato che ha difeso il fondatore Antonio. La Cassazione ha confermato la responsabilità di Rossi, accusato di «essere riuscito a contattare» i finanzieri che stavano «conducendo la verifica fiscale sulle società San Raffaele spa», con «lo scopo di ottenere informazioni riservate sull’esito delle attività ispettive; essi, inoltre, sarebbero stati finalizzati a dirottare l’esito delle verifiche in senso favorevole alle società verificate». Se Rossi ha tentato di dimostrare fino al terzo grado la sua innocenza, i finanzieri coinvolti hanno invece patteggiato, come riporta il verdetto di Cassazione sul commercialista.
Abbiamo contattato sia la società sia l’avvocato di Rossi, che è anche lo storico legale di Angelucci, per chiedere se il professionista lavora ancora per il gruppo. Anche in questo caso nessuna risposta.